Il Festival della fotografia etica di Lodi (6-28 ottobre) ospita una "personale" di una bambina nigeriana di 5 anni che vive in una Casa di accoglienza. La photogallery.
Una bambina nigeriana di cinque anni, in fuga con la mamma dal suo Paese di origine, sarà fra gli autori protagonisti del Festival della fotografia etica che si tiene dal 6 al 28 ottobre a Lodi.
I suoi scatti, che saranno esposti al Museo della stampa, all’interno del programma del circuito Off dell’evento, raccontano la vita quotidiana in un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) per richiedenti asilo e rifugiati (lo stesso dove vive). Li ha catturati con un iPhone prestatogli dall’insegnante di italiano della mamma.
“Dada non è una fotografa – spiega la docente, Maddalena Camera, che ha anche lavorato per il progetto Labour Int -, ha scoperto la fotografia giocando con un telefonino. In casa sente parlare molte lingue diverse e non ne sa usare con sicurezza nessuna. Sembra invece essersi accorta che le immagini che cattura sono uno strumento di comunicazione universale e un modo immediato di mettersi in relazione con il mondo che le sta intorno”.
Labour Int è un progetto promosso dalla Cisl (con Anolf, il suo ufficio immigrazione) e dalla Fisascat Cisl milanesi (insieme agli altri sindacati confederali di categoria e agli enti bilaterali del commercio e a Confcommercio), che ha formato e insegnato un lavoro a 40 giovani (di cui 16 donne), fra rifugiati e richiedenti asilo (corsi di italiano e sulla Costituzione, percorsi formativi e stage per diventare pasticceri, meccanici, elettricisti).
"Labour Int – osserva il presidente di Anolf Cisl di Milano, Maurizio Bove - è la nostra risposta al decreto Salvini. L'illegalità si combatte soltanto costruendo un modello strutturato che, grazie alla sinergia tra sindacati, imprese e istituzioni e attraverso una formazione mirata e qualificata finalizzata all'inserimento lavorativo, accompagni i migranti dall'accoglienza all'integrazione. Insistere inutilmente nel chiudere le frontiere e negare il permesso di soggiorno a chi un lavoro già ce l'ha crea soltanto nuovi clandestini e arricchisce gli scafisti e quelli che lucrano sul nero, con buona pace delle aziende e delle famiglie che vorrebbero assumere regolarmente".
Concept della mostra
"Questo progetto nasce con un iPhone ridotto alla sola modalità fotografica, prestato a una bambina molto vivace per incanalare in un’attività creativa la sua esuberanza durante i corsi di lingua italiana per gli adulti del Centro di accoglienza in cui è ospite. Dopo qualche ora il telefono viene restituito pieno di fotografie tutte troppo sofisticate per essere solo il frutto di un uso casuale dello strumento. Nei giorni successivi Dada viene osservata di nascosto mentre prepara i suoi scatti: in alcuni casi è un vero e proprio allestimento di set fotografici, attraverso la selezione e lo spostamento di oggetti, in altri si assiste allo studio dell’ambiente circostante, alla scelta di una particolare inquadratura e posizione, che servono a rivelare il suo punto di vista su luoghi, persone e oggetti che sono parte della sua vita quotidiana. Quindi “Dada!” non è un progetto fotografico. L’allestimento pensato per questa mostra vuole rispecchiare la purezza e la casualità con cui si succedono soggetti, luci e colori così disomogenei tra loro. Attorno, alcuni oggetti ricreano la suggestione degli ambienti fermati dallo sguardo di Dada.
Sul materiale fotografico non è stato operato alcun intervento di selezione o di editing, la dimensione delle immagini simula quella dello schermo attraverso il quale la fotografa ha inquadrato la realtà e la disposizione degli scatti nell’ambiente della mostra invita il pubblico a una fruizione dinamica dello spazio e a un contatto quasi fisico con le fotografie."