Il debutto dell’artista, Il Sangue di Giuda è costruito su goliardia, cantautorialità e freschezza.
Esiste un genere toscano di rock? Se i Litfiba hanno seminato in 30 anni qualcuno avrà raccolto. E così capita di scorgere alcuni passaggi di Pelù e company nel cantato del nuovo album dell’astro nascente della musica italiana, Giuseppe Capuana, che si chiama Il Sangue di Giuda (video qui: https://www.youtube.com/watch?v=HmWrxFAxsCw ). Anche se siamo anni luce distanti all’ambiente sonoro del puro rock, Capuana si posiziona in quel gustoso mix di folk e danza cantautoriale con agilità e maestria. È indubbiamente artista eclettico e ce lo fa sentire con le sue origini siciliane e provenienza milanese, adattate alla vita delle colline toscane. La sua bio dice: “proprio la permanenza in Toscana gli offre importanti spunti di crescita artistica, pittorica e musicale. L'incontro con Giulio Iozzi (arrangiatore e produttore artistico) ne è una dimostrazione”.
E con Iozzi, Capuana ha composto il primo album della sua carriera in cui si affronta il tema della vita in tutte le due sfaccettature: dalla nascita di un figlio, alla bellezza di un fiore che rappresenta la forza, alle sfide che la vita stessa ci pone.
L’album, su etichetta
Raimoon Ed. Musicali Srl
, è l’ultimo di una serie di esperimenti artistici del cantante: “Negli ultimi quindici anni nasco e rinasco molteplici volte sotto diversi profili artistici. Ho cominciato ad
usare la penna, i suoni, i colori e la voce quando ho sentito la “tela” diventare piccola, accorgendomi che
esistono conni perimetrali di‑fficili da oltrepassare con il solo uso del colore o del segno.
Per alcuni mesi viaggio, abito, e mi perdo in giro per l’Italia con i miei fogli, la mia chitarra e la mia
bicicletta”.