La prova nazionale è stata presentata come la soluzione di tutti i problemi ma non è così. Il tutto sulla pelle di 12mila candidati che devono ripetere il test e, a un anno dalla laurea, non sanno ancora se e dove potranno fare la specilizzazione.
E’ di sabato scorso primo novembre la notizia del grave errore di inversione, commesso dal Cineca, nella somministrazione delle prove d’esame per l’area medica e l’area dei servizi.
“ A seguito di questo grave fatto i candidati saranno richiamati - scrive in un comunicato Michele Bandirali della Cisl Medici Lombardia- per rieseguire le suddette prove. Vogliamo esprimere a tutti i colleghi coinvolti la nostra vicinanza per lo stress a cui sono stati sottoposti da un anno a questa parte: incertezza sul tipo di prova, sui contenuti, sulla data e sulla sede in cui, se vincitori, verranno ammessi. Insomma si sta giocando sulla pelle di 12 000 colleghi che a loro spese hanno affrontato, e dovranno riaffrontare, lunghe trasferte per eseguire il test nell’attesa di capire in quale parte d’Italia dovranno vivere e se saranno tra i pochi prescelti per diventare specializzandi.
Tutta la vicenda dimostra come il concetto di riforma non sia di per sé positivo. Il clima mediatico degli scorsi mesi ci ha fatto credere che la prova nazionale sarebbe stata la soluzione di tutti i mali. Ci troviamo oggi di fronte a problemi nettamente peggiori di quelli degli anni precedenti. Riteniamo occorra ripensare totalmente i meccanismi di selezione che regolano l’accesso sia all’università di Medicina e Chirurgia sia alle Specializzazioni dell’area medica. Si tenga però al centro della discussione non i tecnicismi ma il giovane medico; non possiamo tollerare di tenere in sospeso la vita professionale di 12 000 colleghi che non sanno, a più di un anno dalla laurea, se potranno essere specializzandi e dove dovranno andare a vivere per i prossimi cinque anni”.