Con i 129 delegati sindacali riuniti, al congresso della Funzione Pubblica si è discusso di futuro dell’impiego e adeguamento dei contratti. Ma pesano ancora i pregiudizi e alcuni passaggi della riforma Brunetta.
Adeguarsi ai tempi che corrono senza penalizzare la dignità dei lavoratori. Può sembrare banale ma per i dipendenti pubblici le due cose non sono andate sempre assieme. Sempre più insistentemente una parte dell’opinione pubblica si è convinta che la dimensione del pubblico impiego sia tutta sprechi, inesperienza, arretratezza. Una cosa è certa: il posto fisso e intoccabile non esiste nemmeno qui.
Al congresso territoriale della FP Cisl, che per la prima volta raggruppa i territori di Milano, Legnano e Magenta, si è discusso di come uscire dall’impasse. Una discussione che impiega 129 delegati sindacali di tutto il territorio di riferimento, che rappresentano oltre 9mila lavoratori iscritti, di cui più di 7600 nella sola area milanese.
«Dal 2009, l’anno dell’epiteto “fannulloni” – dice il segretario Nicola Di Vita – con la riforma 150, il rilancio del settore è stato corretto facendo più attenzione ai valori che noi e la Cisl tutta hanno sempre anteposto ai tagli indiscriminati. E cioè alla rivalutazione del singolo dipendente, con una valutazione meritocratica che non è come quella che voleva l’allora ministro Brunetta, calata dall’alto ma stabilita con i sindacati e secondo parametri precisi. Secondo noi, ad esempio, ogni lavoratore se fosse messo al centro del funzionamento dell’organizzazione statale sarebbe un lavoratore migliore».
NODI – Le manovre finanziarie dal 2010 in poi hanno bloccato il turn-over nel pubblico e ancorato gli stipendi. Tutt’oggi, il settore è l’unico che è fermo dal punto di vista salariale, e come dice il segretario Angelo Sangiovanni di Legnano Magenta «la perdita del potere d’acquisto per i lavoratori pubblici, da inizio crisi è di circa il 20%. E gli stipendi sono fermi, mentre le altre categorie crescono in media dell’1.4% annuo». De Vita ha però elencato alcuni spunti di cui andare fieri, capitoli di trattative in cui il sindacato si è fatto sentire e hanno limitato gli impatti bruschi sui lavoratori: l’accordo con le istituzioni per migliorare il lavoro, la qualità, la crescita e le competenze dei dipendenti ne è un esempio. Anche l’aver stabilito che gli stipendi non possono arretrare oltre la soglia che avevano raggiunto nel 2010 è un risultato. «Abbiamo chiesto dei correttivi alla riforma Brunetta, nonostante le due manovre di tagli nell’estate del 2011 abbiamo ottenuto che le risorse dei risparmi avuti dai tagli alla spesa siano messe a disposizione degli incrementi dei salari dei dipendenti pubblici».
SITUAZIONE – La presenza negli enti per la FP va bene, specie negli enti locali di Milano, anche se c’è stata una flessione nei ministeri e parziale contrazione nel comparto sanitario. «Nel pubblico impiego regna ancora incertezza, deve passare il messaggio che la pubblica amministrazione non è la causa di tutti i mali», dice De Vita. E il richiamo a mettere al centro dell’azione sindacale la persona, la professionalità è raccolto anche dal segretario generale Cisl Milano, Danilo Galvagni: «Non si può pensare di risolvere la spending review a spese dei lavoratori. In casi di emergenze di organico vengono assunti precari per poi lasciarli a casa. Anche l’informatica ha alleggerito da un lato il compito degli impiegati, ma dall’altro ha portato nuovi tagli e ci induce a riconsiderare il sistema».
A tal proposito Remo Guerrini, responsabile Inas di Milano, ha confermato la situazione pesante dei tagli agli sportelli pubblici. «La decurtazione di risorse agli sportelli Inps ha fatto sì che molte più persone si rivolgessero a noi nello scorso anno. Abbiamo avuto un incremento del 40% di visite all’Inas, per fare qualsiasi tipo di calcolo su pensioni, contributi, lavoro. Ci sono state anche delle proteste a Milano, ma cosa succederà a breve quando anche l’Inpdap dovrà ridimensionare le aperture al pubblico?». Presto infatti, per effetto dei tagli, ai dipendenti pubblici sarà consentito dialogare solo online con lo sportello della loro previdenza.
Lotta dura si profila, dunque, per un settore che dovrà sempre più rispondere a criteri di efficienza ma anche evitare di venir meno alla sua mission, che è quella di essere un servizio pubblico al servizio di tutti, nonostante le restrizioni economiche. «Non sarà mai lotta fine a se stessa» assicurano i segretari. Che puntano, ora, anche a una riforma di rappresentanza, volendo includere nella loro sfera anche i servizi alla persona (ora in capo alla Fisascat), per avere un quadro generale di presenza nelle relazioni sindacali di tutto il mondo sanitario. Anche qui, sfide dure: in Lombardia, nel settore sanitario, al momento i precari sono ben 6mila.
Segretario Generale Funzione Pubblica Cisl Milano Legnano Magenta: Mauro Ongaro