Un'ora a fine turno. Più di mille le aziende del milanese coinvolte. Mansolillo (Fim): “Squinzi vuole mano libera e l’abolizione del contratto nazionale”. Galvagni (Cisl): “Pieno sostegno all'iniziativa dei metalmeccanici.
La Fim Cisl milanese, da sola, chiama a raccolta i lavoratori metalmeccanici, proclamando un’ora di sciopero per protestare contro la scelta di Confindustria di rompere le trattative sulla riforma del modello contrattuale.
L’astensione dal lavoro è in programma venerdì 16 ottobre, alla fine di ogni turno. Manifesti che spiegano le ragioni dello sciopero sono stati diffusi in oltre mille aziende sindacalizzate fra Milano e provincia.
“Questa iniziativa – spiega il segretario generale della Fim Cisl Milano Metropoli, Giuseppe Mansolillo – è stata organizzata per protestare contro la scelta di Confindustria di abbandonare la discussione sul nuovo modello contrattuale, delegando di fatto la competenza in materia al governo. Una mossa che nasconde anche la volontà di depotenziare, se non addirittura abolire, il contratto nazionale. Non a caso gli industriali stanno facendo tante resistenze al rinnovo dei contratti attesi da milioni di persone. Le conseguenze della crisi non possono pesare sempre sulle spalle dei lavoratori”.
Pieno sostegno all’iniziativa è stato espresso anche dal segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni.
“L’ipotesi, sostenuta dagli industriali, di abbandonare la contrattazione nazionale - osserva Galvagni -, autorizza il governo al disimpegno su un tema cruciale: la redistribuzione del reddito. Problema che non può essere risolto dal salario minimo. Per la Cisl il doppio livello contrattuale è una garanzia, perché contribuisce a distribuire risorse e reddito in modo più equo. Delegare poi al governo le regole della contrattazione è un grave errore sul quale Confindustria deve fare una rapida riflessione. Se vogliamo affrontare questa fase, che sembra accompagnare l’attesa ripresa economica, occorre creare le condizioni perché le relazioni sindacali assumano il ruolo guida che compete loro. Ogni scorciatoia non fa che rallentare la ripresa. E di questo, né Milano né il Paese, hanno bisogno”.
Alla Fim Cisl milanese non sono piaciute le recenti parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nei riguardi del sindacato.
“Squinzi – aggiunge Mansolillo – ci considera un ostacolo, un fastidio, ma sbaglia. La Fim Cisl, in particolare, come dimostra ad esempio la vicenda Fiat, si è sempre dimostrata disponibile al confronto, senza pregiudizi ideologici, per trovare le soluzioni migliori ai problemi dei lavoratori e delle imprese. Ma adesso non ci stiamo a fare la parte di quelli che rallentano la crescita del Paese. La verità è che gli industriali vogliono mano libera: affidando la palla al governo pensano di indebolire la rappresentanza sindacale, ma non ci riusciranno perché i lavoratori sono con noi”.
La Fim Cisl di Milano Metropoli conta quasi 10mila iscritti ed è presente in 1.022 aziende con 616 delegati.
“La Cisl – conclude Mansolillo - è da sempre favorevole al potenziamento della contrattazione decentrata, ma il contratto nazionale deve restare lo strumento principe delle relazioni industriali e sindacali, perché è la contrattazione collettiva a garantire i livelli retributivi minimi e a sancire i diritti dei lavoratori, soprattutto in un tessuto produttivo composto al 90% da piccole e medie imprese. Le aziende devono capire che per uscire dalla crisi non basta pagare meno i dipendenti o licenziarli, ma occorre investire in innovazione, formazione e qualità”.