LAVORO
Licenziamenti nel dorato quadrilatero della moda milanese

Blumarine lascia a casa quattro lavoratrici (tra cui due delegate Cisl) e attacca il sindacato. Pezzuolo, Fisascat: "Pronti a tutelarci in tutte le sedi competenti". L'articolo di Conquiste del lavoro.

Anche nella “scintillante” via della Spiga, cuore del Quadrilatero milanese della moda, si può perdere il lavoro da un giorno all’altro. E’ quanto accaduto a quattro addette alle vendite della boutique di Blumarine (sui 13 dipendenti in organico) che  venerdì scorso (3 marzo) hanno ricevuto una raccomandata che annunciava il loro licenziamento immediato. Un fulmine a ciel sereno. In segno di solidarietà, il  pomeriggio stesso, le loro colleghe hanno scioperato, chiuso la boutique, e appeso un cartello alle vetrine: “Chiusura del negozio per licenziamento multiplo lavoratrici Blumarine”.

“Questa decisione – spiegava durante il presidio improvvisato, Ivan Notarnicola, operatore della Fisascat Cisl milanese – è inaccettabile. Sapevamo che c’erano delle difficoltà economiche dovute ad un calo delle vendite. Proprio per questo abbiamo cercato più volte un confronto con l’azienda per discuterne insieme, ma la risposta unilaterale è stata il taglio del personale. Ora chiediamo l’immediato ritiro dei licenziamenti e  l’apertura di quel dialogo che finora ci è sempre stato negato”.

La replica dell’azienda è arrivata due giorni dopo (domenica 5), con un comunicato pubblicato da un sito internet di Modena (voce.it, Blumarine è di Carpi), nel quale, lungi dall’aprirsi al confronto, ha motivato l’esubero di personale con “una serie di operazioni riorganizzative che hanno portato all’accorpamento di tre diversi negozi della zona del Quadrilatero della moda” e con la “contrazione delle vendite”, salvo poi accusare il sindacato e i media di “diffondere l’idea – gratuita e infondata – di un licenziamento dovuto alla crisi grave e strutturale di una delle principali aziende del settore”. Insomma, chi ci capisce è bravo: perché sono state licenziate le lavoratrici? Quello che lascia perplessi, oltre ai modi e ai tempi del provvedimento, è il profilo delle dipendenti lasciate a casa: due sono iscritte alla Fisascat e due sono addirittura delegate della Rsa. Ma nel comunicato c’è di più. Ci sono attacchi personali a Notarnicola, accusato, tra l’altro, di avere preteso il licenziamento della store-manager (“Il funzionario sindacale – si legge nel testo -, con una singolare inversione dei ruoli, inventandosi imprenditore-, ha preteso l’allontanamento della responsabile della boutique, accusandola di inadeguatezza professionale e personale…”).

La Fisascat milanese ha, quindi, deciso di replicare con fermezza.

“Le mistificanti affermazioni contenute nel comunicato dell’azienda – osserva il segretario generale, Luigino Pezzuolo - saranno oggetto di azione in tutte le sedi competenti, se non smentite formalmente, a tutela dell’immagine della nostra organizzazione sindacale e del suo dirigente, delle lavoratrici tutte colpite dal provvedimento espulsivo”.

La protesta è durata fino a domenica. Sabato (il giorno dello shopping per eccellenza) l’azienda ha motivato la chiusura della boutique con un improbabile “inventario” in corso.
“Sinceramente – ha detto a caldo Licia Girotti, una delle lavoratrici licenziate – non abbiamo più parole. In questi anni abbiamo tutte collaborato, con passione, alla crescita del negozio. E questo, purtroppo, è il risultato”.

La vicenda ha avuto un forte impatto mediatico. Il video pubblicato sulla pagina Facebook Cisl Milano Metropoli Social ha superato le 10mila visualizzazioni. Ne hanno parlato giornali, tv, radio e siti internet, locali e nazionali. A Carpi, evidentemente, non hanno gradito.

07/03/2017
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it
ALLEGATI
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