MESTIERI A RISCHIO
Artigiani: 2020, l'anno dell'estinzione

Secondo uno studio della Cgia di Mestre nei prossimi otto anni spariranno 385mila professionisti

Sono ben 385mila i posti di lavoro a rischio di estinzione nei prossimi otto anni. Ossia: nel 2020 i professionisti dell'artigianato e dell'agricoltura mancherano completamente, al ritmo di 45mila posti all'anno. A lanciare l’Sos è stata la Cgia di Mestre. Tra le figure principali che disegneranno il vuoto troviamo gli allevatori di bestiame nel settore zootecnico, i braccianti agricoli e una sequela di mestieri artigiani come i pellettieri, i valigiai, i borsettieri, i falegnami, gli impagliatori, i muratori, i carpentieri, i lattonieri, i carrozzieri, i meccanici auto, i saldatori, gli armaioli, i riparatori di orologi e di protesi dentarie, i tipografi, gli stampatori offset, i rilegatori, i riparatori di radio e Tv, gli elettricisti, gli elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla maglieria, i sarti, i materassai, i tappezzieri, i dipintori, gli stuccatori, i ponteggiatori, i parchettisti e i posatori di pavimenti.

Infine e giusto per non farci mancare proprio nulla, sarà praticamente impossibile trovare autisti, i collaboratori domestici, gli addetti alle pulizie, i venditori ambulanti, gli usceri e i lettori di contatori.

Il metodo adottato dalla Cgia di Mestre è il seguente: ha calcolato il numero di occupati presenti oggi nelle principali professioni manuali compresi nella fascia di età che va tra i 15 ed i 24 anni e in quella tra i 55 ed i 64 anni; ne ha misurato il tasso di ricambio, riuscendo così a stilare una prima graduatoria per mestieri e per tirare le somme, ha stimato  il numero delle figure che, presumibilmente, verranno a mancare nei prossimi 10 anni per ciascuna attività.


“Molte professioni storiche presenti nell`artigianato – ha sottolineato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – rischiano di scomparire. Non solo perché manca il ricambio generazionale, ma anche perché non sono più redditizie o non hanno più mercato. Oberati da tasse e da una burocrazia sempre più asfissiante, molte imprese chiudono i battenti, lasciando dei vuoti culturali che rischiamo di non riuscire più a colmare, nonostante la crisi abbia avvicinato molti giovani a queste attività”.

"Per questo è necessario avvicinare la formazione scolastica al mondo del lavoro. Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull’apprendistato approvato nel luglio scorso – ha concluso Bortolussi - qualche passo importante è stato fatto. Ma non basta. Bisogna fare una vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità,  valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”.

16/07/2012
Redazione - info@jobedi.it
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