Il cantante in Italia per presentare Papitwo. A sorpresa la svolta “social”: «Bisogna resettare il sistema».
Torna in Italia e la trova smarrita, proprio come la sua Spagna. Miguel Bosè, il divo pop che negli anni 80 conquistò le teenager di tutto il mondo con una musica leggera e spensierata è diventato “padrino” degli indignados. «Sono stato accanto a chi protestava a Madrid nei mesi scorsi, ho cercato di capire e di dare il mio contributo. La mia idea è che non si può essere solo romanticamente arrabbiati. Se si vuole cambiare il sistema, e il sistema va resettato completamente, bisogna farlo entrando in esso. Ci si deve riappropriare dello Stato, perché lo Stato siamo noi cittadini. La politica corrotta fa male e non c’è differenza tra Spagna e Italia. Stiamo tutti soffrendo in questo periodo, solo che in Spagna c’è una repressione degna dell’ultimo franchismo». A sorpresa il cantante ha poi continuato la sua esternazione politica durante la presentazione del nuovo disco di duetti, Papitwo, che lo vede anche al microfono con Penelope Cruz e Tiziano Ferro. «In Spagna c’è la storiella di Picaro, che è il servo furbo che ruba al padrone e se ne vanta. Non vorrei che la cattiva gestione dei governi attuali facesse passare per buono chi ruba. È pericoloso».
Parlando del suo nuovo progetto, Bosè ha anche detto che è tempo per gli artisti di essere molto generosi col proprio pubblico: «Se chiedi alla gente di venirti a vedere dal vivo, con tutto quello che si sente e con i costi che un’uscita serale comporta, devi dare tanto. E io mi sto guardando in giro per cercare la tecnologia più moderna e per fare uno show ancora più grande di quello dei Coldplay a Madrid questa estate. Il mio pubblico è ancora legato ai dischi fisici per questo le mie vendite sono sempre buone. Ma il concerto resta una festa collettiva».