L'Islanda è un'isola piccola, dove però si verificano fenomeni interessanti per la parità in politica...
Dell’Islanda spesso ci si dimentica. Lontana, piccola e poco popolosa (ha poco più di 300.000 abitanti: molti meno di un terzo della sola città di Milano), non è praticamente mai alla ribalta delle cronache internazionali (a parte la "rivoluzione silenziosa" che tra il 2010 e il 2011 ha portato gli islandesi a ribellarsi alle banche e a riscrivere la Carta Costituzionale... ). Eppure in Islanda si verificano spesso cose interessanti che meritano la nostra attenzione. Lo scorso 30 Giugno si sono svolte le elezioni presidenziali.
Nella tornata elettorale si è riconfermato per la quinta volta consecutiva il presidente uscente Ólafur Grímsson, 69 anni, ma oltre lui si presentavano altri 5 candidati. Di questi l’unica che ha avuto qualche chanche, ma che comunque si è fermata solo al 32% è Thóra Arnórsdóttir a cui va concesso l’onore delle armi. La presenza di una donna presidente non è una novità per l’isola.
Vigdís Finnbogadóttir, in carica dal 1980 al 1996, è stata la prima donna presidente al mondo eletta in una repubblica democratica. Da allora e fino ad oggi si è sempre confermato presidente Grímsson. La sua rielezione è stata messa a repentaglio solo da Thóra Arnórsdóttir. Thóra Arnórsdóttir ha 37 anni, una laurea in filosofia e ha studiato economia e politica internazionale nell’università statunitense Johns Hopkins di Baltimora nonchè a Bologna dove ha imparato la nostra lingua che parla molto bene. E’ un’affermata giornalista televisiva. Ma, come se non bastasse, è madre di sei figli, tre dei quali acquisiti perché figli avuti dal marito in una precedente relazione.
Ha svolto la sua campagna elettorale in piena gravidanza; a marzo, durante il settimo mese, ha raccolto le firme che le servivano per presentarsi alle elezioni. Thóra Arnórsdóttir ha proposto un messaggio molto chiaro rivolgendosi soprattutto ai giovani e alle donne. Ha detto: “L’uguaglianza di genere non ha solo a che fare con i diritti delle donne, ma anche con le scelte degli uomini nelle dinamiche familiari. Avere un figlio è la cosa più naturale del mondo, ma non significa smettere di vivere. Obama, Cameron e Sarkozy hanno assunto le loro funzioni pur essendo padri, per le madri è solo il periodo della gravidanza a porre dei limiti. Le donne devono puntare agli stessi incarichi di responsabilità degli uomini”. Ha anche detto: “Il ruolo di presidente deve rappresentare tutti gli islandesi, unire tutte le persone e favorire la stabilità e la fiducia che abbiamo perso nel disastro. Di più ancora, ha sostenuto di voler “proteggere e sostenere”, come una madre, i suoi concittadini.
E se fosse proprio quello di cui tutti abbiamo bisogno in un momento di crisi come questo? Forse servono proprio l’attenzione, la capacità di prendersi cura, e tutte le qualità di una buona madre dove la politica tradizionale ha fallito. In Italia, purtroppo, mai una donna è stata presidente della Repubblica o presidente del Consiglio. La presenza femminile, anzi, resta ancora molto bassa in politica, soprattutto di giovani donne come la candidata islandese. Eppure ne abbiamo fortemente bisogno se, come sostiene la blogger del magazine “Io donna”, Marina Terragni (e noi siamo d’accordo) i diritti “saranno consolidati e garantiti soltanto quando tante donne potranno decidere insieme agli uomini, che al momento continuano a decidere da soli per tutte e per tutti”.