Non hanno fatto i talent in tv. Suonano pezzi scritti e autoprodotti che parlano di relazioni e disastri ambientali. Il quartetto napoletano tenta la via della diversità. Dalla massa.
Luigi Impagliazzo ha 25 e studia lettere classiche a Napoli. Con Pierluigi Patitucci al basso, Maurizio Milano alla batteria e Gen Cotena allaa chitarra, dà voce ai Sonatin jazz For A Funeral, un quartetto rock che sta destando interesse tra gli addetti ai lavori con un primo disco molto eclettico e abbbastanza lontano dagli stereotipi del rock nostrano. Nella loro musica ci sono influenze jazz, funky, progressive, pezzi che somigliano a Genesis o Radiohead. all’indie. Ci sono brani strumentali quasi in toto, come quello di chiusura, All The Words, e quello più politicizzati come Thank You For Every Disaster, una presa di coscienza amara di come i disastri ecologici portano via le vite degli uomini. Un disco nel suo piccolo, rivoluzionario.
«I musicisti con cui ho la fortuna di lavorare – dice Impagliazzo - hanno contributo a contaminarmi. Sono molto figurativo quando compongo come parlo di una sceneggiatura del film. Il difetto o il pregio è che sono pezzi con grandi happening e l’urgenza di non annoiare, di chiedere attenzione. Chi fa bene la musica crede di avere missione sacerdotale che prende sopravvento su tutto. L’arte, come le grandi opere di ingegno sono frutto di violenza, anche l’arte è bisogno di magnificenza e a volte fai a gara per emergere. Il mio interesse è farlo al meglio, la musica è matematica anche quindi ci sarà un modo migliore per farlo».
I Sonatin, che presto porteranno in giro la loro musica in tutta Italia, stanno suscitando anche l’interesse dei colleghi più conosciuti e avviati di loro. Ma la situazione per i giovani che fanno musica con contenuti nel nostro paese non è confortante: «Fa piacere sentirsi capiti, è anche un miglioramento, ho studiato canto e continuo a farlo quando ho bisogno di sperimentare. Vale come la pacca sulla spalla del professore. O il bacetto della mamma quando torni a casa prima. Ci piace essere solitari nel nostro percorso ma anche stare assieme è bello». I Sonatin hanno fatto già gavetta da soli e ora che sono insieme non rinunciano ai piccoli piaceri di chi suona per passione: «Il chitarrista Gen Cotena è un jazzista gli piace la dimensione dell’improvvisazione. Suonare ci permette di guadagnare, molto investimento ci vuole per fare questo mestiere». La loro dissidenza arriva anche in campi che poco hanno a che fare con la musica. Come il rifiuto di registrare le loro canzoni alla Siae: «Non ci siamo iscritti perché ho deciso di non proteggere attraverso il sistema quello che creiamo. È un modo non giusto di proteggere gli artisti, nasceva come nobile intento di proteggere Verdi ma è poi diventato merce e proteggere in maniera diversa. Il diritto di proprietà è sancito dal diritto. Il plagio? Non avremmo neanche soldi per le cause».