DATI ALLARMANTI
Sette milioni di poveri in Italia

L'11% della popolazione è in grande difficolta'. Non basta il Pil per descrivere la crisi italiana. E i giovani che non cercano più lavoro preoccupano i mercati e la comunita' internazionale.

Prima il declassamento dell'agenzia di rating Fitch, poi gli allarmanti dati Istat sul benessere (si fa per dire) degli italiani. L'istituto di statistica assiee al Cnel ha messo infatti a punto un nuovo indicatore, il Bes, "Benessere equo e solidale" per fotografare la situazione economica del nostro Paese. E i risultati sono gli stessi dei "termometri" tradizionali.
I dati nuovi sono questi: il prodotto interno lordo (Pil) nel 2012 è calato del 2,4% ed è dell'1% il calo già acquisito per l'anno in corso. L'11% della popolazione italiana (cifra vicina ai 7 milioni di individui)  è in difficoltà secondo il Bes. L'indicatore nuovo prende in esame 12 campi, dalla salute al lavoro, dall'ambiente alle relazioni sociali, che riguardano tutti i cittadini. Tra il 2010 e il 2011, la "grave deprivazione" sale dal 6,9% all'11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o più sintomi di disagio in un set di 9. Ovviamente crolla il potere d'acquisto ma il trucco dietro i dati apparaentemente tranquilli (-1,1% di calo dei consumi) è presto spiegato:
nei primi anni della crisi le famiglie hanno intaccato il patrimonio e risparmiato meno nel tentativo di mantenere il proprio standard di vita.

ARRIVANO I DEBITI - Noi famosi per a propensione al risparmio, stiamo cambiando. L'indicatore è passato dal 15,5% al 12% per arrivare all'11,5% nel secondo trimestre del 2012. Quindi, si fanno debiti. Nei primi 9 mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate, sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2011, ha segnato infatti un balzo, passando dal 2,3% al 6,5%.

L'indagine sottolinea anche come nel Paese sia in crescita il livello di disuguaglianza, un valore misurato attraverso il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero che ha registrato valori crescenti, dal 5,2% del biennio 2008-2010 al 5,6% del 2011 (il che significa che il 20% più ricco delle popolazione percepisce un ammontare di reddito più elevato del 5,6% rispetto al 20% più povero).

Nel 2012 solo il 20% degli italiani di 14 anni e più ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Il dato è in calo rispetto al 2010, quando si dichiarava fiducioso il 21,7% ed è di oltre dieci punti percentuali inferiore alla media Ocse (33%). Eppure gli italiani si dicono contenti del proprio lavoro, esprimendo un voto positivo, pari al 7,3 in una scala da zero a dieci. Bene anche i rapporti familiari, che costituiscono ancora oggi la principale rete di solidarietà e sostegno della nostra società.

Il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini dice che «la misurazione del benessere sia una opportunità per la società italiana per discutere quale futuro vogliamo costruire». Difficile essere fiduciosi visto che aumenta il numero dei «Neet», cioè i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano: la quota è salita dal 19,5% del 2009 al 22,7% del 2011. L'8% dei «Neet», inoltre, sottolineano Istat e Cnel, è in possesso di una laurea. E a questa massa di dati negativi, non stanno reagendo bene nè i mercati finanziari nè i partner europei, sempre più preoccupati per il "pericolo Italia".

11/03/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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