Nel 2012, Philips scorpora una divisone in una nuova struttura organizzativa, nel 2013  crea  un ramo d’azienda e chiama WOOX Innovations il neonato contenitore, che resta al 100% di proprietà Philips e dove vengono spostate 40 persone.

Un anno dopo, nel 2014, Philips cede scatola e lavoratori a Gibson Brands: nasce così Gibson Innovations Italia la cui attività, comunque, consiste nella commercializzazione per il 90% di prodotti Philips con un business profittevole nell’audio, nell’home entertainment e negli accessori.

Dopo solo un anno dal passaggio di proprietà, il nuovo management internazionale comunica l’intenzione di una riorganizzazione globale.
Da quel momento la direzione si disinteressa totalmente della struttura italiana, assistendo senza batter ciglio al dimezzamento degli occupati e abbandonando segmenti di mercato molto rilevanti che vengono guadagnati velocemente dalla concorrenza.
I lavoratori non restano indifferenti alla situazione in atto e cercano più volte, invano, di avere risposte concrete da parte dell’azienda su un piano di rilancio al fine di tornare ad essere competitivi.

E veniamo ad oggi, ossia alla comunicazione della cessata attività dell’azienda e al conseguente licenziamento di tutti e 18 i lavoratori (di cui 15 donne).
E’ un film che abbiamo già visto: uno scorporo di ramo d’azienda lasciato a morire giusto per avere il pretesto per liberarsi dei lavoratori.
Esiste ancora la possibilità di trasformare i licenziamenti in cassa integrazione: è quello che chiediamo per avere il tempo di rilanciare l’azienda, tentativo in cui chiediamo anche a Philips, che ha avviato il meccanismo perverso, oltre che alle istituzioni, di farsi parte attiva.

Giovedì 25 gennaio, dalle 11 alle 14, si terrà uno sciopero con presidio davanti alla sede dell'azienda in via Melchiorre Gioia 8, a Milano.