FUSIONI
Atm-Trenord, le condizioni di un matrimonio possibile

Quali sinergie, reti e servizi possono far scattare il merge tra le due società di trasporti? Nell'articolo pubblicato sul mensile JOB in uscita tra pochi giorni, una chiave di lettura...

Il dato positivo è che – al di là dei balletti e delle polemiche di carta che dividono due schieramenti contrapposti – Giuliano Pisapia e Roberto Maroni, rispettivamente sindaco di Milano ma probabile commissario dell’area metropolitana e Roberto Maroni, governatore della più dinamica (declassamenti permettendo) regione italiana, parlino di cose concrete, per cercare di affrontare problemi che da anni nessuno ha il coraggio di affrontare. E uno di questi problemi è la mobilità. Sindaco e Governatore si sono incontrati, anche di recente e sul tavolo hanno messo l’ipotesi di fusioni fra Trenord e Atm. «Abbiamo iniziato a lavorare concretamente per valutare l’unificazione Trenord-Atm perché il tema. della mobilità in Lombardia è fondamentale – ha detto Pisapia, che poi ha spiegato – la prospettiva per Trenord e Atm è proprio quella di arrivare ad una fusione. Inizierà a lavorare un tavolo tecnico per vedere concretamente le possibilità e i vantaggi per chi vive in Lombardia anche in una prospettiva più ampia, prima di tutto bisogna arrivare a sinergie maggiori e poi, anch’io ci spero, alla unificazione di due grandi società che sono fondamentali per il trasporto pubblico nel nostro territorio». Qualcosa di più dunque, di un’idea. Un gruppo di amministratori, manager ed esperti incomincerà a portare allo scoperto possibili sinergie, le reti ed i servizi che fanno grande il trasporto pubblico dell’area metropolitana e della regione. E sì, perché da gennaio, Pisapia potrebbe diventare il supersindaco della città metropolitana. E la mobilità potrebbe essere proprio il comun denominatore sul quale iniziare a costruire la grande Milano.

AVVICINAMENTO TRA LE DUE SOCIETA'


Ma veniamo al processo di avvicinamento tra le due società. Pisapia: «Credo e spero che si possa arrivare, non solo ad una unità di forze, per offrire energie maggiori, ma in prospettiva, all’unificazione. Ci sarebbero miglior servizio e minori costi». Gli ha fatto eco Maurizio Del Tenno, assessore regionale alle Infrastrutture, che in una intervista ad Affaritaliani.it aveva spiegato: «Anche i vertici di Trenord nei giorni scorsi mi sottolineavano come fosse a loro avviso necessario, per uno sviluppo strategico del sistema di trasporto»
E poi: «Unificando i servizi e le strutture i risparmi sarebbero ovvi. Se Trenord e Atm unissero le rispettive centrali d’acquisto per le forniture o se unissero la contabilità. L’unione dei fatturati, per fare un altro esempio, consentirebbe automaticamente di ridurre i costi. L’eventuale partnership consentirebbe, poi, di avere maggiori trasferimenti di risorse non solo dallo Stato centrale ma anche dall’Unione europea. Eventualità, queste, da tenere in conto in un momento di forte riduzione dei contributi statali e di ristrettezze economiche». E questo sembra essere il nodo, perché, se il coordinamento di orari e servizi, rete distributiva dei ticket, ma anche una vera integrazione tariffaria sono passaggi essenziali per creare sinergie e migliorare la collaborazione, il cammino diventa più complesso se si guarda alle dinamiche societarie, al ruolo degli enti che controllano Trenord e Atm, agli aspetti finanziari, ai legittimi interessi dei lavoratori, ma anche ai reali interessi dei cittadini. Non va dimenticato, infatti, che il trasporto pubblico locale, e dunque Trenord e Atm vivono grazie ai contributi pubblici che, a seconda dei casi, coprono fino al 60% dei rispettivi bilanci. E le leggi europee, nell’affidamento del servizio di Tpl, impongono gare e concorrenza. «Serve una gestione più aperta, maggiore concorrenza per evitare le concentrazioni che non fanno bene alla qualità del servizio» spiega Giorgio Goggi, già collaboratore di Carlo Tognoli sindaco e ministro delle Aree urbane, poi assessore ai trasporti delle giunte Albertini, ideatore dell’Agenzia per la Mobilità e l’Ambiente, ora docente al politecnico di Milano.


LA RETE DI LIONE

«A Lione la rete va in gara ogni 3 anni e la qualità del trasporto viene salvaguardata», conclude Goggi. Certo, si tratta di un punto di vista che tiene d’occhio le dinamiche del mercato, ma un’area metropolitana come quella milanese deve giovarsi anche delle esperienze nate e cresciute sul territorio. A patto che, al di là dei benefici per gli enti di controllo, delle sinergie finanziarie, anche i cittadini possano trarne giovamento. Anche perché i costi del trasporto pubblico, per i cittadini, si sono rapidamente allontanati da una “lettura sociale”, per avvicinarsi agli standard europei. E allora non resta che ricercare la strada di un servizio a misura dei cittadini e dell’economia del territorio. Lasciandosi alle spalle le battaglie di campanile, come quando, dopo anni che il Passante ferroviario era aperto, ancora non trovava posto sulla segnaletica Atm. Quasi che fosse un corpo estraneo.

30/09/2013
Daniele Bonecchi - info@jobedi.it
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