ARESE
La dove prima c'era l'Alfa ora c'è ... un mega centro commerciale

A passeggio nella nuova mega struttura con un ex operaio dell'Alfa Romeo. Dove ora si fanno i panini 25 anni si assemblavano suo. Tutte ebbe inizio nel 1963. Le ultime vetture sono uscite dallo stabilimento nel 2000.

La ragazza in costume tirolese, che serve i panini con i wurstel, forse non lo sa neppure. E’ troppo giovane. O magari nessuno gliel’ha detto. Non sa che al posto della birreria dove lavora da qualche giorno, un tempo c’era una fabbrica. Una grande fabbrica. Brulicante di “tute blu”. Dove oggi assemblano hot dog (“Senape o maionese? Con o senza crauti?”), fino a 20-25 anni fa assemblavano automobili. La grande area dismessa dello stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese, a pochi chilometri da Milano, è diventata un enorme centro commerciale (un “mall” per dirla all’inglese), uno dei più vasti d’Europa. “Il Centro” (così è stato chiamato, senza troppa fantasia), si estende su due piani, su una superficie di 120mila metri quadrati, ospita un grande supermercato (Gruppo Finiper di Marco Brunelli), ristoranti, bar e 205 negozi, con marchi sbarcati per la prima volta in Italia (su tutti Primark, megastore di abbigliamento low cost). Inaugurato la scorsa settimana, nella prima domenica di apertura è stato preso d’assalto da circa 100mila persone, tanto che la Polizia stradale è dovuta intervenire per chiudere l’uscita della vicina autostrada. Progettato dall’archistar Michele De Lucchi, per un investimento di 350 milioni di euro, dà lavoro ad oltre 2mila persone, tra cui alcuni ex cassintegrati dell’Alfa Romeo.

"Dove sorgeva la storica fabbrica dell'Alfa Romeo di Arese – sottolinea il segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni -, ha aperto una nuova fabbrica. E' un grande centro commerciale che rende visibile ciò che i cambiamenti del sistema produttivo italiano ci hanno consegnato ormai da anni: commercio al posto dell'industria, terziario invece di scocche e bisarche. Ma bisogna guardare con realismo e concretezza ai cambiamenti. Il primo dato positivo è che molti lavoratori  hanno trovato un’opportunità d'impiego stabile. Anche l'indotto, attorno ad Arese, ma in tutta la Lombardia, crescerà. L'auspicio è che la gestione del centro favorisca la presenza di altre imprese di servizi e di altri lavoratori e che si guardi con particolare attenzione anche alle produzioni agricole dei territori lombardi”.

Il Centro è aperto 7 giorni su 7, dalle 9 alle 22. Il tutto per favorire il maggior accesso possibile di clienti (l’obiettivo è raggiungere quota 15 milioni all’anno). Sull’estensione degli orari il sindacato invita a una riflessione.

“Se questa scelta può aumentare l'occupazione  – aggiunge Galvagni -, deve essere vista con interesse. Ma la questione del rispetto del riposo domenicale non va trascurata. E' un diritto e non solo per chi osserva la religione cattolica. E' compito delle rappresentanze dei lavoratori e delle imprese riconoscere il problema ed affrontarlo con spirito costruttivo".

L’area su cui sorgeva lo stabilimento dell’Alfa Romeo si estendeva su circa 2 milioni di metri quadrati. Oggi, oltre ad un enorme parcheggio realizzato per Expo 2015, restano gli scheletri dei reparti “meccanica” e “stile e sviluppo” e, gli edifici abbandonati che ospitavano alcuni uffici e le mense. L’unica struttura ancora utilizzata è la palazzina all’ingresso, che accoglie un call center della Fca di Marchionne, dove lavorano circa 300 persone.

1963, L'INIZIO

Lo stabilimento, aperto nel 1963 per risolvere i problemi di spazi dell’antica fabbrica del “Biscione” al Portello (a Milano), ha una storia di alterne fortune, di luci e ombre. Ad un certo punto, a significarne l’importanza, venne chiamato “La cattedrale dei metalmeccanici”. Le prime difficoltà risalgono al 1973 e al 1979, con lo scoppio delle crisi energetiche che causarono una riduzione della domanda e, quindi, della produzione (dalle 126mila vetture realizzate nel 1973 si passò alle 97mila del 1975).

