La Cisl ha ricordato a Legnano lo storico sindacalista, scomparso di recente. L'intervento del segretario generale milanese, Carlo Gerla.
Si è svolto a Legnano un convegno per ricordare la figura e l'attività sindacale di Pierre Carniti, "storico" leader della Cisl scomparso di recente. Di seguito il contributo del segretario generale della Cisl milanese, Carlo Gerla. In allegato il video curato da Labor Tv.
Carissimi, vi porto il saluto della segreteria generale della Cisl di Milano Metropoli e vi faccio un plauso per aver organizzato questo importante momento convegnistico in ricordo di Pierre Carniti.
Una figura straordinaria, che la Cisl di Milano e la Cisl legnanese hanno avuto l’opportunità e il piacere di conoscere e frequentare, apprezzandone le qualità e le capacità come persona e come sindacalista.
Di Pierre Carniti iniziai a sentirne parlare quando mi avvicinai alla Cisl negli anni ’84-’85 a Pavia; poi ebbi la possibilità di fare ulteriori approfondimenti nei periodi successivi, tra il 1986 e il 1887, frequentando il corso lungo per dirigenti al Centro studi di Firenze.
Pippo Morelli, allora direttore del Centro studi, in diverse occasioni ci raccontava i percorsi sindacali di Carniti, evidenziandone le straordinarie capacità contrattuali e intuitive sulle politiche sindacali e umane.
Pippo ci diceva che in quegli anni Carniti era stato il più tenace sostenitore dell’Accordo di San Valentino (sulla scala mobile) e che, nonostante il momento carico di tensione e preoccupazione per la Cisl e per il Paese, riusciva sempre a trasmettere ai lavoratori e ai dirigenti l’importanza della partecipazione e della condivisione nelle azioni sindacali, oltre a un forte senso di appartenenza alla Cisl.
Carniti è stato un grande dirigente e una guida morale e politica.
Un riformista lungimirante nelle proposte, ad esempio sulla riduzione dell’orario di lavoro: “Lavorare meno per lavorare tutti!”, uno slogan che oggi potrebbe tornare di forte attualità.
Ho letto con molta attenzione ed emozione la lettera che aveva inviato alcuni mesi fa al Centro studi in occasione della giornata annuale dedicata alla storiografia e alla cultura sindacale, nella quale emergeva in particolare l’attenzione rivolta ai giovani. In quella lettera c’era un aneddoto curioso che merita di essere menzionato, in cui descriveva le sue prime esperienze a Firenze.
“Di sera alcuni di noi, i più intraprendenti, scavalcavano l’alto cancello per andare giù a piedi a Firenze. Allora Saba mi chiamò e mi fece capire di essere preoccupato non tanto del fatto in sé, ma di quello che avrebbero potuto dire i vicini, perché scavalcando il cancello si dava scandalo. Nonostante non fossi tra quelli che andavano giù tutte le sere gli risposi dicendo: ‘Senta professore, facciamola breve. Se non vuole che scavalchiamo il cancello ci deve lasciare le chiavi, altrimenti significa che non ha fiducia in noi’. Saba ci pensò un attimo e poi mi mise in mano la chiave. Per lui era un buon compromesso, salvava le forme a cui tanto teneva e allo stesso tempo da quel momento noi eravamo in debito nei suoi confronti. Un primo rudimento di tecnica negoziale che mi sarebbe servito e di cui ho serbato buona memoria”.
Infine voglio ricordare, ma meriterebbe un’attenta lettura, la lettera che Carniti aveva inviato lo scorso ottobre a Cgil, Cisl e Uil, da cui emergeva la sua grande capacità di elaborazione e di pensiero. Per ragioni di tempo cito le ultime righe: “Si deve essere consapevoli che c’è una sola difficoltà davvero insuperabile: è la rassegnazione. Per scongiurare questo pericolo io resto un uomo della speranza”.