ESCE L'EQUAZIONE
Antonio Maggio e l'Italia che riprende l'orgoglio

Al suo secondo disco il cantautore pugliese riprende melodie della tradizione cantautorale. E nei testi bacchetta i tempi in cui viviamo, esaltando però la cultura del proprio paese.

È bravo Antonio Maggio a trasformare le difficoltà in opportunità. L’obiettivo, per il 27enne cantautore salentino trapiantato da poco a Milano, è sempre ripartire. Lo ha fatto all’indomani della vittoria del primo X Factor (era il 2007) con un vocal group che non molti ricordano, gli Aram Quartet . E poi lo ha rimesso in pratica l’anno scorso quando dal nulla è ritornato, solista, con Mi servirebbe sapere.

Ora lancia un secondo disco, L’Equazione, che è “il passo più difficile – dice presentandolo – perché è la conferma”. Ma lo fa con ironia, leggendo la realtà che lo circonda e pensando sempre “al testo e sottotesto”, nel senso che non dice quasi mai il punto di vista diretto, ma ce lo fa scoprire col sarcasmo. “Quasi tutte le canzoni, a partire dal primo singolo L’Equazione, nascono da questa riflessione: che non è un tempo negativo in assoluto, che ce la si può fare. L’Italia è un grande paese, ha la cultura, il cibo e le donne migliori del mondo”. Una convinzione che dovrebbe diventare uno slogan generazionale.

E così, in un’epoca nella quale “un posto fisso lo han trovato solo le paure” (da Nell’etere ), L'Equazione dice il protagonista “è una presa di coscienza di tutto ciò che stiamo vivendo, in questo "tempo dei tanti, in cui già parlano in troppi". Un tempo in cui tutti vogliono far tutto, anche al di là dei propri mezzi e delle proprie possibilità, in cui la velocità del vissuto non ci lascia neppure il tempo di ragionare sulle scelte che facciamo e in cui l'apparenza e l'immagine arrivano prima del contenuto. É un invito a fuggire dalla routine concettuale di cui siamo tutti inconsciamente protagonisti, uno sprone. L'equazione da risolvere è dunque dentro noi stessi, perché con impegno e speranza possiamo diventare protagonisti di un cambiamento”.

IRONIA – Maggio ha trovato la sua cifra, il suo marchio di fabbrica: “Come nella vita di tutti i giorni cerco di dare un vestito ironico a quello che voglio dire. Come quando parlo degli italiani, che storicamente dai giorni buii hanno saputo tirar fuori cose grosse. Nella mia canzone alla fine è un bimbo a saper risolvere l’equazione. La semplicità è la chiave. Non c’è bisogno di darci la zappa sui piedi per tutto quello che non va. Di questi tempi sarebbe meglio tornare a leggere meglio i libri di storia e capire veramente che l’Italia con la sua cultura è stato un faro per tutto il mondo per tanto tempo”. Un moto d’orgoglio che però non è mera benevolenza per il proprio paese: “Sono anche duro quando bacchetto i tempi in cui viviamo, cerco di farlo con leggerezza e prendendo il discorso in linea generale. Ma in un disco credo che si debba mettere soprattutto divertimento, perché dopo tanto stress, se si ascolta una canzone, per tre minuti si ha bisogno di svagarsi”.

14/05/2014
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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