APRE IL 18 MARZO
La bellezza di Eataly finalmente a Milano

Visita in anteprima ai tre piani di food store e corner ristorazione nell'ex Teatro Smeraldo. Ancora in corsa i preparativi. Farinetti: ogni punto vendita è diverso. Al lavoro in 350, perlopiù giovani.

Sono passati due anni dall’ultimo sipario calato sul palco dello Smeraldo, il teatro della musica leggera milanese. E martedì il sipario verrà riaperto, nello stesso punto, nello stesso palazzo (che ne conserva ancora l’insegna) ma questa volta il protagonista è il cibo. O meglio il food show secondo Oscar Farinetti, imprenditore italiano tra i più conosciuti all’estero, che dal 2007 sta facendo non poco per la diffusione del made in Italy gastronomico nel mondo.

Il progetto, come sanno ormai tutti, si chiama Eataly (gioco di parole geniale, c’è da dire) e a Milano impiega 300 persone direttamente, mentre nei 5.500 mq del nuovo store altre 50 sono state chiamate direttamente dalle aziende che hanno acquistato uno spazio.

Sì perché essere a Eataly per chi fa cibo e bevande è diventato come essere alla Rinascente per chi fa moda: 27 vetrine in tutto il mondo, altissimo profilo per gli spazi di New York, Dubai, Torino e Roma, solo per citarne alcuni. Nell’era del ritorno al piacere della tavola consapevole, responsabile, di qualità e a chilometro zero, bisogna esserci.

E bisognava esserci soprattutto a Milano, capitale del consumo italiano e trending city dei gusti culinari e non degli italiani. Lo hanno capito le chef stellate di Alice, il ristorante di via Adige che si è trasferito all’ultimo piano di Eataly Smeraldo, beneficiando di una veranda avveniristica sulla piazza XXV aprile che ha cambiato l’aspetto urbano della zona ma che da dentro è un vero spettacolo. Ad accogliere i (facoltosi) clienti, tavolate in legno grezzo senza tovaglie.

Nell’anteprima riservatissima che si è tenuta ieri, abbiamo visto come si allestisce un gigante della ristorazione come questo: scaffali ancora incellofanati con prodotti inscatolati rigorosamente slow food, biologici e di alta gamma. In bella vista, i gadget Unicredit, a partire dalla cartella stampa in chiavetta usb sagomata con il logo della anca. Del resto se Eataly ha avuto successo a New York e Chicago lo si deve anche al partner finanziario. Quindi a Milano, chi vuole prelevare soldi all'interno dello store, troverà i cash point Unicredit.

Per la vendita, non necessariamente alti i prezzi, almeno quelli dello store: la selezione degli olii di qualità può gareggiare in convenienza con qualsiasi Esselunga di quartiere.

I FRESHI CON SAPORE - Diverso il discorso per il reparto “freschi”. Farinetti vuole il top e quindi arrivano le alici a 10 euro (ma non erano il pesce dei poveri?), ma anche moltissime varietà di frutta che una ragione per essere qui ce l’hanno proprio nel gusto. Fare la spesa a Eataly, da martedì 18 farà traballare lo strapotere della grande distribuzione che troppo spesso rifila al banco prodotti mediocri. Ma sarà anche punto di ritrovo, serale (apertura dalla 10 a mezzanotte) perché un palco con musicisti in memoria del vecchio teatro è stato realizzato al secondo piano, con balaustra sulla food hall. Lì si esibiranno ogni giorno dalle 19 in poi gruppi emergenti, almeno questa è la promessa.

Musica, cibo e ritrovo per tutti, quindi, dai milanesi che affollano gli uffici dell’avveniristica piazza Gae Aulenti, ai turisti che arrivano da Brera. Si apre la stagione della concorrenza nel quartiere.

La preoccupazione per l’arrivo del gigante del gusto si leggeva l’altra sera anche sul volto dei dipendenti della miriade di patinati cocktail bar da corso Como in giù. Lì si mangia per fare show (di se stessi), a Eataly è il cibo il vero show. Dentro lo store di tre piani c’è infatti l’angolo mozzarella appena fatta, piadine e pizze appena sfornate, il fritto di pesce di Cetara, il cioccolato per i gelati preparato al momento. Difficile qualsiasi paragone con i precotti degli aperitivi cool ma artefatti serviti a 100 metri.

CHE LAVORO - E poi, il vero motivo per cui ne parliamo, la ricaduta occupazionale. Degli oltre 300 impiegati, ne abbiamo visti davvero tanti giovani, tantissimi under 25, tutti mediamente carichi e sorridenti. Vi pagano per sorridere, scherziamo: “No, è che siamo davvero contenti di far parte di questa squadra – ci dice Giuseppe, gelataio – perché dopo tanti rinvii quando ci hanno chiamato il 10 c’erano tante aspettative e molto entusiasmo. Ci eravamo conosciuti in molti sui siti di cercalavoro, ora siamo qui a sistemare gli scaffali in lotta contro il tempo, ma è gratificante”.

I rinvii erano dettati dall’intervento di ristrutturazione radicale del teatro. Farinetti ha detto: “I miei punti vendita sono belli perché ognuno è diverso, non mi piacciono le catene”. Si è detto spesso dei contrasti con le amministrazioni e le normative. In realtà pare che le lungaggini siano dovute soprattutto al contenimento strutturale dei 54 appartamenti che insistono proprio sopra il vecchio teatro. Ma tutto si è risolto, e da martedì 18 Eataly aprirà al pubblico anche a Milano.

15/03/2014
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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