EDITORIA
Tex e i suoi fratelli

I segreti del successo dei vecchi e dei nuovi personaggi della scuderia Bonelli. La casa editrice dei fumetti made in Italy

Tex, Zagor, Dylan Dog e ora il Commissario Ricciardi: dalla fantasia e dal talento degli autori e dei disegnatori della Sergio Bonelli Editore sono nati (e continuano a nascere) i più amati personaggi del fumetto italiano. Nel parliamo con il direttore editoriale, Michele Masiero.

Partiamo dalle origini. Com’è nata la casa editrice?

L’avventura comincia a Milano, agli inizi degli anni ’40, quando Gianluigi Bonelli, il futuro ideatore di Tex Willer, rileva una rivista che si chiama Audace, fondando poi una casa editrice con questo nome. Nel secondo dopoguerra la moglie Tea prende in mano le redini dell’impresa e fa nascere quello che è un po’ il mondo dell’editoria a fumetti in Italia. Sarà successivamente il figlio Sergio a raccogliere il testimone, fino a creare, negli anni ’80, la Sergio Bonelli Editore. È importante evidenziare come alle origini di un universo particolare, direi prevalentemente maschile come quello del fumetto, vi sia stata una donna, una imprenditrice coraggiosa.

Parliamo dei vostri personaggi.

Naturalmente il personaggio più importante è Tex Willer, che nel 2018 compirà 70 anni ed è ancora oggi il più venduto in edicola. Partito un po’ in sordina è esploso fra gli anni ’60 e ’70, diventando non soltanto un fumetto molto letto, ma anche un fenomeno di costume. Ma sono tantissimi i personaggi significativi usciti dalla casa editrice. Basti pensare a Zagor e Mister No, creati dallo stesso Sergio Bonelli, o a Martin Mystère e, per venire a tempi più recenti, a Dylan Dog. Altro grande successo: uscito alla fine degli anni ’80 e apprezzatissimo dai giovani, Dylan Dog ha un po’ rinnovato il pubblico dei fumetti, catturando le giovani generazioni.

Chi legge i fumetti Bonelli?

Il nostro lettore ha dai 9 ai 99 anni. Il fumetto Bonelli attraversa le generazioni, spesso c’è proprio un passaggio degli albi e della passione dai padri ai figli. All’inizio il pubblico è stato soprattutto maschile, ma con il tempo e con la nascita di nuovi personaggi come Dylan Dog, è fortemente cresciuta la componente  femminile.

Esistono dei generi nei fumetti?

Si, i nostri personaggi li hanno attraversati tutti: avventura pura, detection, noir, horror, fantascienza, fantasy… Agli inizi, penso agli anni ’50 e ’60, in Italia era prevalente l’ambientazione western: oggi di quell’epoca è rimasto quasi solo Tex. L’importante per noi, al di là del genere, è avere una riconoscibilità, una leggibilità, la cosiddetta “bonellianità”. Ovvero proporre storie non improvvisate, molto ben costruite e con un disegno sempre al massimo livello.

Come si realizza un albo?

Il fumetto nasce da un soggetto. Il soggettista, che di solito è anche lo sceneggiatore, propone un’idea. Se l’idea piace, si passa alla sceneggiatura, ovvero alla descrizione, vignetta per vignetta, con i relativi dialoghi, di quello che dovrà essere disegnato. Quindi tocca al disegnatore. I tempi del disegno sono lunghi, a volte ci vuole un anno per preparare un albo. Le pagine sono sempre disegnate a mano, anche se non necessariamente su carta: diversi collaboratori lavorano sulle tavolette grafiche. La sequenza è sempre questa: soggetto, sceneggiatura, disegno. Poi si passa al lettering, alla scrittura delle “paroline” all’interno dei balloon (le nuvolette, ndr.). La tavola (o pagina) “bonelliana” è composta da 5-6 vignette per cento pagine, 112 nel caso di Tex. Il tutto viene corretto e riletto più volte e poi mandato in stampa.

Adesso siete in libreria con una storia tratta da un romanzo di Maurizio De Giovanni: un giallo ambientato nella Napoli degli anni ’30.

I nostri fumetti sono in libreria da tempo, anche su licenza ad altri editori come Mondadori o Rizzoli. Da un paio d’anni, invece, pubblichiamo libri direttamente a marchio Bonelli. In quest’ottica abbiamo iniziato una collaborazione con Maurizio De Giovanni, per trasporre su fumetto il suo Commissario Ricciardi.  E’ stato un lavoro lungo perché abbiamo dovuto definire e realizzare graficamente i personaggi dei romanzi, che ogni lettore immagina a suo modo. Il primo titolo, “Il senso del dolore”, è ora in vendita con due formati diversi: uno da libreria e uno classico, come albo, da edicola. E’ un esperimento, ma i primi risultati sono molto positivi.

Il fumetto può essere definito una forma d’arte?

Il fumetto è un mezzo di comunicazione ed espressione, da sempre un po’ bistrattato, ingiustamente trattato come un prodotto di serie B. Sergio Bonelli ha passato l’intera vita professionale a restituirgli la dignità che invece merita, al pari della musica, del cinema, della letteratura, del teatro. Io direi che è arte, intrattenimento e alto artigianato.

15/01/2018
di Mauro Cereda
Twitter Facebook