Circa 190 posti a rischio a Milano. Gambarelli, Fim Cisl: “Senza una strategia industriale in Italia, le multinazionali scappano”.
Fujitsu Tecnology Solution ha annunciato un piano di riorganizzazione globale che prevede il declassamento dei Paesi del sud Europa, tra cui l'Italia. La decisione, anticipata nei mesi scorsi ai rappresentanti del Comitato aziendale europeo, è stata ufficializzata oggi. La presenza diretta di Fujitsu verrà concentrata nei Paesi considerati adatti a supportare la crescita dei Servizi, mentre negli altri avverrà una uscita graduale con passaggio al modello operativo indiretto, basato sulla rivendita di prodotti attraverso partner.
In attesa del dettaglio sulle ricadute locali, è abbastanza probabile che si vada verso la chiusura delle sedi italiane di Milano e Roma con il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti del Gruppo. A Milano (l’azienda ha sede presso il Centro Leoni, in via Spadolini), i posti a rischio sono circa 190.
"E’ l'ennesima dimostrazione che in assenza di una strategia industriale del sistema Paese – osserva il segretario generale della Fim Cisl milanese, Christian Gambarelli - le multinazionali, anche quelle tecnologiche come Fujitsu, scelgono di andarsene perché ritengono che il mercato italiano non sia più affidabile e credibile. E' tempo che si costituisca un tavolo generale di crisi per il rilancio degli investimenti e per salvaguardare la presenza delle grandi società e delle professionalità del nostro Paese".
Il processo di riorganizzazione inizierà il prossimo aprile e procederà gradualmente per fasi, con il management impegnato a concordare un piano di uscita che rispetti le esigenze ed i diritti dei dipendenti, dei clienti e dei partner: piano al momento tutto da definire.
Lo scorso dicembre, su pressione dei sindacati, si era già svolto un incontro interlocutorio presso il ministero dello Sviluppo economico, in cui però il management italiano non aveva saputo e voluto dare notizie certe.
A questo punto è stato proclamato lo stato di agitazione ed è stata chiesta l’immediata attivazione del tavolo di crisi presso il ministero. Mercoledì 6 marzo, dalle ore 10, si terrà un’assemblea presso la sede milanese, durante la quale verranno decise eventuali forme di mobilitazione.