Una riflessione a margine dell'incontro per la presentazione del libro "Il Quinto Stato. Storie di donne leggi e conquiste, dalla tutela alla democrazia paritaria" di Ileana Alesso ed. Franco Angeli
Questa volta l'occasione ci viene fornita dalla presentazione presso l'Università Bicocca di Milano del libro "Il Quinto Stato. Storie di donne leggi e conquiste, dalla tutela alla democrazia paritaria" di Ileana Alesso ed. Angeli. L'evento è promosso dal Centro Interdipartimentale per lo Studio dei Problemi di Genere che da anni è impegnato nella ricerca e nello studio delle tematiche di genere in tutte le sue espressioni.
Ileana Alesso, la scrittrice che presenta il suo libro, non è semplicemente un avvocato molto noto a Milano e Consigliera di Fiducia dell'Università Bicocca, ma è soprattutto componente del comitato Pari Opportunità dell'Ordine degli Avvocati di Milano.
LE CONQUISTE
Ci racconta il suo libro nato dalla voglia di ringraziare le donne che ci hanno precedute portandoci alle conquiste di cui godiamo ancora oggi, quelle donne che hanno perseguito l'ideale di una rivoluzione non ancora pienamente compiuta. Cita alcune di queste donne: Lidia Poet, la prima donna avvocato in Italia, o Rosanna Oliva che con un ricorso ha sfidato le regole dell'epoca che impedivano alle donne di partecipare ai concorsi in uffici pubblici ottenendo uno storico risultato con la sentenza n. 33 del 13 maggio 1960 della Corte Costituzionale. O ancora, Franca Viola che nel '65 ha rifiutato di sposare con un matrimonio riparatore l'uomo che l'aveva violentata, rapita e segregata.
Il libro parla quindi, in un excursus storico che percorre gli ultimi 100 anni, di diritti e norme accompagnandoli a racconti di vita con qualche nota biografica. Lo sguardo prettamente giuridico della scrittrice si concentra prevalentemente sul diritto del lavoro e su quello di famiglia, meno su quello penale. Si parte dal 1902 a Torino con il dipinto "Il quarto stato" di Pelizza da Volpedo. Di quel dipinto si ricorda soprattutto la donna in primo piano con il bambino in braccio. Ma nelle prime bozze quella donna non c'era. Lei arriverà vent'anni dopo con le prime leggi sul lavoro femminile. Il libro termina in tempi molto recenti ossia con la manifestazione dello scorso anno delle donne di "se non ora quando" a cui la stessa scrittrice ha preso parte.
POCA PREPARAZIONE TRA LE DONNE, PER LE DONNE
Naturalmente la presentazione del libro è l'occasione per parlare delle donne italiane e dell'anomalia che il nostro Paese rappresenta nel sistema europeo, quella anomalia che vede donne molto preparate ma ancora poco inserite nel mondo del lavoro, soprattutto in posizioni di vertice, e che si fanno ancora carico in modo quasi esclusivo del lavoro di cura. Ma è soprattutto l'occasione per ricordare come il coraggio di alcune donne ha portato conquiste di cui ora gode la collettività nella sua interezza. Queste conquiste hanno modificato la società nel suo insieme, non solo il mondo femminile.
Da qui si deve partire per chiedersi il movimento femminile in che direzione stia andando e verso quali risultati e obiettivi. Interessante è stato l'intervento finale dell'unico uomo presente, Alessio Miceli, presidente dell'Associazione Maschile Plurale che ha analizzato la questiona da un punto di vista maschile. Lui ha sostenuto che la difficoltà degli uomini ad accettare i nuovi spazi occupati dalle donne nasca innanzitutto da un problema di identità. Secoli di cultura dominante maschile si sono sedimentati in quello che si può considerare una sorta di inconscio collettivo che considera uomini e donne rinchiusi in ruoli ben definiti e non interscambiabili: l'uomo lavora e procaccia il cibo, la donna si occupa di casa e figli. L'uomo, però, su questi archetipi ha costruito la sua identità e adesso, vedendosi privato del ruolo che considerava a suo esclusivo appannaggio, sta mettendo in discussione tutta la sua identità maschile. Soprattutto considerato che non si è ancora appropriato di quelle caratteristiche tradizionalmente femminili come la capacità di prendersi cura degli altri e di esprimere liberamente la propria sensibilità. In pratica l’uomo si è sentito sottratto di qualcosa che gli apparteneva senza essere ancora riuscito a guadagnare qualcosa che riempia il vuoto determinato dall’assenza di quella che riteneva la propria peculiarità. Per cui anche gli uomini stanno percorrendo una strada tutta in salita. E se quella strada la percorressimo insieme, non sarebbe un vantaggio per tutti?
Condividiamo, quindi, con lui che solo quando riusciremo a liberarci da questi schemi e vivere liberamente e pienamente le nostre rispettive identità di uomini e donne, avremmo finalmente conquistato un livello superiore di civiltà di cui tutti potremmo godere.