UN GIORNO IN UNO SHOWROOM
MODA - A caccia di talenti per la Milano Fashion Week

Da un lato le sfilate per vip e tv. Dall'altro gli showroom dove si fa business. Abbiamo seguito la presentazione della collezione dell'emergente Gerardo Orlando. Tra preparativi e attese (dei russi).

L’appuntamento è in via Spartaco, 4, quartiere degli showroom milanesi. È qui, lontano dallo scintillio dei 20 minuti di sfilata che si consumano ininterrottamente in via più centrali, che si fa il business.

Job ha avuto l’esclusiva di visionare la collezione di un giovane stilista emergente, Gerardo Orlando e di capire come davvero funziona il business della moda nella nostra città. E soprattutto se resiste alla crisi.

Ad accogliermi c’è Leo, un simpatico tuttofare dello showroom Fashion Flash, uno che di moda se ne intende. Ha origine russe, un particolare che non è trascurabile oggi nel suo lavoro e con Giuliana e Chiara riceve compratori da tutto il mondo nel periodo delle sfilate. «Milano è diventata capitale del pret-a-porter nel boom dell’epoca degli stilisti – mi spiega – oggi deve fare i conti con Parigi e New York, oltre che le realtà emergenti. Qui si fa il botto se si riesce a piazzare le collezioni in una grande catena di negozi, o all’Est o negli Usa. E il nostro lavoro dura molto più della classica settimana della moda, arrivano buyer prima e dopo».

Lo showroom è in effetti il luogo di incontro di domanda e offerta. Lo stilista paga lo spazio per esporre le sue creazioni. I buyer internazionali, che a dispetto di quello che si vuol far credere arrivano ancora a frotte a Milano, passano, visionano e comprano. «Possono andar via con un’idea su quello che fai e poi tornare – dice Orlando, alla sua prima esperienza in una vetrina così cosmopolita, ma con 20 anni di gavetta – oppure restano folgorati da una creazione e ne comprano tante repliche. Io ho deciso di fare abiti per uomo e per donna per dare un’idea completa del concept del mio lavoro».

IL CONCEPT – Eh sì, perché a Milano come a Londra, per vendere ci sono le sfilate per la tv, ma poi ci si deve accomodare negli showroom. E contrattare. Prezzi, quantità, distribuzione. È il momento più eccitante, quello dove può succedere tutto, anche se non si ha un nome blasonato come i tanti che tengono alta la bandiera del Made in Italy. «Essendo una realtà piccola – conferma Orlando – posso testimoniare che già il fatto di essere italiano aiuta. Se tutti però dicessero come noi che facciamo solo lavori in Italia impiegando artigiani italiani, sarebbe ancora meglio. Pensi che mi hanno chiesto di caricare sul sito della collezione le foto delle persone che lavorano per me. C’è talmente voglia di autenticità e italianità che i compratori esteri vogliono accertarsi che il know-how sia davvero italiano».

Oltre alle foto-verifica, i compratori che vengono a Milano vogliono anche immergersi nel concept della collezione o della sfilata. Il “Mood” come lo chiamano gli addetti, è la storia da cui è nata l’idea della collezione. Parole fantasiose e oniriche che in qualche modo devono giustificare le creazioni: «Nel mio caso ho immaginato una coppia di non convenzionali che dagli anni 60 sono catapultati nel futuro. Il loro stupore e la loro commistione di stili sono alla base della mia collezione». E quindi largo ai vestiti da donna svasati, cappotti avvolgenti retrò, stampe futuristiche tutte ideate a mano sulla maglieria.

Venderanno? La domanda è alla base di tutta l'organizzazione della fashion week. «Milano ha sempre avuto una fama di essere piazza orientata al mercato - dicono allo showroom -  e con l'arrivo dei russi e il risveglio degli americani andrà bene anche stavolta». Al Made in Italy non è concesso risparmiare, i compratori vogliono abilità sartoriale e cura dei particolari. Sono questi gli ingredienti che hanno tenuto in piedi la Milano della moda per 3 decenni. Piuttosto, si cerca di razionalizzare le spese alla fonte: quando si crea si sta attenti alla scelta dei tessuti, si immagina una base comune per tutti i capi di una collezione in modo da arginare le perdite economiche.

LA KERMESSE – Questo è il business che non si vede sui giornali o in tv, è l’altra faccia di Milano Moda Donna, la kermesse  che dal 20 al 26 febbraio 2013 presenterà il meglio delle collezioni dedicate al pret-a-porter.

Nei luoghi simbolo della cultura milanese 71 sfilate di cui 7 doppie (Gucci, Versace, Jil Sander, Emilio Pucci, Marni, Emporio Armani, Giorgio Armani) 50 presentazioni, 10 presentazioni su appuntamento, per un totale di 127 collezioni dedicate all’Autunno/Inverno 2013-2014.

20/02/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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