La 'maghetta' di Herry Potter, in un discorso all'Onu, evdenzia come la problematica del fennimismo incida non solo sul genere femminile ma interessi direttamente anche quello maschile.
Emma Watson, la piccola maga della saga di Harry Potter è diventata una donna e, nella piena consapevolezza di tale ruolo, tenta di fare un’ulteriore magia, quella di far riflettere, ridonando un tratto positivo al concetto ormai snaturato di femminismo. La Watson, lo scorso 21 settembre, ha infatti tenuto un discorso alle Nazioni Unite. L’appello è rivolto al genere maschile, chiamato a prendere atto della problematica di parità dei diritti fra i generi in maniera attiva, per non essere solo consapevole ma compartecipe.
«Uomini – vorrei cogliere questa opportunità per estendervi un invito formale. La parità interessa anche voi. Perché oggi, ad esempio, ho visto che per la società mio padre vale meno come genitore, anche se, da figlia, ho bisogno di lui quanto di mia madre. Ho visto giovani affetti incapaci di chiedere aiuto per timore di sembrare meno virili» e prosegue «se gli uomini non dovranno essere aggressivi per essere accettati, le donne non si sentiranno costrette ad essere remissive, se gli uomini non dovranno esercitare il controllo, le donne non dovranno essere controllate. Uomini e donne dovrebbero entrambi sentirsi liberi di essere sensibili. Entrambi dovrebbero sentirsi liberi di essere forti».
La Watson evidenzia come la problematica del femminismo, sia una condizione che non incide solo sul genere femminile, ma riguarda in maniera diretta e profonda anche quello maschile. Si capovolge così il paradigma, che non vede più i due sessi avversi, con bisogni divergenti, nella necessità di determinare una superiorità di genere, ma vede emergere uno stato comune dove il femminismo può condurre alla libertà. «Se smettiamo di definirci l’un l’altro con quello che non siamo, possiamo iniziare a definirci con quello che siamo – possiamo tutti essere più liberi». Bisogna quindi superare la fase che ha visto uomini e donne contrapposti per arrivare a un equilibrio fra i due generi, fatto di dialogo, collaborazione e rispetto reciproco. È giunto il momento di abbandonare gli stereotipi di genere che si traducono esclusivamente in scontri intestini alla società, per comprendere che la parità dei sessi è un bisogno e un diritto comune e in quanto tale necessita di soluzioni condivise.
La campagna “HeForShe” della giovane ambasciatrice ONU ha trovato il favore e il consenso del Coordinamento Donne e Politiche di Genere della CISL di Milano Metropoli, il quale concorda sull’esigenza di superare l’attuale percezione del femminismo, riconducendolo a una connotazione positiva. Il femminismo ha aiutato le donne a prendere coscienza dei propri diritti e del proprio valore, acquisendo sempre maggiore consapevolezza di sé; le ha aiutate ad affermarsi, conducendole per mano verso un’identità nuova. Si presenta oggi più che mai il bisogno di tornare a questa chiave costruttiva del concetto e abbandonare quella connotazione distruttiva che negli anni la contrapposizione e talvolta il rancore hanno cucito addosso alla parola parità. È in questo quadro che si colloca l’iniziativa del Coordinamento Donne, il quale ha deciso di aprire i propri incontri agli uomini, invitandoli a collaborare e portare la propria visione riguardo le tematiche. Si prospetta quindi una nuova società del dialogo, del rispetto e del cercare insieme soluzioni condivise. Ogni tanto serve la magia di un grande eco per risvegliare un cambiamento e ora che Emma Watson ci ha regalato un po’ della sua, “il cambiamento deve iniziare da noi”.