L’INTERVISTA A JOB
Scomparso Lutring, il solista del mitra

L’ex bandito, diventato pittore e scrittore, è scomparso nella notte tra venerdì e sabato. Il servizio pubblicato sul nostro mensile nel maggio 2011

Negli anni 50 e 60 in Italia e in Francia lo chiamavano il “Solista del mitra”, un soprannome affibbiatogli dal giornalista del Corsera, Franco Di Bella. Le sue imprese riempivano le pagine dei giornali. Oggi, saldato il conto con la giustizia, l’ex rapinatore Luciano Lutring, è un signore ultrasettantenne, che vive sulle rive del lago Maggiore, dipingendo e scrivendo romanzi. L’ultimo, manco a dirlo, è un noir: “L’anello mancante” (A.Car Edizioni). «Sono diventato anche nonno da poco, ma ho avuto un’esistenza avventurosa. La prima rapina la feci per caso. Ero andato a pagare una bolletta in posta. L’impiegato non mi dava retta e allora richiamai la sua attenzione con un pugno sul bancone. Questi, vedendo che dalla cintura mi sbucava una pistola (una vecchia Smith & Wesson senza proiettili, che teneva per “fare il bullo”, ndr), tirò fuori un mucchio di soldi, pregandomi di prenderli. E io li presi».

IL MITRA NELLA CUSTODIA DI UN VIOLNO

Da allora fu un crescendo. Lutring entrava in banche, gioiellerie, uffici postali, depositi, spesso con le armi nascoste nella custodia di un violino o da un mazzo di fiori e, senza sparare un colpo, si portava via tutto. Qualcuno, per questo, cominciò a chiamarlo anche il “Ladro gentiluomo”. Oltre alla bella vita, gli piacevano le donne. Ebbe diversi grandi amori, su tutti quello con una ballerina, Yvonne, che conobbe perchè gli aveva rubato le valigie, e sposò poco dopo. Per lei fece diversi “lavori”. «Una notte, uscendo dalla Messa di Natale, in Duomo, Yvonne vide in un negozio una pelliccia di ermellino e se ne innamorò subito. La mandai a casa, aspettai qualche ora che la gente rincasasse e dopo aver spaccato la vetrina la portai via con il manichino. Che poi lasciai alla fermata del tram». Lutring nella sua carriera ha fatto centinaia di rapine. Non ha mai ucciso nessuno e solo una volta ha sparato: durante un colpo finito male a Parigi (se n’era andato dall’Italia perchè la polizia gli dava la caccia), che gli costò il carcere, dopo sette lunghi anni di latitanza. «La latitanza costa, con me hanno mangiato in tanti. Poi io non mi nascondevo in un pollaio come fanno tanti mafiosi. Mentre mi cercavano nei bassifondi di Marsiglia, frequentavo gli hotel a cinque stelle». Il “Solista del mitra” ha fatto quasi 13 anni di “galera”, tra l’Italia e la Francia. Fino alla Grazia. Anzi, alle Grazie.

GRAZIE PRESIDENZIALI

«Sono l’unico uomo al mondo ad avere ricevuto due Grazie presidenziali: una da Georges Pompidou e l’altra da Giovanni Leone. Nella mia vita ho fatto degli errori, ma credo di avere pagato il debito con la società e dimostrato che si può risalire». Oggi abita sopra ad Arona, è padre di due gemelle, e si guadagna da vivere dipingendo (ha vinto anche diversi premi) e scrivendo libri. La sua storia ha ispirato romanzieri (Paolo Roversi gli ha dedicato un capitolo del suo “Milano criminale, appena uscito per Rizzoli) e registi. Il primo fu Carlo Lizzani, con il suo “Svegliati e uccidi” (1966). Un altro film è in preparazione. Luciano Lutring è un personaggio. Forse d’altri tempi. Il suo intercalare in dialetto milanese riporta indietro negli anni, alla “mala” del dopoguerra e del boom economico. Da vedere assolutamente un’intervista rilasciata a Fabio Volo, recuperabile su You Tube.

14/05/2013
Mauro Cereda - info@jobedi.it
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