Il brasiliano Matheus Rocha Pitta arriva a Milano con una mostra che è la parte finale di una performance suggestiva e provocatoria. Fino al 29 gennaio 2016.
Pane e deserto nelle tradizioni antiche ritornano sempre assieme. L’iconografia religiosa ci ha abituati a formare il ricordo visivo del pane, come elemento di vita, che costituisce l’unico pezzo di vita nelle fughe, negli esodi. Come nella leggenda della manna, il pane miracoloso di cui si nutrirono gli ebrei durante la fuga in Egitto dalla schiavitù verso la terra promessa. Matheus Rocha Pitta, un giovane artista brasiliano, con la mostra No Hay Pan (in Italiano Non c’è pane) alla Galleria Gluck 50 (via Gluck, 50 - Milano) inverte gli elementi inserendo in maniera poetica il deserto all’interno del pane stesso. Si tratta di una scultura molto semplice: pane imbottito di sabbia, che deve essere utilizzato, aperto, per essere rivelato. Identificando questo lavoro come uno dei simboli più arcaici del lavoro umano, il pane per l’appunto, l’artista pone l’accento su alcune difficili questioni del nostro presente. E il messaggio è rafforzato anche da quel mutuare del titolo dagli slogan delle proteste spagnole (Non c’è pane) che riecheggia negli spazi della galleria temporaneamente trasformata in una panetteria, in modo da rendere la scultura disponibile a tutti: sarà venduta al prezzo di costo e prodotta giornalmente, facendo entrare l’economia della vita quotidiana di chi visita la mostra. In esposizione, anche le polaroid che l’artista ha scelto della sua performance a Milano, in vari luoghi simbolo della città, dove persone comuni sono ritratte nel momento dell’apertura del pezzo di pane.
Matheus Rocha Pitta, che ha anche esposto a Parigi, Tokyo e Madrid (oltre che alla Biennale di San Paolo in Brasile nel 2010), non offre una visione propria della religiosità, non penetra nel mito per rivoluzionarlo, sembra solo interessarsi all’aspetto più concreto del racconto ancestrale. Sono esperimenti di comunicazione, i suoi, che dal passato primitivo rileggono il presente nella loro semplicità dirompente. Da visitare con meraviglia.
Fino al 29 gennaio 2016
lunedì – venerdì dalle 10.00 alle 18.00