Le donne rappresentate in contesti onirici dell'artista francese. Un'occasione per ammirare i suoi lavori al di fuori delle riviste di moda.
I volti della femminilità sono innumerevoli e cangianti e solo un obbiettivo attento e consapevole riesce a catturarne le più intime sfumature. Non è una mostra convenzionale quella che Agnès Spaak ha portato a Milano presso il cortile di Palazzo Isimbardi (fino al 26 ottobre). A cominciare dal titolo, “Le rêve dans un rêve”, dichiarazione esplicita di un immaginario sognante che fa da sfondo alle 22 immagini presentate in un formato e supporto inedito al pubblico. La Spaak, figlia del celebre sceneggiatore francese Charles, ci aveva abituato negli ultimi anni a incursioni molto pop nella rappresentazione di modi e mode per le riviste patinate. Qui siamo su un altro registro. Le donne che fotografa sono raffigurate eteree ed evanescenti, a volte soffocate dalla realtà metropolitana che affiora dalle sovrapposizioni, a volte assolutamente trionfanti sulla natura che le circonda. Su tutte sembra emergere un tocco di intesa amorevole, come se l’autrice stesse apertamente stabilendo una corrispondenza di intenti con i soggetti che ritrae.
Forte è poi l’abbinamento con il lavoro del fotografo croato Darko Labor, accostato nell’allestimento suggestivo approntato dagli Architetti Jessica Astolfi, Luigi Cancellara e Agostino Danilo Reale. Sempre donne protagoniste del racconto in immagini di Labor, ma stavolta assolutamente aderenti al contesto di strada in cui sono riprese, con un a tratti crudele bianco e nero che ne esalta le verità espressive.