CANZONI DI RISCOSSA
Kettypassa, la vj milanese che diventa cantante

Dopo aver suonato per anni i dischi degli altri in tv e nei club, la performer si lancia in un progetto solista. “Dico ai giovani di svagarsi sulle mie canzoni e vorrei ci fosse più meritocrazia”.

All’Atomic Bar il giovedì sera c’è sempre tanta gente che balla e si diverte sulla sua selection. Tutta la Milano della notte conosce Kettypassa, la frizzante performer (all’anagrafe Concetta) che dalla Brianza è approdata in città per farsi strada nel mondo della musica. Prima ha fatto la vj in tv, poi la speaker a Radio Popolare. Ma c’era qualcosa che le sfuggiva: «Ho iniziato a cantare con la mia band quasi per gioco nel 2005. Ci piaceva scatenarci e fare feste. Poi siamo arrivati a comporre un disco che fa riflettere, l’ironia è tutta questa».

Il disco in questione si chiama #cantakettypassa , un divertente gioco di parole preceduto dal segno di twitter “hashtag” (che l’ufficio stampa di Ketty si affretta a puntualizzare di essere stato partorito prima del disco di Mengoni, che ha lo stesso segno). Il lavoro è molto accattivante, con influenze reggae, blues, ska. Con in testa l’esordio discografico dei No Doubt nel 1997 (“un disco a cui faccio sempre riferimento”), Kettypassa ha composto un album sulla disillusione della fine delle relazioni ma anche su come voltare pagina quando un amore o un pezzetto di vita se ne va. L’amarezza è sempre ricoperta da un filo di ironia anche quando le tematiche si fanno, come lei dice, più riflessive. «In Italia da bere ha voluto dire che il nostro caro amato Paese si diverte sempre più a trascinare il credo fondamentale nella legge dell'apparire e dell'ignoranza, quasi come bere un tè al limone da una bottiglia di Jack Daniel's, o viceversa: contenitore e contenuto non coincidono». Uno dei momenti più autentici è però il pezzo Come devo vivere : « Il rapporto tra figlio e genitore, è un conflitto ricolmo d’amore ma che riesce a toccare corde di dolore che spesso neppure conosciamo. Quando si è adolescenti e non si ha paura di lottare per i propri sogni, si vive con ribellione senza sapere esattamente cosa significhi scontrarsi con la realtà. Dall’altra parte, spesso i grandi si dimenticano di essere stati giovani e ribelli, imponendosi oltremodo».

Le suggeriamo che rispetto al suo passato dance fragoroso, c’è un’assonanza in alcuni aspetti della proposta musicale di Malika Ayane: «Un grande complimento per me, perché in realtà anche lei è circondata da una cerchia di musicisti fidati. Come esattamente succede a me, senza la mia band Toxic Tuna non sarebbe stato possibile creare certe atmosfere. Compongo musica e testi come se fosse uno sforzo corale perché è così che si fanno i bei dischi».

CARRIERA VARIA – Ketty canta dal 2005. Il suo percorso è molto legato alla città. Dopo 2 anni inizia la sua carriera televisiva su Milano Sat, canale di Sky per cui ha ideato, scritto e condotto un programma chiamato “B eviMI ”, che mostra in maniera inedita il cuore della “Milano da bere” attraverso gli eventi della città ed interviste ad artisti. Parallelamente suona in dj set anni ’70, ’80 e ’90, riproponendo il sound di quelli che furono gli anni d’oro per le scene new wave, grunge, hard-rock e metal . E come vede la sua città di adozione in tempi di crisi? «Molto viva e piena di proposte artistiche attualmente ma non ci si deve illudere, anche qui è arrivata l’involuzione italiana che considera tutto quello che è proposta artistica non degna di essere sostenuta. C’è molta creazione ma poche opportunità di vivere di arte».

Successivamente è diventata conduttrice del talk show musicale “ Database ” su Rock TV fino al 2010, nonché opinionista del programma " Chiambretty Sunday Show ". Più recentemente l’artista approda su mediaset premium dove conduce due edizioni di “ Kriminal Bar” , un programma dedicato alle serie tv.

Dal 2009 collabora come speaker con la web radio Rocknrollradio.it , dove attualmente conduce il programma " Helloketty ". In questo contesto coltiva la sua passione per il cantautorato italiano grazie al progetto “ Doubledecker ",dove ripercorre le tappe dei cantautori italiani  in chiave acustica. Come è arrivata a prodursi un disco da sola? «Ho le conoscenze giuste perché da anni conosco artisti che mi danno suggerimenti e con alcuni di loro è nata vera amicizia. Ho realizzato il mio sogno: fare un disco partendo dal basso, senza passare per il talent show. Ci sono molti che anche oggi continuano a dirmi che per sfondare devo andare in tv, ma a me non interessa. Voglio essere la dimostrazione vivente che una giovane ce la può fare da sola anche senza l’esposizione effimera di uno show televisivo».

Il brano che è in radio ora, Ultimo Tango , tra i 40 più suonati a livello nazionale, lo descrive così: «Un ultimo ballo proibito e pericoloso per guardarsi intensamente e respirarsi un'ultima volta prima di allontanarsi. Nulla è eterno, ma la magia di certi attimi permette di allungare i tempi di un’emozione».

23/04/2013
Christian D Antonio - c.dantonio@jobedi.it
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