LAVORO
Starbucks: il caffè americano in arrivo a Milano

La catena Usa punta al mercato italiano. Pezzuolo (Fisascat Cisl): "Bene chi viene nel nostro Paese per investire e creare lavoro".

Ce la farà il marchio per eccellenza del caffè all’americana a sfondare nella patria dell’espresso? Una domanda a cui ora è impossibile dare una risposta, ma anche una sfida. A lanciarla è Starbucks, colosso Usa da oltre 19 miliardi di dollari di ricavi annui, che sta preparando l’ingresso nel mercato italiano con l’apertura di un punto vendita a Milano, cui ne seguiranno altri (si parla di Verona e Venezia). A dare l’annuncio è stato lo stesso presidente della multinazionale con sede a Seattle, Howard Schultz. Per i dettagli bisognerà attendere: il primo coffe bar della catena verrà inaugurato nel capoluogo lombardo (che Schultz frequenta da anni e dove ha molti amici) agli inizi del 2017, in partnership con il gruppo di Antonio Percassi (imprenditore bergamasco con interessi nell’edilizia, nella moda, nel commercio all’ingrosso, nel calcio).


Starbucks è sbarcata in Europa nel 1998, in Gran Bretagna. Il ritardo con cui arriva in Italia non è casuale, ma frutto della consapevolezza che la scommessa è tutta da vincere. Anche in un contesto commerciale ormai globalizzato (i marchi in franchising, soprattutto dell’abbigliamento, si ritrovano uguali nelle vie dello shopping delle città di mezzo mondo), non è affatto detto che il bicchiere da passeggio di caffè lungo (variamente arricchito con latte, panna, cioccolato…), tipico di Starbucks, riuscirà a scalfire l’amore degli italiani per la tazzina di espresso (quasi un rito). Probabilmente avrà successo tra i giovani e i turisti.


“Il caffè italiano – ha dichiarato Schultz al Corriere -  lo abbiamo sempre portato con noi. E adesso siamo pronti a investire milioni di dollari nel vostro Paese. Vogliamo creare occupazione. Formeremo il personale che godrà di una remunerazione complessivamente superiore alla media del settore. Ma attenzione, noi arriviamo nella patria del caffè con umiltà e rispetto. Aver avuto successo nel mondo non ci permette di dare per scontato che riusciremo a replicare in Italia. È dal 1983, anno del mio primo viaggio in Italia, che studio la magnifica rappresentazione teatrale che va in scena ogni volta che in un bar viene servito un caffè. Non pretendo di insegnare un rito che è parte della storia italiana. Vorrei solo rendere omaggio a Milano”.
L’approccio è educato e la reazione del sindacato positiva. Il locale milanese sarà molto di design e tecnologico e avrà un partner per il food made in Italy.


“Non abbiamo notizie precise – spiega Luigino Pezzuolo, segretario generale della Fisascat Cisl milanese -, se non quelle circolate in questi giorni. Non sappiamo quale modello organizzativo intenderà adottare l’azienda e quali saranno i piani di sviluppo. In ogni caso non possiamo non guardare  con favore a chi viene in Italia ad investire e per creare posti di lavoro. Quando verrà il momento ci confronteremo nel merito. L’annunciata partnership con Percassi ci sembra una notizia positiva. Come sindacato abbiamo avuto a che fare con il suo gruppo quando aveva interessi in Benetton e il rapporto è sempre stato serio e aperto. Resta da vedere se una proposta come questa incontrerà i gusti dei consumatori italiani”.


Secondo i dati di Euromonitor il 90% delle caffetterie della penisola sono indipendenti e finora i colossi internazionali (come McDonald’s McCafe) non hanno sfondato.  Schultz, nato a Brooklyn da una famiglia con modeste possibilità economiche, ha comprato Starbucks nel 1987, quando l’azienda era specializzata nella tostatura del caffè (che poi rivendeva ai ristoranti) e aveva soltanto un bar, che divennero 17 alla fine dell’anno. Oggi ne conta 24mila in tutto il mondo.

01/03/2016
Mauro Cereda
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