DENUNCIA DEL SICET
Case comunali, soldi agli inquilini poveri. Pura demagogia

Gli 800mila euro appena stanziati sarebbe opportuno destinarli ad altro come, ad esempio, la riduzione dei costi del riscaldamento per chi è in difficoltà.

 

Il provvedimento.

In data 25 maggio 2016 la Giunta, dietro impulso dell’Assessorato alla Casa e al Decentramento, ha deliberato le nuove linee di indirizzo per l’erogazione del contributo di solidarietà alle famiglie residenti nelle case comunali destinando a questo intervento 800 mila euro.

Nei giorni successivi questa decisione è stata comunicata alle Organizzazioni Sindacali, come presa d’atto, e resa pubblica sui mezzi di informazione come una grande novità per favorire le famiglie più povere residenti nelle case popolari del Comune.

Il Sicet, il sindacato inquilini della Cisl , fa sapere:

Innanzitutto và precisato che il contributo di solidarietà , con diverse accezioni, esiste da almeno 25 anni ed è stato istituito da una Legge Regionale fin dal 1983 e, poi, modificato nel 2007 e nel 2009.

Questo strumento, le cui risorse (circa 3 milioni all’anno) sono reperite principalmente dagli affitti degli usi diversi da abitazione nel patrimonio ERP, ha sempre avuto 2 finalità:

  1. ridurre il costo del servizio riscaldamento per le famiglie in area di protezione (a cui viene destinato circa 2/3 delle risorse );
  2. intervenire per cancellare totalmente o parzialmente la morosità per affitti e spese accumulata dalle famiglie con documentate e accertate gravi condizioni socio-economiche o di salute, per le quali venivano sospese le procedure di messa in mora o di sfratto (a cui viene destinato circa 1/3 delle risorse ).

Il nuovo provvedimento di Giunta dirotta le risorse destinate alla morosità pregressa a un intervento “straordinario e sperimentale per prevenire la morosità futura”.

Per fare questo l’Assessorato prevede di distribuire un “contributo” a circa 1.000 famiglie attraverso un avviso pubblico “ad esaurimento”.

Il contributo, contrariamente a quanto sostenuto dall’Assessore, può essere richiesto esclusivamente per il pagamento degli oneri accessori (non per il canone).

In realtà quello che avviene è una sostanziale partita di giro tra due capitoli di bilancio del Comune, millantata come un innovativo strumento di tutela sociale.

La morosità consolidata nelle case comunali.

Va innanzitutto detto che sulla vicenda della morosità se ALER piange, il Comune di Milano ha ben poco da ridere.

La morosità nel patrimonio comunale trova origine oltre che dell’aumento degli affitti imposto dalle leggi regionali (la riforma attualmente in discussione peggiorerà ulteriormente le cose), dalle pessime gestioni che si sono susseguite negli anni che hanno portato ad un aumento ingiustificato del costo dei servizi nonostante la loro pessima qualità.

Nell’anno 2015 il mancato pagamento dei bollettini ha raggiunto circa il 32% dell’emesso: significa che su un bollettato annuale complessivo di circa 95 milioni per canone e spese il Comune incassa in corso d’anno circa 65 milioni, mentre la differenza di 30 milioni non è stata corrisposta dagli inquilini.

Alla fine dell’anno 2015 la morosità consolidata, al netto della morosità amministrativa (cioè quella relativa alla errata attribuzione di fascia per vari motivi) e del contenzioso pregresso sulle spese accessorie, è stimata per difetto in oltre 100 milioni di euro.

Di questa circa il 20% riguarda famiglie collocate nell’area della protezione, le quali sono complessivamente circa 6.000.

In una situazione come questa l’intervento previsto dal Comune di Milano, non solo è ridicolo nelle quantità, ma rischia di diventare un contributo a perdere senza risolvere definitivamente il problema della pregressa morosità della famiglia.

Paradossalmente una famiglia povera a cui viene riconosciuto il contributo massimo di 800 euro per l’anno in corso, può essere sfrattata il giorno stesso per la morosità maturata precedentemente.

Le proposte del Sindacato.

E’ dall’inizio della consigliatura che i Sindacati Inquilini unitariamente sollecitano l’Assessorato ad affrontare seriamente e in modo complessivo il problema della morosità attraverso la definizione di un Protocollo d’Intesa che preveda:

  • la sospensione temporanea delle messe in mora e delle procedure esecutive in attesa della verifica del reale ammontare del debito;
  • la soluzione dei contenziosi su canoni e servizi che si trascinano dall’anno 2004 che vedono coinvolti migliaia di inquilini;
  • la sistemazione delle partite contabili dei singoli inquilini con l’accertamento dei debiti e dei crediti maturati nel corso degli anni dal 2004 ad oggi;
  • il trattamento della “morosità amministrativa” per gli inquilini non rispondenti alle anagrafi utenza con l’attribuzione della classe di reddito corretta e il conseguente ricalcolo del debito;
  • l’individuazione, attraverso procedure condivise, delle situazioni di reale incapacità di pagamento e il conseguente intervento di un contributo di solidarietà adeguato alle necessità;
  • la rateazione del debito accertato, differenziandole rate in relazione all’entità del debito e al reddito familiare.

