INTERVISTA AL DIVO POP
Alessandro Casillo, l'”anti-neet” che studia, lavora e canta

 

Ha solo 17 anni ed è secondo in classifica. Domani parte il tour da solista dall’Alcatraz di Milano.

Da un lato ci sono i “neet” (acronimo inglese che vuol dire “"Not (engaged) in Education, Employment or Training”, non coinvolti in studio, lavoro o formazione). Dall’altro c’è chi lo fa con bravura e caparbietà. È il caso di Alessandro Casillo , il nuovo divo del pop italiano, un ragazzo milanese che molti si ricorderanno grazie ai suoi trascorsi in tv, e che è al terzo anno dell’Istituto tecnico industriale termotecnica. Oggi ha 17 anni  ed è il più famoso di tutti cantanti nella sua fascia d’età.

Lo abbiamo intervistato alla vigilia del tour che lo vede protagonista mentre è ancora a scuola (13 maggio all’Alcatraz di Milano, il 17 maggio al Teatro ABC di Catania, il 24 maggio all’Orion Club di Roma e il 25 maggio all’Arenile di Napoli). Casillo è reduce da un successo discografico abbastanza inusuale per il nostro paese: il suo disco “#ALE ” (Carosello Records) ha debuttato al secondo posto della classifica dei dischi più venduti scalzando dalla vetta Ligabue e dietro solo Bruce Springsteen, la superstar americana che ha decenni di carriera alle spalle. Il giovane milanese, 17 anni questo mese, è particolarmente attivo per l’autopromozione sul web ma a quanto pare prende la scuola con uguale interesse che il canto. Uscito vincitore da un’edizione di Io Canto con Gerry Scotti (era il 2011) ha poi vinto Sarnemo nella categoria giovani l’anno dopo. Del suo pezzo di lancio di quest’anno dice:

«"Ci credo ancora " è uno dei brani a cui tengo di più di questo album. A 17 anni anche l'amore può cominciare a diventare una cosa seria. Per me è così, e di questo parla la canzone. Del vero amore, dell'incontro che ti cambia la vita, della ricerca della persona che sarà "per sempre", come tutti in fondo vorremmo che fosse. Ovvio, il tempo non mi manca, ma per me l'amore è esattamente questo, e di questo parla la canzone».

Casillo si è ovviamente affidato a professionisti esperti: per il disco la produzione esecutiva è di Gabriele Parisi, mentre la produzione artistica e gli arrangiamenti sono a cura di Gianluigi Fazio, con la supervisione artistica di Luca Chiaravalli, che ha lavorato con stelle internazionali.

Come prendi questo doppio ruolo di studente e popstar a soli 17 anni?

Molto tranquillamente bisogna impegnarsi su tutte e due le cose, bisogna avere buona volontà e non perdere di vista la realtà. Per fortuna ho amici e famiglia che mi aiutano in questo, non faccio una vita tanto diversa dai miei coetanei. È solo che mentre loro hanno altri impegni io magari impegno il tempo per andare a cantare. Ovviamente per il futuro mi piacerebbe seguire la parte di musica nella mia vita, che è la cosa che mi piace di più.

Cosa ti dicono in famiglia?

Di arrivare al magico diploma, mi hanno sempre detto che se volevo continuare a cantare dovevo andare bene a scuola. Ora che sono passati diversi anni dal mio esordio in tv, sono partito che avevo 13 anni, mi avvicino ai 18 anni e penso di essere cambiato. Sia fisicamente che nel modo di pensare senza nemmeno accorgermene, sono cambiato. Mi sento vicino ai miei coetanei allo stesso modo di come ci si sente uniti in una squadra di calcio.

Sai che è un periodo molto infelice per tutta una generazione di giovani, che non studiano né lavorano. Hai qualcosa da suggerire? Un incoraggiamento?

Credo che se qualcuno non si impegna nello studio o nel lavoro è una cosa sua, una decisione che ha motivazioni personali. Io personalmente sono stato molto fortunato con la musica, era un mio obiettivo, mi è andata bene e sto lottando per fare questo, mi ammazzo di fatica ma mi piace così. Devo anche dire che lo studio per me è un piano B. Quello che mi sento di dire è che in generale bisogna ottenere bisogna dare, saper dare.

Stai maturando sotto gli occhi del pubblico, ti crea qualche imbarazzo?

È chiaro che crescendo inizio a curare l’aspetto fisico ma così è anche anche nella vita, non è una vanità da cantante. Per il resto gioco solo a calcio.

I tuoi produttori sono più amici o più “padri artistici”?

Sono fortunato ad avere persone con tanta esperienza che mi stanno vicino, è una cosa bellissima, mi sono amici e mi danno consigli. Anche quando entriamo in studio per registrare non c’è mai quell’atmosfera da lezione, sono molto scherzosi e lavorare così crea un bel rapporto.

Tra gli autori dei tuoi nuovi brani c’è anche Matteo Beccucci, che è un vincitore di X Factor che non ha avuto la carriera che si meritava…

Non so, a me è sempre piaciuto e ricordo che quando ero piccolo il suo personaggio mi aveva colpito molto e ora ho l’onore di averlo nel mio disco. È una splendida persona, ha ovviamente molta più esperienza di me e ci siamo trovati bene anche nella Nazionale Cantanti di calcio.

La cosa più inaspettata che ti è successa?

Ritirare il premio a Sanremo a 16 anni, e per via delle lungaggini mi hanno fatto salire sul palco il giorno dopo perché i minorenni non possono andare in tv dopo mezzanotte. È stato davvero inaspettato. Poi una cosa bellissima che ricorderò sempre è quando il mio disco è andato in classifica al secondo posto.

Cosa farai dal vivo? Abbiamo messo le date in giro per l'Italia in modo da incastrarle con i miei impegni scolastici. Sono contento di avere un gruppo di musicisti giovani e talentuosi. Alcuni di loro cantano pure, quindi mi sento davvero protetto.

12/05/2014
Christian D'Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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