De Andrè li ha ispirati, Maradona li ha lanciati. Il trio emergente è alla prima prova ufficiale con "Bisogno di una notte di mezza estate". In programma concerti acustici.
Quando si sono esibiti a settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni si è capito che hanno una marcia in più. Sono il trio La Linea del Pane, un ensemble milanese che da pochi mesi si sta distinguendo nel panorama degli emergenti in città. Ora sono lanciati per il mercato ufficiale con un brano, registrato da Roberto Rizzi dei Guarentigia, che si chiama Bisogno di una notte di mezza estate (che si può ascoltare gratuitamente s www.facebook.com/lalineadelpane e http://soundcloud.com/la-linea-del-pane/bisogno-di-una-notte-di-mezza-estate)
che è abbinato a un fumetto su Maradona edito da BeccoGiallo. «Sono amico di Paolo Castaldi» ci dice il cantante del gruppo, Teo Manzo «che è un graphic novelist napoletano di grande talento. La canzone che ho scritto per il suo nuovo libro prende a pretesto la storia del Pibe de Oro per parlare dell’arte, degli artisti meglio, e del loro ormai logoro rapporto con il pubblico, piccolo o grande che sia».
Con Teo, che per un caso interessante è nato nel 1987, proprio l'anno dello storico scudetto di Maradona al Napoli, nella band milita un altro 25enne, Marco Citroni, bassista e un 17enne Kevin Every (batteria). Dopo il buon riscontro della canzone, ora stanno pensando di fare il salto con un disco proprio: «Diversi nostri brani a cui stiamo lavorando in questi mesi trattano, tra le altre cose, di argomenti inerenti al racconto, alla realtà dei nostri tempi. Ce n'è uno che si chiama Urlo di Ismaele , parla di immigrazione ed è un riferimento biblico al figlio illegittimo di Abramo che viene cacciato». Strano constatare che a 25 anni si può fare un percorso di spessore e rinunciare alle baldorie da intrattenimento. Manzo, che scrive tutti i testi, non sembra stupito da questa considerazione: «Parlo dei temi che sono cari alla mia mia formazione, alla mia famiglia, la storia politica, quello che penso è che non c’è bisogno di avere una canzone politica esplicita, c’è bisogno di una canzone poetica ma senza un messaggioesplicito, deve essere chiaro ma non è esplicito».
INFLUENZE - Il tipo di pubblico che segue la giovane band «è quello che non trova risposte da altre parti, anche se è ancora presto per fare un identikit dell'ascoltatore de La Linea del Pane» dice Manzo. Ispirato da De Andrè e da tutto il caantautorato italiano dice già di aver fatto tesoro delle impressioni che la sua musica suscita nei primi concerti: «Ci dicono che ricordo anche Claudio Lolli, ma tutte le volte che ci presentiamo a un nuovo pubblico capiamo di non rientrare in un genere mi piace non essere etichettato». E il coraggio non manca al trio: «Faremo un disco che vorrei chiamare Utopia dell'Autopsia, dove metteremo i nostri temi cari, dall'arte al concetto di fine, che è un aspetto della vita dei nostri giorni che mi piace sviscerare. Accettare la fine delle cose per aver nuovo slancio. C’è spazio per la poesia nella canzone moderna, non credo che per emergere bisogna per forza assecondare il gusto del pubblico ma pretendere di crearlo». E con un nome che ricorda la locuzione inglese "soglia di povertà", La Linea del Pane punta a essere riconoscibile ai più attenti oltre i ritornelli facili: «In questa fase di crisi economica sentiamo di essere vicini alla chiusura di un ciclo. Siamo i cantori della fine per ricominciare. A 25 anni è più facile ricominciare ma a 35 se hai appena avuto il primo figlio e hai da poco perso il lavoro è molto difficile. Nonostante questo credo che sia possiile trovare le chiavi giuste per cavarsela, non con la passività, non lamentandosi perché lo stato non va. Bisogna saper vivere senza una balia altrimenti l’individuo non è libero. La crisi agli occhi dei 20enni è già manifesta ma ti fortifica e uno di 20 anni se la deve cavare».