Le emozioni, le aspettative, i giudizi di ragazze e ragazzi vicini alla maggiore età che da mesi frequentano la redazione di Job nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro prevista dalla riforma. Foto e filmato
Una redazione più fresca, quella di JOB, che nella sala riunioni, inter nos dedicata a Guido Calogero, accoglie ogni settimana da alcuni mesi i ragazzi delle scuole di Milano e dell’hinterland. L’immagine che abbiamo in mente è quella tratteggiata da Guttuso in cui vi sono Bobbio, Calogero con la mano alzata, e gli altri, con i loro appunti sul tavolo.
La realtà che abbiamo davanti gli occhi è altrettanto affascinante: 16enni, 17enni neo 18enni. I loro Samsung, Iphone, e Hawei. Due portatili, un fisso. Tra la sala riunioni e la redazione vi è un salottino”, è stato realizzato da un’associazione di Monza che si chiama Sul Filo dell’Arte.
Da diversi mesi ormai è il nostro salottino “dopo JOB”, con quel telefono vintage, e le poltroncine smart, le linee e i colori del pittore olandese Mondrian. L’ambiente fa innamorare tutti, a prescindere dalla generazione cui si appartiene, ed è un “attira selfie”. Lì i ragazzi degli anni 10 del terzo millennio si raccontano, si confrontano, a telecamere spente prima e poi, subito viene voglia di prendere qualche appunto, c’è chi lo fa sull’ipad e chi su un A4 rubato dalla fotocopiatrice (per altro sapete che questi ragazzi non sanno neppure come si usa? Fine delle generazioni di stagisti che facevano solo fotocopie! è un altro mondo).
C’è chi fa da cameramen, e chi da regista, chi si occupa della produzione, tutti a turno, tra una risata e un imbarazzo quando scatta il rec. L’esperimento di raccontare paure e sogni dei diciottenni, coloro che voteranno per la prima volta, arriveranno all’ambitissima patente, simbolo di indipendenza, e per alcuni mancano solo alcuni secondi alla cittadinanza italiana, dopo che ci sono anche nati e cresciuti in Italia, giorno dopo giorno.
E ci accorgiamo che per conoscere il mondo del lavoro serve prima conoscere se stessi e gli altri. I coetanei. Quel mondo sconosciuto anche a loro. Una lezione contro i pregiudizi, e a volte un ripasso di geopolitica. Senza ipocrisia, la verità. Impegna i sindacalisti, la politica, gli insegnanti, a rappresentarli, a conoscerli meglio. Per loro è in gioco “la libertà da conquistare nel futuro”. Desiderano ardentemente con tutte le forze, con tutto il loro rumore o il loro silenzio, la libertà, …vogliono solo sapere che qualcuno guarda a loro con fiducia.
Inizia così, qui, il nostro reportage, nel mondo dei (quasi/neo) 18enni di oggi. Sono nati nel 1998, 1999, sono i nativi digitali, tra emoji, meme, alla domanda “Cosa temi di più di tutto?” rispondono “il terrorismo”.
FEDERICA: c) il terrorismo
ALESSIA: c) il terrorismo
BERNADETTE: c) il terrorismo
ELISA: a) Cerco di non pensarci, grazie
MAURO: d) La Guerra nucleare
ROUMANY: b) Una nuova Guerra Mondiale
Ma come si informano le nuove generazioni, dove catturano la notizia o meglio quale mezzo li incontra prima? Vediamo la domanda “Come ottieni le notizie?”.
FEDERICA: su internet, dove capita
ALESSIA: facebook
BERNADETTE: sul giornale
ELISA: su internet
MAURO: su google
ROUMANY: ovunque possa farlo – Twitter, Facebook, Snapchat…
Alla domanda “Come descriveresti la tua generazione?” risulta che non vi sia una coscienza collettiva accentuata al momento ma chi sceglie di esprimersi si definisce “responsabile”.
FEDERICA: siamo caduti in basso
ALESSIA: non mi esprimo
BERNADETTE: passo
ELISA: Non mi vedo come parte di una 'generazione', sinceramente
MAURO: Laborioso! Patriottico! Responsabile!
ROUMANY: Responsabile.
Del resto non si sentono impegnati in termini politici, ad eccezione dei ragazzi egiziani, come Henim, che sono arrivati in Italia dopo la Primavera Araba e hanno in mente ancora i carrarmati difronte a loro, l’esercito contro le famiglie, sparpagliate, nelle loro piazze che erano “politica”, correvano con tanta paura di non incontrarsi più. Così i ragazzi rispondono a “Come descriveresti la tua politica?”.
FEDERICA: no comment
ALESSIA: vivi e lascia vivere
BERNADETTE: passo
ELISA: niente
MAURO: non ho un’opinione
ROUMANY: sono interessato e seguo le notizie giornaliere.
Ma allora veniamo a delle scelte più leggere, nel loro tempo libero, e ipotizziamo: “Vai a un ristorante elegante. Qual è la prima cosa che fai quando arriva il tuo pasto?”. Qui scopriamo un’app che personalmente non conoscevo, mi spiegano si tratta di un’app simile a Instagram. Non colgo vere edifferenze fino a quando Mauro non mi spiega che lui non la usa e non vede che senso possa avere postare immagini che poi scompaiono il giorno dopo… Si tratta di Snapchat. Storie per una sera, potremmo dire. Il dato di fatto è che solo 1 su 6 inizierà a mangiare senza aver prima immortalato il momento/luogo/gruppo.
FEDERICA: b) lo aggiungo alla mia storia Snapchat
ALESSIA: b) lo aggiungo alla mia storia Snapchat
BERNADETTE: b) lo aggiungo alla mia storia Snapchat
ELISA: d) Scatto una foto, passo cinque minuti a decidere che filtro di Instagram utilizzare. Valencia..
MAURO: c) Ehm, mangio il cibo. Che altro dovrei fare?
ROUMANY: a) scatto una foto e mangio.
Terminiamo questa prima batteria di domande per conoscere i ragazzi di oggi con gli ultimi due quesiti, “ Ti sei addormentato. Dov’è il tuo telefono?” E la risposta credo sia identica a quella di quasi tutte le altre generazioni che ormai popolano il nuovo millennio; oscillando dal “sul comodino che sta caricando”, “certamente sta caricando o è a fianco a me”, “ovvio, a fianco a me”, “è in carica”.
Infine: “È sabato sera. Quali sono i tuoi piani?”. Stupirà ma 4 ragazzi su 6 non esce la sera del sabato o per non spendere o perché i genitori non concedono di rientrare da soli dpo le 21 perché hanno paura. Solo Federica risponde per prima e con spontaneità che esce con gli amici per pub e discoteca. E resta stupita quando non le fa seguito nessun eco, ma le risposte inaspettate dei coetanei come Elisa che alle 21 deve tornare a casa. Un ragazzo su sei lavora (con voucher) il sabato sera.
FEDERICA: pub oppure discoteca
ALESSIA: non faccio niente
BERNADETTE: niente, sono al verde.
ELISA: niente, e se esco alle 9 devo essere a casa
MAURO: niente, sono al verde.
ROUMANY: io sinceramente lavoro. (A un ristorante).
Questa ultima domanda, anche nel contesto dell’alternanza scuola lavoro, lascia spazio a riflessioni sulla città di Milano. Orari, tempo libero, lavoretti, sicurezza, luoghi della cultura nelle sere e nei festivi, proposte capaci di rassicurare i genitori e di arricchire il curriculum vitae dei neo 18enni.
allegato: la video cronaca di Mauro Cereda dell'iniziativa del 19 febbraio alla Triennale di Milano