“All’inizio degli anni ’80 – osserva Paolo Milani, ‘alfista’ dal 1970  e storico sindacalista della Fim Cisl, con compiti di responsabilità su tutto il Gruppo Fiat nel milanese – ad Arese lavoravano 19mila persone, per due terzi operai. Era una vera e propria cittadella del lavoro. Qui sono stati realizzati tutti i più importanti modelli dell’Alfa Romeo: dalla Giulia, all’Alfetta, alla Nuova Giulietta. Le ultime auto a marchio Alfa, la Gtv e la Spider, sono uscite nel 2000, ma di fatto, la produzione si è chiusa definitivamente nel 2002, con la Fiat Multipla. La fabbrica ha avuto momenti felici ed altri meno. Sul piano sindacale non è stata facile da governare. La Fiom e i sindacati autonomi sono sempre stati forti. Abbiamo avuto anni duri, con scioperi all’ordine del giorno, non sempre giustificati. Da Arese sono passate anche le Brigate Rosse. Oggi resta qualche rammarico per com’è andata. Probabilmente se le istituzioni e i sindacati di base ci avessero creduto di più qualche area di lavoro legata all’automobile sarebbe sopravvissuta. E’ comunque positivo che una parte sia stata riconvertita e offra ancora occupazione”.

1986, ARRIVA LA FIAT

Passata dall’Iri (quindi dalla mano pubblica) alla Fiat nel 1986 (“E il cambiamento si è sentito – dice Milani -, sono state messe delle regole più stringenti che qualcuno non ha mai digerito. A me, ai tempi dell’Iri, qualcuno diceva che lavoravo troppo…”), l’ingresso di Torino portò a nuovi investimenti, ma anche a una contrazione del personale e al ricorso agli ammortizzatori sociali (una costante, ad un certo punto, dello stabilimento di Arese: le ultime casse integrazioni si sono chiuse a fine 2014). Ma la svolta in negativo c’è stata nei primi anni ’90, complice anche la bocciatura, da parte della Regione e dell’autorità giudiziaria, della richiesta della Fiat di rifare il reparto verniciatura (contro si erano schierati alcuni comitati di residenti e il sindacato di base). Il progressivo disimpegno di Torino è stato segnato da anni di casse integrazioni, mobilità, prepensionamenti e accordi sulla ricollocazione dei lavoratori. La cessazione delle attività è datata fine 2002. In quel periodo si era anche fatta strada l’ipotesi di trasformare l’area in un Polo di ricerca e produzione per la mobilità sostenibile, con il coinvolgimento delle istituzioni locali (Regione in testa), ma il progetto è rimasto sulla carta. Oggi della gloria di un tempo è rimasto il bellissimo museo dell’Alfa Romeo. E qualche modello in esposizione al primo piano del centro commerciale.

IN UN MUSEO QUEL CHE RESTA DELLA FABBRICA

Quel che resta dell’Alfa di Arese è racchiuso in una splendida esposizione, ad un passo dall’area su cui sorgeva lo stabilimento. “La macchina del tempo - Museo storico Alfa Romeo” è un viaggio nel mito della Casa del Biscione. Riaperto al pubblico nel giugno del 2015 (in occasione della preview mondiale della nuova Giulia), dopo un importante intervento di riqualificazione e allestimento (la struttura originaria è del 1976), raccoglie i modelli più significativi della storia dell’Alfa Romeo.

“Il museo – spiega il curatore, Lorenzo Ardizio – propone al visitatore una sorta di escalation emozionale. L’idea è quella di un libro che racconta una storia e tiene il lettore attaccato alle pagine fino alla fine. E’ la vicenda  di un’azienda e di un marchio che continuano a vivere. La struttura, sia pure riammodernata, risale agli anni ’70, come a voler sottolineare il rapporto necessario tra storia e contemporaneo”.

Lungo il percorso sono esposti i 69 modelli che maggiormente hanno segnato l’epopea del marchio e dell’auto italiana. Dalla prima vettura A.L.F.A., la 24 HP, alle leggendarie vincitrici delle Mille Miglia come la 6C 1750 Gran Sport di Tazio Nuvolari; dalle 8C carrozzate Touring alla Gran Premio 159 “Alfetta 159” campione del Mondo di Formula 1 con Juan Manuel Fangio; dalla Giulietta, vettura iconica degli anni ´50, alla 33 TT 12.

L’allestimento, arricchito da filmati e postazioni multimediali, è suddiviso su tre piani, che sono anche tre principi: la “Timeline”, che rappresenta la continuità industriale; la “Bellezza”, che unisce stile e design; la “Velocità”, sintesi di tecnologia e leggerezza. Da segnalare l’installazione “Quelli dell’Alfa Romeo”, che spiega come in più di 100 anni sia nata una leggenda grazie al lavoro di migliaia di uomini che hanno contribuito alla crescita dell’azienda: dagli operai ai meccanici, dai collaudatori ai disegnatori, dagli ingegneri agli impiegati. Il tutto è arricchito da bookshop, caffetteria, Centro Documentazione, tracciato di prova per sfilate di auto storiche, spazi per eventi e show-room di vendita. Info www.museoalfaromeo.com .

Mauro Cereda

21/04/2016
Twitter Facebook