Daniel Adomako a soli 22 anni è il vincitore di Italia’s got talent. La prima stella di colore dell’epoca del talent show è cresciuto a Brescia. Dell’Italia dice: è un paese in grande evoluzione.
Voleva cantare fin da piccolo Daniel Adomako, il trionfatore della finale del programma di Canale 5 Italia’s got talent. Ora ha un cd in uscita chiamato con il suo nome e, presentandolo, ci ha descritto come si è avverato il suo sogno.
Come ti sei trovato ad andare al talent show di Canale 5?
Avevo già tentato X Factor e Sanremo Giovani. Da quando sono arrivato in Italia nel 2003, quando ho raggiunto mio padre che lavorava a Brescia, mi sono sempre più appassionato a come la musica è vissuta in questo paese. Sono protestante e mi sono subito messo a cantare nel coro gospel della mia comunità. Poi mi sono messo a studiare e dal 2009 le sto provando tutte per farmi notare. Ma ho capito che alla fine a interessarmi è stata sempre la musica, anche quando non mi conosceva nessuno.
Sei naturalizzato italiano, canti un repertorio a metà tra lirica e pop. Ti arrivano sempre complimenti?
Sono molto attivo sui social network e fin da quando sono stato la prima volta in tv ho sperimentato sulla mia pelle onori e polemiche. Molti dicono che non posso essere vincitore di un talent show italiano. Ma io mi sento italiano, del Ghana mi è rimasto ben poco. Me lo dicono anche i miei connazionali.
Come ti sei sentito a incidere un disco da professionista?
Ho conosciuto un grande produttore, Diego Calvetti, che ha lavorato con Mannoia, Patty Pravo. Mi hanno proposto delle musiche, sono entrato in studio e ho fatto due giorni di registrazioni intense. Non è la prima volta che lavoro così, con tanti professionisti. Ho fatto il corista da quando avevo 14 anni, ma l’emozione c’è sempre. Si è molto attenti quando si registra, si ha paura di sbagliare e prendo questa opportunità con grande serietà.
Cosa pensi dell’Italia? Sta cambiando il clima da quando sei arrivato qui?
Se intendi come integrazione ti dico di sì, perché il paese cresce e lo sarà sempre di più. Se poi ti riferisci a episodi di bullismo o razzismo, ne ho avuti tanti ma li ho sempre affrontati con un sorriso o con l’indifferenza. Se si risponde alle provocazioni si offre solo un pretesto per andare avanti. Io dico a tutti i ragazzi che hanno problemi a scuola: ignorate le provocazioni e si risolve tutto.
Come vedi la musica pop, visto che studi al conservatorio?
Molti insegnanti proprio lì tendono a dividere la musica, io la voglio unire. A me interessa cantare, non esistono generi ma solo la musica che emoziona e quella che non lo fa. E nel futuro se possibile vorrei continuare a propormi sia come cantante pop che come sopranista. Anche se riconosco che il mio timbro è molto particolare ed è difficile inquadrarlo. È anche per questo motivo che non ho pensato di andare a propormi in programmi come Amici, dove cercano specialmente artisti pop.