Le proposte arrivano dal Centro studi di Banca d’Italia e da associazioni come fondazione Belisario, Valore D, Progetto donna e futuro e da esperte come Chiara Saraceno, Paola Profeta e Susanna Stefani...
Bella sorpresa stamattina sul Corriere. A seguito dell’articolo di ieri degli economisti Giavassi e Alesina (di cui abbiamo discusso nell'articolo sulla Questione femminile ), Maria Silvia Sacchi fa un bellissimo articolo presentando l’agenda delle donne per le donne, sostenuta da molte associazioni femminili che da anni lavorano sul tema.
Eccone i titoli
1. detassazione per le attività di cura,
2. incentivi fiscali,
3. congedi di paternità obbligatori “significativi” almeno 3 mesi,
4. servizi per l’infanzia, la disabilità e la vecchiaia,
5. quote di genere a tutti i livelli della società,
6. un’organizzazione del lavoro meno rigida,
7. interventi sulla scuola e sui media per abbattere gli stereotipi,
8. tempo pieno nelle scuole non solo alle elementari,
9. modalità di selezione “neutre” per assunzioni e percorsi di carriera,
10. il tribunale delle donne.
Le proposte arrivano dal Centro studi di Banca d’Italia, e da associazioni come fondazione Belisario, Valore D, Progetto donna e futuro e da esperte come Chiara Saraceno, Paola Profeta e Susanna Stefani e via dicendo. Certo questa è un’agenda che possiamo sottoscrivere anche noi donne del sindacato. I temi proposti sono quelli che ci vedono da sempre impegnate, con un impegno costante a tutti i livelli dell’organizzazione. Ma la domanda che mi faccio, perché le cose non vanno avanti, o meglio si muovono molto lentamente, non si riesce a “sfondare”, quando tutti gli indicatori, economici e sociali indicano che questa è la sola via d’uscita per far uscire dalla crisi il nostro Paese?
Forse, secondo me, è perché per realizzare questa piattaforma, non è sufficiente leggerla con l’occhio della convenienza economica, per uscire dalla crisi, cosa sacrosanta, secondo me la sua realizzazione non può essere disgiunta da un dibattito forte sulla cultura sulle donne nel nostro Paese. E’ necessario, per realizzarla, affiancarle un lavoro che permetta di fare un salto culturale che purtroppo a tutt’oggi non c’è.
E' QUESTIONE DI CULTURA
Infatti finché, sempre, come riporta il Corriere di oggi, il procuratore di Bergamo che rappresenta lo Stato, invita le donne a non uscire da sole di sera, significa che l’arretratezza culturale nei confronti delle donne non è solo relegata ad atteggiamenti personali di qualcuno, ma che il non riconoscimento del diritto di parità sociale è annidato anche nelle istituzioni, pertanto la “nostra” agenda delle donne per le donne fa fatica ad essere attuata, non perchè le donne non sono pronte, ma perché non sono pronti gli uomini ad accogliere nella nostra società una donna in parità sociale e credetemi se non arriviamo li non riusciremo mai ad essere pari nel lavoro ed avere una società accogliente per le donne.