Attivo unitario del sindacato confederale lombardo sulla riforma sanitaria regionale.Gerla, Cisl Milano: "La Giunta riprenda il confronto con le parti sociali".
Si è tenuto oggi a Milano l'attivo unitario di Cgil, Cisl, Uil Lombardia sulla riforma sanitaria regionale. L'intervento del segretario generale della Cisl milanese, Carlo Gerla.
La tutela della salute è l’unico diritto ad essere esplicitamente definito “fondamentale” dalla Costituzione, precisamente con l’art. 32, ma ad oggi è ancora un miraggio per tante, troppe, persone.
Noi vogliamo una società in cui la tutela della salute sia un diritto legato alla persona, un diritto riconosciuto a tutti, senza distinzioni di reddito, discriminazioni civili, sociali o culturali, e un bene della comunità.
Purtroppo ci sono situazioni molto diverse nei territori, tra Nord e Sud, e si registrano continue migrazioni di cittadini per curarsi: questo non è assolutamente accettabile. Bisogna ripartire dai bisogni delle persone, dalle esigenze dei territori e creare davvero un diritto alla salute che sia uguale e concreto per tutti.
Occorre rinnovare un patto per la salute nel nostro Paese.
Il sistema nazionale sanitario si trova in condizioni di grande difficoltà, anche a causa delle politiche economiche che hanno adottato i vari governi con le revisioni di spesa e i tagli lineari che hanno indebolito drasticamente il Servizio sanitario nazionale. Le stesse misure hanno inciso sugli aspetti finanziari, nei confronti del personale, negli adeguamenti tecnologici e strutturali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ci sono difficoltà di accesso ai servizi soprattutto per le categorie più deboli, una situazione, questa, che aggrava le già importanti condizioni di diseguaglianza sociali e territoriali.
Ma, nonostante tutto, con una minore spesa sanitaria (dati ultimo Rapporto OCSE) rispetto alla media pubblica pro-capite rapportata ai Paesi simili al nostro, siamo riusciti a garantire un miglioramento della salute. Questo risultato lo dobbiamo alle lavoratrici e ai lavoratori che con grande senso di responsabilità, con devozione e passione, svolgono quotidianamente il proprio lavoro. Non sempre in un contesto ideale, anzi il più delle volte in situazioni di disagio, con turni massacranti, con riduzioni del salario o in regime di precariato.
Pertanto, chiediamo un rilancio della sanità pubblica e universale, un adeguato finanziamento del Servizio sanitario nazionale, un nuovo equilibrio tra ospedali e servizi socio-sanitari nel territorio.
Anche per quanto riguarda la nostra realtà regionale e territoriale, nonostante i molti punti di eccellenza, da anni registriamo diverse criticità. Non sono ancora concretamente tangibili i cambiamenti legislativi e i contenuti previsti dagli ultimi accordi regionali. Per ora l’assetto dei servizi del territorio non è cambiato, registriamo solo una diminuzione del personale, una mancata riorganizzazione del sistema dei servizi e della presa in carico delle persone, in modo particolare quelle coinvolte da patologie croniche, salvo i “cartelli” con la nuova denominazione fuori dalle sedi territoriali.
Rispetto alla realtà territoriale milanese è giusto evidenziare una presenza molto significativa di strutture sanitarie private accreditate, a cui il cittadino spesso può accedere senza liste di attesa, con una organizzazione differente e a volte ad un prezzo di poco superiore a quello del pubblico. Per quanto riguarda la presa in carico dei cronici, a Milano e nel territorio metropolitano il numero di assistiti nell’ATS è di oltre 3 milioni e mezzo. Di questi, 1 su 3 è cronico: stiamo parlando di 1.153.454 persone, oltre 400.000 nella sola città di Milano. Il territorio della città metropolitana concentra quasi il 40% dei pazienti cronici presenti nell’intera regione. Ad inizio anno sono state spedite le famose lettere ai pazienti cronici, ma l’adesione alla presa in carico è stata bassissima, a Milano si è andati poco oltre il 6% contro l’8% della Lombardia, ma si parla pur sempre di numeri risicati.
Ora se si pensa che la metà dei pazienti che hanno aderito si è rivolta al medico di medicina generale è significativa la scarsa partecipazione di questa categoria al progetto di riordino del sistema sanitario regionale. In particolare, a Milano i medici di medicina generale che hanno aderito rappresentano il 32% del totale, i pediatri di libera scelta il 22%.
La presa in carico non può limitarsi solo con la spedizione di una fredda e confusa lettera agli interessati, bisognerebbe invece coinvolgere i soggetti che rappresentano i cittadini (parti sociali comprese) al fine di creare un sistema che accompagni la persona nella nuova modalità organizzativa.
Per quanto è di nostra competenza, a livello territoriale ci impegneremo a far attuare dalla ATS Città metropolitana di Milano i contenuti dell’accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali il 15 dicembre 2017, per confrontarci sull’applicazione della legge regionale 23 e il conseguente riordino sul territorio, sapendo che anche noi possiamo dare il nostro contributo.
Occorre pensare a un sistema sanitario lombardo che assicuri l’accesso e la fruibilità delle prestazioni, dobbiamo avere un sistema che sia universalistico e intoccabile e possa essere affiancato da una forma nuova di Mutualismo per dare risposte concrete alle persone.
Ritengo che l’iniziativa di oggi sia un punto di ripartenza dell’impegno delle confederazioni sindacali sul tema della sanità. Pertanto, dobbiamo chiedere alla Giunta della Regione Lombardia e al suo presidente di attivarsi per riprendere immediatamente il confronto con le parti sociali. Non possiamo permetterci di sprecare ulteriore tempo in discussioni ed elaborazioni fantasiose da parte della Regione, ma la invitiamo a applicare i contenuti dell’accordo siglato con i sindacati nel settembre 2014. Se non ci saranno riscontri rispetto alle nostre richieste decideremo di attivare iniziative di mobilitazione.