LA LOMBARDIA E I NUOVI BISOGNI
Giovani e anziani sempre più fragili

Quella lombarda è una terra ancora dalle grandi opportunità, ma  dentro ad una società in forte evoluzione e con una qualità della vita spesso usurante. Servono politiche di sostegno alla famiglia, per molti giovani la possibilità di far figli resta una chimera: solo uno su dieci ci pensa

Precarizzazione e insicurezza sociale due parole che spesso ritornano rispetto all’istantanea scattata da Eupolis, l'Istituto di Ricerca di Regione Lombardia, in relazione ai nuovi bisogni che emergono dentro alla società lombarda. Un territorio dove sono ancora numerose le opportunità lavorative ma dentro al quale, specie tra i più giovani, l’aumento della  precarizzazione del lavoro, porta con sé preoccupazione per il futuro, e, quindi, l’impossibilità o quasi a metter su famiglia in modo stabile. Non si fanno più figli e si ha paura anche che si abbassi la qualità dei servizi soprattutto in campo assistenziale e sanitario. Un tema questo ricorrente, special modo, tra gli anziani, altra realtà fragile che l’Istituto di Ricerca regionale mette in luce attraverso questo studio presentato martedì 12 dicembre a Palazzo Pirelli.  Gli esiti della ricerca sono stati presentati dal Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, insieme ai Vice Presidenti Fabrizio Cecchetti e Sara Valmaggi  e al Consigliere Segretario Eugenio Casalino. Le maggiori riflessioni sono state indirizzate a quel quinto della popolazione lombarda che vive in situazioni di difficoltà. Molti di loro sono anziani. C’è poi il rovescio della medaglia rappresentato dalla crisi demografica: non si fanno più figli. Oggi ogni 150 anziani abbiamo 100 giovani, tra 30 anni il rapporto sarà di 250 a 100. C’è poi la questione, affatto secondaria, di quei giovani tra i 18 e i 34 anni che non studiano, né lavorano i cosiddetti 'Neet'. Sono il 14% in Lombardia. Un numero significativo che fa emergere come si debba fare ancora di più per quanto riguarda le politiche del lavoro e la formazione.  In Lombardia, c’è poi parecchio da fare sul fronte dei mezzi di trasporto pubblici. Solo il 37% della popolazione li utilizza, numeri parecchio inferiori rispetto agli standard delle principali regioni e aree urbanizzate d’Europa.  Lo studio di Eupolis si basa su rilevazioni compiute sulla popolazione lombarda giovanile e adulta e su approfondimenti qualitativi sviluppati tramite focus group articolati per territori. La ricerca  evidenzia come rispetto alle altre regioni italiane, la Lombardia ha mostrato più capacità di reazione dal basso alla crisi e presenta maggiori potenzialità di sviluppo. Nell’immaginario collettivo la Lombardia continua a essere vista come territorio delle opportunità: lavoro, formazione, studio, arricchimento culturale, tempo libero, viaggi, sport e divertimento. Qui tutto questo è considerato come più accessibile perché generato da un territorio “denso” e allineato come sviluppo alle forti regioni europee (con le quali sperimenta pressioni e cambiamenti comuni, tipici di una globalizzazione sempre più evidente). La marcia in più però costa: ed ecco il ritmo di vita più sostenuto, frenetico, impegnativo e sempre più caotico. Insomma, la Lombardia è  terra di opportunità ma è più “usurante”.

