COORDINAMENTO DONNE
La conciliazione oltre il Jobs act

Siamo abituate a considerare la vita come una corda tesa, su cui noi dobbiamo camminare in equilibrio precario, sempre sul punto di cadere da una parte o dall’altra. O ancora, siamo abituate a considerare la vita come una strada che, di tanto in tanto, ci presenta dei bivi, scelte obbligate, le cui strade sono rigorosamente contrastanti. Socialità o solitudine. Vincoli o libertà. Famiglia o lavoro. Sembra quasi che la vita sia la risultante di un contrasto perenne e che l’unico modo per non cadere in un eccesso sia mantenersi distante da entrambi i poli, per trovare l’equilibrio.

E se invece l’equilibrio non stesse nella via di mezzo tra due opposti, ma nella loro sintesi?

Ho assistito a un bellissimo incontro sul tema della donna nella società di oggi e su come sia possibile conciliare famiglia e lavoro. Riflettendo, è emerso che la società di oggi non ama molto l’equilibrio, anzi, è solita cedere al fascino perentorio degli estremismi. Così da una parte c’è una mentalità che vuole la donna a casa, a badare ai figli e alle faccende domestiche, e dall’altra vi sono le vigorose spinte verso un’emancipazione che, purtroppo, si traduce spesso in carrierismo e individualismo.

Noi donne cresciamo cercando di barcamenarci tra questi contrasti, ormai fanno parte di noi, della nostra storia, potremmo dire della nostra stessa essenza. Perché siamo considerate il sesso debole, pur essendo la forza generatrice  della natura; siamo l’archetipo dell’accoglienza, pur essendo in molte culture e Paesi ancora escluse da ruoli e opportunità; siamo spinte dall’istinto naturale alla maternità, mentre il mondo del lavoro vuole insegnarci che la carriera può – a volte deve – venire prima della famiglia; siamo nate per legarci, affidarci e prenderci cura di qualcun altro, nonostante la società contemporanea sia intessuta d’individualismo.

Il femminismo, che era nato come un movimento per promuovere l’uguaglianza tra uomo e donna, dunque una condizione di equilibrio, si è lentamente trasformato in un estremismo, al punto da produrre affermazioni quali “l’utero è mio perciò ne faccio ciò che voglio” o “è un mio diritto poter congelare gli ovuli se voglio far carriera prima di diventare madre”. Vien da chiedersi: come è potuto accadere? Davvero è così difficile trovare – e mantenere – l’equilibrio oggi?

La risposta, secondo me, è che noi donne sbagliamo in partenza. Perché ci ostiniamo a considerare due poli opposti d’attrazione e noi, povere misere mortali, divise e confuse nel mezzo. Ci ostiniamo a vedere contrasti, bianco o nero, e differenze ovunque. Senza renderci conto che spesso le differenze risultano complementari e dunque s’incastrano perfettamente per completare l’insieme.

Così l’uomo e la donna non sono né devono essere uguali, perché non lo sono di natura: ognuno ha le proprie specificità, che deve conservare per poterle donare all’altro e renderlo più completo. Allo stesso modo la libertà non sta nell’assenza di legami, perché spesso sono proprio i vincoli che ci legano ad altre persone a renderci più liberi di fare ciò che desideriamo nella vita, permettendoci di creare sinergie, di aiutarci a vicenda e dunque di diventare più forti insieme. Così anche il lavoro e la famiglia non devono essere ambiti contrastanti, ma due aspetti della stessa persona, due attività che, lavorando sinergicamente, la rendono più completa. L’equilibrio, la completezza non stanno nella via di mezzo, che di per sé non è né bianca né nera, ma nell’unione. Nella somma, non nella differenza.

È una sfida. Perché trovare una sintesi tra poli opposti è un’operazione difficilissima. Tuttavia è necessaria. E l’amore, così come la vita, deriva sempre da un’interferenza costruttiva. Due persone diverse che, unendosi, formano un insieme. È la natura a insegnarlo, sta a noi poi applicarlo nella vita

08/07/2015
Antonella Orsini
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