Riunito a Brescia il Consiglio generale della Cisl Lombardia: la manovra economica del Governo non favorisce crescita e sviluppo.
Si è riunito oggi a Brescia il Consiglio generale della Cisl Lombardia: un’occasione per fare il punto della situazione sul difficile momento che sta attraversando il Paese sul piano economico e sociale e per ribadire le ragioni della manifestazione nazionale organizzata da Cgil, Cisl e Uil per sabato 9 febbraio a Roma.
A nome della Cisl milanese ha preso la parola il segretario generale, Carlo Gerla, che ha introdotto il suo discorso con una disamina sui dati economici più recenti (produzione industriale, occupazione, previsioni sul Pil, ordini…). Numeri preoccupanti, che evocano lo spettro della recessione.
Ecco alcuni stralci del suo intervento.
Mobilitazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil
“Con la manifestazione del 9 febbraio vogliamo mandare al Governo non un segnale di rottura, ma di protesta e di proposta. La manifestazione in piazza San Giovanni si deve distinguere da quelle dei partiti: non a caso è previsto un corteo, una modalità strettamente legata alla mobilitazione sindacale, ed è attesa una straordinaria partecipazione di lavoratori, pensionati e giovani. Le iniziative unitarie di mobilitazione che si sono svolte in questi mesi ci hanno consentito di recuperare il dialogo più diretto con la nostra gente, ma il cammino è ancora lungo. Il 9 febbraio non è il punto di arrivo, ma l’inizio di nuove iniziative”.
Manovra economica: il non coinvolgimento delle parti sociali
“Evidenziamo il mancato dibattito parlamentare e lo scarso coinvolgimento delle parti sociali nella definizione della manovra economica. Una scelta del tutto sbagliata, considerando l’importanza che ha il Parlamento italiano e il livello di rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil (oltre 13 milioni di lavoratori e pensionati) e delle altre parti sociali e di impresa. Non a caso il presidente Mattarella, durante il suo straordinario intervento alla Nazione di fine anno, ha rimarcato questi aspetti negativi, invitando il Governo a recuperare il confronto. Inoltre, il premier Conte ha disatteso l’impegno che aveva assunto con Cgil, Cisl e Uil per l’attivazione di tavoli tematici dedicati al lavoro e al sociale. Non ci accontentiamo di convocazioni improvvisate e a spot per giustificare il mancato dialogo o, ancor peggio, per chiedere di sospendere le nostre iniziative di mobilitazione”.
Crescita e sviluppo
“Per quanto riguarda i contenuti della manovra, ribadiamo che alcuni interventi sono accettabili, ma vogliamo fare emergere con forza quello che non condividiamo e quello che manca. Le risorse destinate alle misure promesse in campagna elettorale di Quota 100 e Reddito e Pensione di cittadinanza pesano enormemente sui conti pubblici e richiederanno interventi recessivi per finanziarle. Allo stesso modo preoccupa l’ipoteca che il Governo ha messo sulla clausola di salvaguardia per i prossimi anni per escludere l’aumento sull’Iva (qualcosa che si avvicina ai 50 miliardi di euro). Tutto ciò comporta un drastico ridimensionamento delle risorse dedicate alla crescita e allo sviluppo. Senza interventi legati alla crescita, allo sviluppo e al sostegno delle attività produttive non si crea lavoro. Con le normative di legge non si crea occupazione. E’ poi molto grave l’atteggiamento che assume il Governo sul blocco delle grandi opere: penso ai collegamenti di cui il Paese ha tanto bisogno, alla messa in sicurezza del territorio. Interventi necessari, che favorirebbero la crescita occupazionale. Non aiuta, poi, a creare lavoro il ridimensionamento delle risorse dedicate alla formazione 4.0 e all’alternanza scuola-lavoro”.
Previdenza
“Non condividiamo assolutamente la decisione del Governo di non riconoscere a tutti i pensionati l’adeguamento alla rivalutazione dell’assegno pensionistico. E’ del tutto strumentale e sbagliato dire, come ha affermato qualche autorevole rappresentante del Governo, che si tratta solo di pochi euro! Quello che invece si nega è il rispetto e il riconoscimento a persone che hanno contribuito per tutta la vita, attraverso il lavoro e la partecipazione contributiva, a costruire il Paese. Quota 100 può essere un punto di partenza, anche se mancano alcune garanzie sugli aspetti contributivi per le donne e su alcune aree di lavoro. Dovremmo chiedere con insistenza l’uscita anticipata per i lavoratori che maturano i 41 anni di contributi!!!”.
Reddito di cittadinanza
“Non è uno strumento valido per aumentare l’occupazione e contrastare la povertà. Servono politiche attive mirate all’accompagnamento al lavoro, incentivi alle aziende che assumono personale con forme di stabilizzazione e interventi dedicati alla formazione continua. Per sostenere azioni di contrasto alla povertà, bisognerebbe incrementare il fondo sul Reddito di inclusione sociale, che è già in essere e che appunto prevede interventi a favore delle persone indigenti e in molti casi le accompagna con un percorso di inclusione”.
Fisco
“Manca l’equità. La Flat tax diminuisce la pressione fiscale solo a una parte di cittadini, escludendo i lavoratori dipendenti: è un intervento iniquo, che si presta a estendere l’evasione fiscale e il lavoro nero. Dobbiamo chiedere non una generica revisione del sistema fiscale, ma in particolare la diminuzione della tassazione per i lavoratori dipendenti”.