Il sindacato nell'istruzione ai tempi della crisi: valore della concertazione e lotta al precariato. Ma dal congresso emerge anche una proposta nuova di visione culturale. E della sua applicazione.
Il primo pesante intervento governativo da quando è iniziata la crisi risale al 2008, con 140mila posti in organico tagliati per fare economia. Da lì, la storia della scuola italiana è stata tutta un susseguirsi di “risparmi” dolorosi, spesso a scapito della qualità, della cultura.
Cisl Scuola è un sindacato che a Milano sfiora i 7mila iscritti, che con gli oltre 1100 di Legnano-Magenta, arriva a rappresentare oltre 8200 dipendenti scolastici. La posizione dell’organizzazione è stata sempre contraria a politiche settarie, miopi e di conflitto che azzeravano le riforme precedenti. Al contrario, lo sguardo lungo, gli effetti a lungo termine e il rispetto per la struttura portante del sistema che è l’istruzione, è da considerarsi il vero punto di partenza per la ricostruzione dell’universo-scuola. Un luogo dove si pratica la cittadinanza, dove tutti si possano riconoscere, in un senso di comunità e interazione dove l’incontro educativo è solo uno degli aspetti.
Non sempre questi valori sono stati confortati da scelte politiche concrete. Se si pensa che la media europea di investimento scolastico sul Pil è del 5,7%, mentre in Italia siamo fermi al 4,5%, la risposta è già nei numeri.
A livello nazionale, in accordo con le organizzazioni locali, si è riusciti ad arginare le perdite: nel 2009 il confronto con il Miur ha portato alle misure salva precari, che hanno interessato migliaia di lavoratori. La Cisl ottiene anche che siano recuperate gradualmente le anzianità “sterilizzate”, lo stop alle fasce di merito volute dall’allora ministro Renato Brunetta, e dal 2011 è pronto il piano triennale delle assunzioni.
Dal locale al nazionale, in ogni caso, Cisl Scuola è conscia che i reali bisogni determinano diritti prioritari. Si accoglie con favore la proposta di introduzione di un sistema di valutazione, trasparente e condiviso che sappia riconoscere professionalità ma che sappia anche individuare e porre rimedio all’inidoneità. Per chi non dovesse essere più in grado di svolgere il proprio lavoro bisogna ribadire il diritto di avere un lavoro compatibile.
Altro cavallo di battaglia del sindacato il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro pubblico. Il tempo pieno e prolungato che costituiva una specificità della provincia di Milano, attuato in oltre il 90% delle classi, è stato colpito dalle continue revisioni.
Oggi che è tra le top 3 delle strutture organizzative territoriali di Cisl Scuola, l’organizzazione di Milano, Legnano e Magenta punta a chiedere al nuovo governo un reale investimento nel settore istruzione e formazione, un riconoscimento maggiore (giuridico ed economico) del personale e un sostegno reale alla scuola come preparatrice di talenti da inserire nel mondo del lavoro.
Come si traducono queste richieste in azioni concrete? Cisl Scuola vuole che vengano recuperate le competenze dei lavoratori, il valore della contrattazione e soprattutto la promozione del diritto allo studio, l’inclusione scolastica e la lotta alla dispersione.
Lo scenario scolastico europeo è in continuo cambiamento e lo sforzo di un sindacato moderno è quello di valicare i confini, assorbendo esperienze e buone pratiche come esempio. L’internazionalizzazione della scuola italiana passa dall’osservazione di quanto di buono viene fatto fuori, cercando al contempo di aumentare la qualità del lavoro al proprio interno.