DAL JAZZ AL ROCK
John De Leo, l'artista che spiazza

Un modo unico di fare musica: controcorrente e in bilico tra il cinema italiano e le orchestre sperimentali. Esce il disco Il Grande Abarasse

Incontrare John De Leo è abbastanza spiazzante. L'ex Quintorigo, la band che entusiasmava i palati fini a Sanremo 10 anni fa, parla poco, si muove molto, ama esibirsi con la sua band più che discutere della sua arte. Perché di arte si parla, se si considera che il cantautore romagnolo in veste solista ha lavorato con grandi maestri come Bollani, Banco del Mutuo Soccorso e Fossati e sintetizza queste sue esperienze in un mix di emozionanti canzoni nel suo disco appena pubblicato, Il Grande Abaresse. Un lavoro che è immaginato come un racconto di vita vissuta in un condominio, un po' strampalato per dirla tutta. Ma per questo intrigante perché ogni brano corrisponde a uno dei suoi appartamenti e dei suoi personaggi.

C'è molta ironia, molto dei nostri tempi in quello che John De Leo canta, applaudito da una schiera di estimatori che va dai colleghi agli ascoltatori più raffinati. Lui ne è conscio, ma svicola, perché dice che la musica è per tutti e soprattutto, è senza steccati. “Mi nutro di molta musica diversa – ci ha detto al lancio dell'album pubblicato coraggiosamente dalla Carosello – gli elementi sono sempre la canzone cantautoriale, il rock indipendente e il jazz. Ma mi diverto con i musicisti e non è solo la musica ma anche la letteratura. Leggo saggi, romanzi e poesie e cerco di condensare tutto nelle canzoni. Poi c'è la vita reale, gli incontri che sono la linfa vitale per chi crea”.

John De Leo ha lavorato anche a dei tributi per Nino Rota, il famoso compositore delle musiche dei film di Federico Fellini. Un creativo che non lascia da parte il suo talento da polistrumentista. Infatti vi suggeriamo di andarlo a vedere dal vivo dove sfoggia tutto il suo estro. Suoni onomatopeici, strumenti improbabili e virtuosismi dei suoi musicisti, in primis Fabrizio Tarroni che compone con lui. “Mi interessa l'aspetto della condivisione della musica, bisogna sempre essere assieme a cantare e vivere la musica. Ma ancora non è reato innestare altri generi nel pop”, dice De Leo. Il solito dilemma tra arte elitaria e popolare. Quale strada scegliere per farsi riconoscere? “Io faccio il mio mestiere cercando di portare avanti con coerenza e onestà quello che voglio fare. Ma non mi aspetto niente dal pubblico. Ho sempre in mente una frase che ho letto in un museo a Venezia: Il rispetto nel pubblico non sta nell'accontentarlo”.

14/10/2014
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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