L’Assessore non si è mai reso disponibile ad un confronto di merito, attuando oggi una scelta unilaterale del tutto demagogica e inefficacie sotto il profilo gestionale e sociale.

Eppure dove un accordo si è raggiunto, qualche effetto positivo c’è sicuramente stato.

I Sindacati Inquilini unitariamente nel mese di maggio 2015 hanno sottoscritto con Aler un Protocollo d’Intesa che, pure con i limiti derivanti da una situazione gestionale e amministrativa particolarmente compromessa, può essere un esempio di risposta appropriata e socialmente sostenibile ad un problema complesso.

Eppure anche Aler ha una situazione importante di morosità consolidata che al momento della sottoscrizione dell’intesa era di circa 183 milioni di euro, dei quali la metà collocata nell’area della protezione e nella prima classe dell’accesso.

L’Accordo con ALER:

  • definisce nuovi criteri per il ricalcolo del debito;
  • prevede la rateazione del debito pregresso per gli inquilini inseriti dalla classe B2/Accesso all’Area della Permanenza e Decadenza, in base alle loro effettive condizioni economiche;
  • istituisce una Commissione di valutazione delle condizioni di incapacità di pagamento degli inquilini inseriti nell’area della Protezione e nella classe B1 dell’area dell’Accesso.

Dopo circa un anno di applicazione e 35 sedute di Commissione sono state esaminate n°1.201 domande di cui:

n°864 inquilini pari al 72% dichiarati incolpevoli per le loro gravi condizioni socio/economiche e di salute per una morosità complessiva di euro 14.227.484;

n°155 inquilini pari al 13% dichiarati colpevoli perché non in possesso dei requisiti, per una morosità complessiva euro 2.984.952;

n°182 inquilini pari al 15% da rivedere, per ulteriore approfondimento della loro situazione famigliare.

La posizione di Ermanno Ronda (SICET MILANO)

“Intanto – osserva Ermanno Ronda, segretario del Sicet milanese – si sta parlando di uno strumento che esiste da almeno 25 anni, quindi non nuovo. In sostanza questo provvedimento è solo uno spostamento di risorse destinate alla morosità pregressa ad un ipotetico intervento ‘straordinario e sperimentale’ per prevenire la morosità futura. Una mera partita di giro tra due capitoli di bilancio viene spacciata come un innovativo strumento di tutela sociale”.

Il contributo, secondo l’assessore alla Casa Daniela Benelli, raggiungerebbe circa 1.000 famiglie, una minima parte delle oltre 6.000  attualmente collocate nell’area della protezione che, in realtà, ne avrebbero identico diritto.

“Quello che l’assessore non dice – aggiunge il segretario del Sicet – è che queste risorse si sono ottenute azzerando il contributo di solidarietà che veniva utilizzato per coprire i debiti maturati dalle famiglie in grave disagio economico e sociale residenti nelle case comunali. Famiglie che resteranno prive di tutela ed esposte a sfratto”.

La morosità consolidata è aumentata nel tempo in modo esponenziale. Oggi siamo ad oltre 100 milioni di euro, per effetto, soprattutto, dell’aumento del costo dei servizi, della cattiva gestione di tutti questi anni (gestori privati, Aler e MM) maturata senza alcun reale controllo da parte del Comune, e ovviamente dalla crisi economica che ha pesato sui redditi famigliari. Solo nel 2015 il mancato pagamento dei bollettini ha raggiunto circa il 32% dell’emesso: significa che su un “bollettato” annuale complessivo di circa 95 milioni per canone e spese, il Comune ne ha incassati  65 milioni.

“Ciò che serve – conclude il segretario del Sicet - non è dare contributi a una minoranza di famiglie,  spendendo in modo inefficace le poche risorse disponibili, ma agire per ridurre drasticamente i costi del riscaldamento e dei servizi, individuare le famiglie con reale incapacità di pagamento e intervenire, di conseguenza, per risolvere la morosità, attraverso un accordo sindacale. Su questi temi le nostre proposte  sono sempre state molto precise e concrete, e non si sono mai fermate alle chiacchiere e alla demagogia”.

16/06/2016
redazione
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