A 19 anni raduna le folle come tanti suoi predecessori. Ma come suggerisce il titolo del suo disco, la musica che fa è "in contrasto" con quello che ci si aspetta da un ragazzino. Lo abbiamo incontrato.
«Quando sono arrivato c'erano 50 ragazze pronte ad aspettarmi. Credo fossero più pronte a saltarmi addosso che a dirmi "Come stai?"». Conor Maynard spiega così, con un misto di ironia e rassegnazione, il suo atterraggio a Linate la settimana scorsa. Era in città per lanciare il disco Contrast, che è il suo debutto nel mondo della musica ufficiale.
Ora si fa così: per cantare e farsi ascoltare ci si ingegna in casa con una telecamerina e si mette il video online. Poi se arrivano le visualizzazioni qualcuno se ne accorgerà. «Io ho iniziato a cantare da solo, per mia madre e qualche parente, non davanti a un pubblico vero ma su Youtube. Tornavo da scuola, registravo il pezzo e poi lo pubblicavo. Infatti il primo commento online me lo ha fatto proprio mia madre, che per sbaglio lo ha postato due volte». Sembra facile ma in realtà per arrivare a farsi ascoltare da qualcuno di importante la strada può essere lunga anche sul web. «Sono partito da Brighton, il mio paese natale sulle coste inglesi. Qualche ragazza mi aveva incoraggiato, dicendo che avevo una bella voce e ci ho provato. Ma ho preferito iniziare con le cover. Sentivo una canzone che mi piaceva e la riadattavo alle mie corde. Che ne so, un pezzo rock lo facevo diventare melodioso e pieno di violini. Poi ho fatto il rifacimento di Beautiful Monster di Ne-Yo e all'improvviso i contatti sono aumentati, centinaia di migliaia di persone mi hanno visto».
IL TALENTO NON GUASTA - Anche per orchestrare le cover ci vuole talento. E Conor lo aveva già da qualche anno dimostrato, visto che il produttore discografico del decennio, come lo ha chiamato la celebre rivista Usa Billboard, Pharrell Williams, lo voleva scritturare. «Ma io ho preferito aspettare e fare un po' di esperienza e lavorare su pezzi miei». Pensando alle sgomitate dei ragazzini che affollano i talent show, viene da sgranare gli occhi. E Maynard ha fatto bene ad aspettare perchè Contrast è un disco che prosegue idealmente la strada tracciata da Michael Jackson e Justin Timberlake, due che con i ritmi black si sono costruiti una carriera credibile, oltre che raramente eguagliata in termini di successo. «Ho voluto io chiamarlo Contrast perchè è un pugno in faccia a chi crede di ascoltare un ragazzino, c'è molto di più nella mia musica, c'è tutta la cura e l'ammirazione per i miei grandi idoli del passato e del presente». Idoli che sono specialmente radicati nella cultura black americana, però. «Lo so, ci sarà tempo per me che sono inglese di riconciliarmi con i generi che hanno fatto grande la musica britannica». Gli chiediamo dei Beatles, e qui Conor cade: «So che sono stati grandi e che hanno fatto impazzire il mondo, ma non ho avuto tempo di approfondire la loro musica». Poi con la prossima risposta si riprende: come si vede fra 10 anni? «Probabilmente a lavorare in un Mc Donald's». Non si è montato la testa.