Nel sesto lavoro dell'artista pugliese l'ispirazione arriva dai quadri che l'hanno segnato. E l'esperimento è istrionico e divertente.
Dopo cinque dischi in cui navigava in bilico tra rap e denuncia ironica dei vizi italiani, Caparezza, il rapper di Molfetta innamorato dei fumetti e degli anni 80, approda alla sua prova più ambiziosa. Lancia in questi giorni Museica, il suo sesto album che è una collection di canzoni associate alle opere d'arte che le hanno ispirate. Un'idea innovativa che nasconde ben più di una genialata di marketing. Caparezza è il vero cantore dei nostri tempi, onesto, polemico, sfacciato come pochi ce ne sono in giro. "Mi sono arrabbiato in questi anni quando sentivo dei tagli alla cultura - ha detto al lancio di Museica organizzato, appropriatamente, in una galleria d'arte milanese - e quindi mi sono buttato in questo progetto, che evoca anche mie ambizioni da ragazzo. Con l'arte ci si nutre, tagliarle i ponti è come tagliare gli alberi in Amazzonia". Il nuovo lavoro è uno spartiacque per stessa ammissione dell'artista: "Mi sono permesso di farlo perché a un certo momento volevo essere anche produttore di me stesso ma secondo me è una zappa sui piedi: ora tutti mi chiederanno di arte per un anno e mezzo". Ma non deve temere, è parecchio ferrato e ha delle idee ben precise: "Secondo me tutta l'arte che rappresenta la realtà ha avuto un arresto da quando è subentrata la fotografia. Quindi per questo lavoro ho preso in considerazione prevalentemente i moderni, gli astratti, quelli che non ritraevano la natura". Tranne che per Giotto, che è protagonista della canzone Giotto Beat : "Perché se lo merita, è stato un innovatore quando ha inventato la prospettiva".
Tra i brani principali del disco (che sentiremo anche dal vivo a Milano l'11 luglio al City Sound) ce n'è uno che si chiama Figli d'arte : "In genere sono invidiati, raccomandati e contesi. Io li ho nobilitati raccontando la spietata parte oscura dei loro celebri genitori". Caparezza si mette nei panni del figlio di un famoso cantante e parla dell'assenza del padre che, essendo sempre impegnato tra palco e fans, non ha mai tempo per lui o lo ignora, quasi come se volesse più bene al suo pubblico che al proprio figlio. Il brano è stato ispirato dal dipinto di Francisco Goya " Saturno che divora i suoi figli ". In Compro Horror invece, denuncia la mania nazionale per i delitti irrisolti. E sentite come la spiega: « Le tele squartate di Fontana diventano il pretesto per raccontare l’attenzione morbosa di chiunque verso i fatti di cronaca nera. Il Compro Horror valuta la tua salma e la paga più di tutti. » Fai da Tela è uno dei pezzi migliori, dove il rapper racconta degli sforzi per essere noi stessi, ma siamo e saremo sempre quello che gli altri vogliono: un facile bersaglio. Hai presente il cervo con il volto di Frida Kahlo?". Si scatena quando parla dei dadaisti, Caparezza. E già questo vale l'interessamento del pubblico più attento. "Sono gli artisti che mi hanno più influenzato.Nel 1916 mentre la guerra mandava al macello migliaia di soldati, un pugno di artisti felicemente disertori si ritrovava al Cabaret Voltaire di Zurigo e mandava al macello l’arte. E la "Gioconda" rinacque con i baffi di Duchamp. C'era specialmente la figura di questo Hugo Ball che si inventò un linguaggio incomprensibile e mentre nel resto d'Europa cadevano le bombe lui, su un palco svizzero vestito da dentifricio, stimolava le reazioni più disparate degli ascoltatori". Ed ecco che in Comunque Dada Caparezza ripesca quella ambivalenza artistica tra stupore e violenza, un concetto ancora inesplorato nel pop italiano. Davvero originale. |