SETTORE CREDITIZIO
Icbpi: sciopero il 10 novembre. Silenzi su integrità del Gruppo e destino dei lavoratori

L'agitazione di venerdì coinvolgerà i circa 1.700 dipendenti del Gruppo. Presidio a Milano, davanti alla sede di Corso Sempione.

 

Mobilitazione e sciopero alla ICBPI (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane). I lavoratori manifesteranno venerdì 10 novembre, dalle ore 8 alle 12, davanti alla sede milanese di Corso Sempione, 55.

L’iniziativa, che coinvolge tutto il territorio nazionale (il Gruppo è presente anche a Bologna, Roma e in Friuli), è stata organizzata per protestare contro l'assenza di trasparenza e di confronto da parte di ICBPI sugli assetti futuri e sulle conseguenze che le strategie aziendali potranno avere sui lavoratori.

“Non è credibile - nota Sara Barberotti, segretaria nazionale della First Cisl - che si abbia la pretesa di diventare i leader della crescita dell’economia digitale del nostro Paese quando ci si nasconde dietro a un muro di silenzi sulle ricadute sociali del progetto in termini di integrità aziendale e di destino dei lavoratori”.

“Siamo preoccupati – aggiunge Maurizio Gemelli, segretario First Cisl milanese e referente  Gruppo Icbpi – perché dopo mesi di vani tentativi di stabilire efficaci e moderne relazioni industriali, a fronte della portata dei mutamenti che investono il Gruppo e degli ambiziosi obiettivi della proprietà, mancano le premesse per un confronto che abbia al centro, insieme con gli obiettivi aziendali, anche la tutela occupazionale e professionale, soprattutto alla luce delle ipotesi di cessione di rami d’azienda, dell’assenza di garanzie in materia di presenza territoriale e del mancato rispetto degli impegni assunti solo in aprile 2017 in tema di mobilità e di riconversione delle risorse”.

Il Gruppo, al centro di un processo di ristrutturazione cominciato nel dicembre 2015, è controllato da importanti Fondi esteri di private equity e occupa circa 1.700 dipendenti in Italia, di cui oltre 1.200 a Milano. Nell’aprile scorso è stato siglato un accordo sindacale che ha consentito la gestione di 350 esuberi (uscite contrattate). Da allora, però, le relazioni tra azienda e sindacati si sono ridotte alla pura formalità. Da qui la decisione di indire lo sciopero.

08/11/2017
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