LE DONNE AI POSTI DI COMANDO
La leadership femminile. Ossia, come faceva mia nonna

Forse c'è ancora bisogno di consigli perché le differenze di genere - almeno nel lavoro - si appiattiscano fino a sparire.

Nell'ultimo periodo è un fiorire di articoli (tv, giornali, rete) sulla ancora troppo scarsa presenza femminile nel mondo del lavoro italiano. Ultima in ordine di tempo  è arrivata  anche la relazione annuale di Bankitalia che dedica un intero capitolo all'argomento. I dati ormai sono noti e ribaditi in ogni circostanza: il numero di donne italiane che lavorano è ancora troppo basso, troppe sono le donne che lasciano il lavoro una volta diventate madri, mentre ancora troppo poche sono quelle che raggiungono le posizioni di vertice in tutti i settori.

Ma perché? Sicuramente molta responsabilità è da attribuire a politiche di walfare miopi e inadeguate che non consentono alle donne di gestire il tempo casa-lavoro in modo efficace. Ma c'è altro? Le donne forse sono meno brave, meno talentuose, meno capaci degli uomini? Mi piacerebbe poter dire che questa posizione è del tutto anacronistica tuttavia c'è ancora chi fortemente lo sostiene. "Le donne non sono in grado di gestire la competizione e lo stress come gli uomini". Per smontare questa tesi basterebbe ricordare che i migliori risultati nello sport italiano negli ultimi anni sono arrivati proprio dalle donne; un esempio per tutti la campionessa di nuoto Federica Pellegrini.

"Le donne non sono in grado di gestire un team perchè troppo umorali", "Le donne capo sono le  più cattive e meno empatiche con i loro colleghi". Beh, vengono scelte da uomini e spesso sono più maschili dei maschi. Ma quando io penso a un modello di leadership femminile, mi viene in mente qualcosa di molto diverso. La prima donna capo che mi viene in mente non è il mio capoufficio, donna anche lei, ma mia nonna. E' una provocazione, lo ammetto. Ma nemmeno troppo.

Mia nonna ha tirato su dieci figli con il solo guadagno del lavoro di mio nonno carrettiere. Mia nonna sarebbe stato un ottimo capo: sapeva gestire il team, sapeva motivarlo, sapeva valorizzare i talenti individuali, sapeva coinvolgere e, cosa che non guasta, sapeva gestire i soldi di casa. E vi assicuro che di stress da gestire ne aveva parecchio. Erano altri tempi, è vero, ma la capacità di mia nonna di far crescere tutti e dieci, di farli "rigare dritto" e di educarli sarebbe moderna ancora oggi. Da lei e da tutte le eccellenti donne capo che ho conosciuto ho imparato che per valorizzare il talento femminile bisogna crederci.

BISONGA FARE RETE

La rete sembra una cosa "moderna", inventata da qualcuno (di sicuro un uomo) in tempi recenti. Invece le donne da sempre lo sanno che se ci si dà una mano a vicenda è tutto più facile. Le nostre nonne facevano rete con le sorelle, con le vicine di casa. E' un luogo comune che le donne insieme non possano lavorare perchè si scannano. E' vero il contrario. E di esempi, nella società civile così come nello sport e nelle aziende, ce ne sono moltissimi. Noi donne cerchiamo di fare sempre tutto, di star dietro a tutto, di fare meglio tutto ma, nonostante la nostra buona volontà, la giornata di 24 ore e i mille ruoli che  ricopriamo, non sempre ce lo consentono. E allora? Allora a casa, come in ufficio, dobbiamo aiutarci, sostenerci, darci una mano.

E proporci. Come è accaduto a Genova  in occasione delle ultime elezioni amministrative. Le ragazze di "se non ora quando" hanno lanciato un sondaggio per consentire ai cittadini di proporre i nomi di donne di valore per il consiglio comunale. Sono arrivati moltissimi nominativi e il risultato ha dato loro ragione: la giunta di Genova è ad oggi una fra le più rosa d'Italia. O come facciamo noi sindacaliste nei coordinamenti, scambiandoci informazioni, dividendoci il lavoro, dandoci una mano.

"Ho un problema con un part-time in azienda. Da voi come lo avete risolto?". "Non ci concedono la flessibilità. A chi possiamo rivolgerci?". "Una collega ha il padre malato. A quale norma posso fare riferimento?". E così ci si aiuta a vicenda a crescere  umanamente e professionalmente.

DARE IL BUON ESEMPIO

Questo lo sa ogni madre eppure vale la pena ribadirlo perchè, se è scontato con i figli, sembra valere meno con i collaboratori. Un buon esempio di come si lavora al femminile è il modo migliore per aiutare un talento ad emergere. E' quello che in tempi moderni si definice "mentoring". Come si è detto, spesso i capi donna si comportano "da uomini" più degli uomini forse perchè da loro vengono scelti o forse perchè il modello maschile è l'unico che conoscono. Ma niente farebbe meglio alle donne che avere il coraggio di proporre modelli diversi, più inclusivi, da cui altre donne possano imparare.  Quindi abbandoniamo noi per prime, nei nostri luoghi di lavoro, i criteri di spartizione o di velinismo tipici di certi modelli in uso. Circondiamoci di donne capaci e non yes-women. Mostriamo noi per prime come si fa a individuare persone di qualità e valorizzarle.

COINVOLGERE GLI UOMINI

No, non voglio dimenticarli. Non credo che possiamo fare a meno di loro anzi sono convinta che solo la compartecipazione di tutti fornisca i migliori risultati. Insegniamo anche a loro che c'è un modo diverso di fare leadership, lavoriamo insieme in ufficio come a casa. Non aspettiamoci che ci spianino la strada perchè difficilmente lo faranno, ma possiamo farci conoscere e far consocere le nostre modalità. Capiranno che ci guadagnano anche loro. Insegniamolo ai nosti mariti/compagni/fidanzati e ai nostri figli, fin da piccoli, che certi stereotipi sono solo luoghi comuni.

Non voglio farla semplice. Non lo è. E lo dimostra il fatto che nonostante se ne parli tanto, i progressi sono ancora molto pochi e lenti. Ma segnali di ottimismo ci sono e vanno rafforzati. La strada è ancora lunga e tutta in salita ma bisogna pur partire e il contributo di ciascuna di noi è assolutamente necessario e irrinunciabile.

Per cui buon lavoro a tutte.

27/06/2012
Maddalena Acquaviti delegata FIBA Information Technology Fineco Bank S.p. - info@jobedi.it
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