GLI ESITI DELLA RICERCA: I FOCUS

Un’organizzazione alla prova dei cambiamenti
La Lombardia è riconosciuta come Regione ben organizzata, dove le cose funzionano. Tuttavia aumenta la sensazione di quanti sono convinti che anche in Lombardia -per diversi motivi- sta diventando sempre più difficile  mantenere la qualità dei servizi e garantire la “ buona organizzazione ”.   Gli intervistati percepiscono una trasformazione della società, con un crescente indebolimento di quelli che erano gli elementi del tessuto connettivo psico-sociale tipici proprio della società lombarda (pur nel suo dinamismo) dal secondo dopoguerra a oggi. Significativa è la richiesta di un potenziamento dei meccanismi di regolazione e controllo sociale.  Sul tappeto c’è una più generale insicurezza sociale ed esistenziale, non solo legata ai risvolti più criminologici, ma come crescente preoccupazione per “ quando saremo anziani ” e per “ il futuro dei nostri figli ”.

La famiglia tiene, ma è senza figli
Il tasso di fecondità in Lombardia (1,44) è superiore a quello nazionale (1,35), ma inferiore a diversi altri Paesi europei. Se i “ propensi in generale ” ad avere figli sono circa il 60% degli intervistati, è altrettanto vero che coloro che stanno attivamente cercando mettere alla luce un figlio sono solo il 10%: solo un cittadino lombardo su 10 tra coloro che sono nelle condizioni di poterlo fare. Avere un figlio è non solo fonte di una grande gioia, ma anche di una serie di sacrifici, forse ancora più che economici, di tempo di vita e di energie personali. Senza una valida rete familiare e sociale di supporto, avere e far crescere un figlio per la quasi totalità degli intervistati è oggi una vera e propria sfida.
Lo studio di Eupolis evidenzia com e otto lombardi su dieci dichiarano di vivere con la propria famiglia : sono solo due su dieci coloro che vivono da soli, pari a circa un milione e mezzo, e tra questi il 13% dichiara di non frequentare nemmeno persone della propria età, se non raramente.
Il 15% della popolazione si occupa costantemente di un parente affetto da una malattia cronica o da disabilità e oltre il 50% di questi afferma di dedicare almeno due ore al giorno del proprio tempo per prestare loro assistenza. Esiste pertanto un quinto di persone o famiglie lombarde che vivono quotidianamente in presenza di problematiche di solitudine o di malattia cronica e di handicap, una percentuale che è in continua crescita. Emerge una richiesta elevata di servizi sanitari di prossimità, anche se le 7 visite all’anno dichiarate in media dai cittadini lombardi rappresentano un’offerta adeguata in grado di assicurare risposte soddisfacenti.

Giovani e lavoro, in aumento i Neet
Nei giovani da 18 a 34 anni il 62% dichiara di lavorare, mentre il 14% non studia e non lavora (Neet). Si tratta della metà del valore medio nazionale, ma più alto della Germania e dei Paesi scandinavi. Tra i Neet, quasi la metà (6,8% del numero complessivo) afferma di non essersi nemmeno mai impegnato nella ricerca di un lavoro dopo la fine degli studi.  Il volontariato e l’impegno politico interessano solo un’esigua minoranza della fascia giovanile lombarda, il primo indicato come principale attività dal 5%, il secondo dal 4%. Da rilevare anche il tasso di occupazione femminile: 57% contro una media UE al 64%.

Il rischio della perdita di identità
La società lombarda si autodescrive pertanto sempre di più come una società soggetta al rischio della solitudine e del crescente individualismo. Pur essendo abbastanza soddisfatti della propria vita sociale, gli intervistati percepiscono che è in atto una trasformazione della società, con un forte indebolimento di quelli che erano gli elementi del tessuto sociale tipici proprio della società lombarda dal secondo dopoguerra a oggi.
L’insicurezza sociale ed esistenziale a sua volta viene rafforzata dalla percezione di un crescente “ meticciamento culturale ”, dovuto all’intensità dei flussi migratori verso la nostra regione. Ci si interroga su come sarà possibile reggere sul lungo termine a questi continui arrivi e su quale tipo di identità culturale saremo in grado di sviluppare nei prossimi decenni.
Nei focus group è stata sottolineata la necessità che la Regione colga questo bisogno di ritrovare sicurezza e identità e supporti la società lombarda ad evolvere verso un modello multi-culturale che nei fatti è inevitabile, ma che non deve necessariamente significare anche perdita di identità e smarrimento dei propri valori.

