I danni provocati dalla mentalità retrograda della "donna come angelo del focolare". Proviamo a discuterne su queste pagine...
Il Corriere della Sera del 15 gennaio ha posto la questione femminile come cardine per lo sviluppo della società e del paese. La scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro, nonostante siano più brave a scuola e più brave in molti altri campi, secondo gli economisti Albero Alesina e Francesco Giavazzi, ma non solo, genera una colossale perdita economica in Italia per lo sviluppo del Paese. La partecipazione alla forza lavoro delle donne è tra le più basse tra tutti i paesi Ocse e la più bassa tra tutti i paesi europei. Nel 2011 solo 52 donne su 100, tra i 15 e i 64 anni, lavoravano o cercavano un lavoro. Ciò dipende dalla cultura italiana, dove la donna è vista come angelo del focolare e l’uomo come produttore di reddito. Questa mentalità fa si che la donna rimanga a casa a fare la casalinga e la mamma.
Infatti, da uno studio recente si è visto che nelle mura domestiche la donna lavori 6,7 ore al giorno rispetto alle 3 ore dell’uomo. Un altro retaggio culturale è dato dal fatto che nonostante l’esistenza di asili nido, la donna preferisca accudire lei stessa ai propri figli. Ciò determina l’abbandono del posto del lavoro immediatamente dopo la nascita del figlio. Questo potrebbe far pensare a un alto tasso di natalità nel nostro Paese, invece non è così. La fertilità è molto più alta in Svezia, dove quasi tutte le donne lavorano rispetto che in Italia. La scarsa partecipazione del capitale umano femminile è dovuto anche dal fatto che al momento degli scatti di carriera le aziende preferiscano gli uomini. Ciò è dovuto dal fatto che le aziende sanno che in caso di conflitto fra le esigenze famigliari e quelle aziendali, gli uomini sceglieranno le esigenze aziendali al contrario delle donne.
TANTI I TEMI SU CUI DISCUTERE
Di conseguenza, per sfruttare al meglio questo capitale occorre che il prossimo governo metta al centro del suo programma la questione femminile.
Tra le proposte già fatte ci sono la detassazione del lavoro femminile e la creazione di un part– time, sia per uomini che per donne, più flessibile, in modo da facilitare la gestione famigliare anche se in questo caso c’è il rischio del consolidamento dei ruoli all’interno della famiglia. Su questi temi vogliamo aprire un dibattito nella nostra pagina d
i
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con tutte le donne del sindacato. Vi invitamo pertanto a mandarci i vostri scritti.