SCANDALI
Stella, miss vitalizio e i conti dei pensionati Cisl

L' 8 maggio su jobnotizie.it (nella nota che riproponiamo di seguito)   Emilio Didonè (Fp Milano)  confrontava le   pensioni vere con  il caso scandaloso della consigliera sarda. Il 16 maggio Antonio Stella  riprende quei calcoli nella sua rubrica su Sette. . In allegato copia della pagina del magazine del Corriere.

Questi sono i requisiti generali per andare in pensione nel 2014 dopo la riforma Fornero decisi per i comuni mortali cittadini italiani

Pensione di vecchiaia:

donne e uomini dipendenti pubblico impiego 66 anni e 3 mesi - con 20 anni contributi

donne dipendenti settore privato 63 anni e 9 mesi - con 20 anni contributi

donne lavoratrici autonome 64 anni e 9 mesi - con 20 anni contributi

uomini dipendenti privato e lavoratori autonomi 66 anni e 3 mesi - con 20 anni contributi

aventi diritto assegno sociale 65 anni e 3 mesi

Pensioni anticipata senza penalizzazioni:

uomini dipendenti privato e lavoratori autonomi 62 anni - con 42 anni e 6 mesi di contributi

donne dipendenti e lavoratrici autonome 62 anni - con 41 anni e 6 mesi di contributi

Questi sono i dati ufficiali Istat pensioni 2012:

quattro pensionati su dieci prendono meno di mille euro. Allarmanti i dati sulle pensioni forniti dall’Istat: il 33,9% delle pensioni è inferiore a 500 euro; mentre una quota quasi uguale (pari al 33,3%) raggruppa le pensioni tra 500 e 1.000 euro. Al crescere degli importi, sempre secondo i dati dell’Istat relativi alle pensioni 2012, si passa così dal 22,4% delle pensioni tra 1.000 e 2.000 euro mensili, al 2,9% di quelli che superano i 3.000 euro mensili (pari al 13,4% della spesa complessiva sulle pensioni). Inoltre l’Istat rileva che Italia nel 2012 erano 11.683 i pensionati d’oro con un reddito da pensione da 10.000 euro a salire; l’Istat ha precisato che questa quota è lo 0,1% del totale dei pensionati, che sono 16,6 milioni.

L’importo medio annuo degli assegni si aggira sugli 11.482 euro, ma in molti percepiscono più di un assegno, cosa che fa salire la media ad oltre 16.000 euro a testa.

CLAUDIA LOMBARDO -  Invece miss Vitalizio ex presidente del consiglio regionale della Sardegna in pensione a 41 anni a 5.100 euro nette mese, protagonista di un articolo del Corriere della Sera mercoledì 7 maggio 2014 di Gian Antonio Stella. Si chiama Claudia Lombardo, faceva la consigliera regionale in Sardegna ed è appena andata in pensione a 41 anni. Facendo marameo agli italiani inchiodati vent’anni fa dalla riforma Dini, ma poi Amato e poi ancora Fornero. Doveva ancora compiere 23 anni e faceva l’università, la giovane Claudia, quando il governo di «Lambertow» varò nel ‘95 quella svolta sulle pensioni che cambiò la vita di milioni di italiani. Andando a toccare, ovvio, milioni di «diritti acquisiti» individuali. Certo, non è l’unica a essere andata a prendere il vitalizio giovane o giovanissima. Era successo a 49 anni, per lo strascico delle vecchie regole, ad Alfonso Pecoraro Scanio, a 48 a Rino Piscitello, a 46 ad Antonio Martusciello. E sempre per lo strascico di norme troppo tardi ritoccate, come spiegava poche settimane fa Sergio Rizzo, c’è ancora oggi alla Regione Lazio chi è appena andato in pensione con cinquant’anni e una sola legislatura. Un insulto a tutti quegli italiani che, dopo anni di polemiche infuocate, erano convinti che certi privilegi inaccettabili fossero da tempo alle spalle. Che insieme con l’abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali delle nuove tornate elettorali, imposta a furor popolare, fossero state aggiustate, per decenza, anche le storture più folli e offensive delle situazioni pregresse. Il caso clamoroso di Claudia Lombardo dimostra: non è così.

Dai e dai, in ogni caso, le notizie hanno cominciato ad uscire. Comprese quelle su certe liquidazioni stratosferiche. Messa sotto accusa per aver tradito il giuramento sui vitalizi («prima dei cinquant’anni mai») la «baby pensionata» ha rivendicato in un’intervista a Pablo Sole di Sardiniapost.it di aver tagliato da presidente più che poteva («Il costo del Consiglio è passato da 85 a 58,5 milioni annui») e concesso che sì, certo, capisce che la cifra di 5.100 euro netti al mese a una quarantunenne «possa generare indignazione nell’opinione pubblica, ma non sono norme che abbiamo approvato noi». «Ma le norme varate nel dicembre del 2012 dal governo Monti non fissavano l’età per il vitalizio a 66 anni?», ha insistito il cronista. «Sì, ma dicevano anche che da questa prescrizione erano esentate le regioni che avevano già legiferato. E noi, che su questi temi siamo stati dei precursori, avevamo già messo tutto nero su bianco un anno prima, nel novembre del 2011, quando appunto abolimmo il vitalizio». Per il futuro, si capisce. Solo per il futuro. Mica per i baby parlamentari regionali di oggi. Guai a toccarli, i diritti acquisiti loro

CONCLUSIONE -  Questi sono fatti concreti dove emergono tutte le differenze di interpretazione del diritto tra la “casta dei noti privilegiati” e i “soliti poveri cristi” che nessuno conosce e nessuno conoscono. Ma la cosa che mi fa più male è questa sorta di abitudine, assuefazione, rassegnazione alle ingiustizie ormai diffusa tra i cittadini, donne e uomini, di questo bel Paese. Non sono un esperto costituzionalista ma mi hanno sempre spiegato che la nostra democrazia è fondata su alcuni saldi principi Costituzionali che garantiscono un equilibrio e controllo reciproco di garanzia tra i vari poteri.

Ma dove sono questi equilibri e controlli? Qui accade che una legge di riforma non viene applicata in modo uniforme in tutto il Paese, ma soprattutto non si tiene conto dei diritti acquisiti di tutti i cittadini ma solo di pochi. Se diritti acquisiti ci sono, dovrebbero esserci per tutti! A me è rimasta ancora la voglia di indignarmi per cercare di cambiare le cattive abitudini di questo Paese.

19/05/2014
Emilio Didonè
ALLEGATI
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