Il ruolo delle politiche regionali
Favorire l’incontro tra bisogno di sicurezza e desiderio di integrazione: i cittadini chiedono una maggiore presenza e un’azione più incisiva da parte delle forze dell’ordine anche a livello di articolazioni periferiche (Comuni e Regione), come il potenziamento dei servizi di telesorveglianza.
Con particolare riferimento a specifiche iniziative future, i risultati dello studio di Eupolis evidenziano come le agevolazioni e l’integrazione tariffaria in relazione al trasporto pubblico possano avere ricadute positive sulla possibilità di riattivazione dei giovani che non studiano e non lavorano; la digitalizzazione , sia in relazione all’accesso ai servizi della PA, sia in relazione alla possibilità di lavoro a distanza, può a sua volta favorire la conciliazione tra lavoro e servizi di cura familiari con possibili ricadute positive anche in termini di scelte generative.
Il sentimento collettivo registrato nei focus group è in conclusione quello di una Lombardia che rimane il “motore dell’Italia”: è opinione diffusa che la Lombardia abbia le risorse per affrontare i problemi del presente e proiettarsi verso le sfide del futuro. Per fare questo, però, è necessario che l’istituzione regionale comprenda fino in fondo il ruolo storico che il presente le assegna: quello di rappresentare il giusto punto di equilibrio fra la “ grandezza ” dello Stato centrale e la “ scala ridotta ” delle comunità locali, anche rendendosi più accessibile, comunicando di più e meglio, facilitando al cittadino la ricerca delle opportunità offerte dalla Regione stessa e dagli altri enti territoriali. In sostanza la Regione deve sempre più rivendicare e affermare il suo ruolo indispensabile e imprescindibile di “ ente intermedio ”.

Le sfide aperte
Nei focus group è stata sottolineata la necessità che la Regione colga il bisogno di ritrovare sicurezza e identità e supporti la società lombarda ad evolvere verso un modello multi-culturale che nei fatti è inevitabile, ma che non deve necessariamente significare anche perdita di identità e smarrimento dei propri valori. La principale sfida su cui porre attenzione è sul fronte dell’invecchiamento della popolazione: affiora l’esigenza di rivedere le categorie utilizzate fino ad ora nella definizione delle politiche sociali. Una volta infatti la soglia entro la quale si generalizzava l’età della vecchiaia erano i 65 anni: oltre quella età si entrava in una fascia che non faceva distinzioni. Ma è un’omogeneizzazione che oggi appare superata. Gli over 65 infatti sono classificati  come “senior smart”: soggetti che si trovano nella fascia di età tra 65 e 75 anni sono in una condizione pienamente adulta ma, rispetto al passato, rivendicano ancora un ruolo attivo e incisivo sullo sviluppo della società lombarda.
Dove puntare l’attenzione? Un primo elenco deve sicuramente comprendere i seguenti campi: il potenziamento dei servizi sanitari, soprattutto della medicina di territorio, per far fronte anche alla domanda di socialità; interventi sui giovani affinché si superi la fase di precarizzazione del lavoro e al tempo stesso possano superare le difficoltà a costruire concretamente un percorso di vita; potenziare il trasporto pubblico locale e l’integrazione tariffaria;  avviare la digitalizzazione della PA; campagne di sensibilizzazione culturale per superare gli ostacoli della parità di genere; cura del territorio per preservarlo dall’eccessiva urbanizzazione; sviluppo di un’industria il più possibile “green”  e dunque potenziamento della mobilità leggera; favorire l’incontro tra bisogno di sicurezza e desiderio di immigrazione.

13/12/2017
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it
ALLEGATI
La situazione dei giovani intervistati compresi nella fascia 18-34 anni
Grafico propensione ad avere figli
Grafico tipologia del nucleo familiare
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