INTERVENTO
Lasciate stare il sindacato e pensate a fare buone leggi

Il segretario generale della Cisl interviene sul numero di ottobre di Job sull'ennesimo tentatitivo della politica d'interferire sulla vita delle organizzazioni sindacali, contraddicendo quanto sul tema stabilisce la Costituzione e omettendo le responsabilità dei partiti nelle scelte di politica economica e sociale.

La libertà sindacale è uno degli indicatori universalmente accettati di una moderna democrazia che ha bisogno del consenso e della partecipazione dei corpi sociali per garantire le esigenze di tutte le persone, a partire dai lavoratori, dai soggetti più deboli ed emarginati. Tutto il contrario di chi propugna un rapporto diretto tra la politica ed i cittadini senza la mediazione dei corpi sociali. L'opposto di chi vuole illudere i giovani promettendo sussidi e redditi senza lavoro, una cittadinanza senza doveri. Ecco perché è sbagliata  l’idea che la politica possa intervenire dall’alto in una logica dirigistica per riformare le espressioni della società civile a proprio piacimento o addirittura a propria immagine.

LA SFIDA DEL RINNOVAMENTO

Il sindacato, per quanto ci riguarda la Cisl, non ha sottovalutato la sfida di rinnovamento dell’economia e della società italiana. Basterebbe pensare ai migliaia di accordi che abbiamo firmato  in questi anni  ( spesso da soli e senza il sostegno della politica) per salvare l’occupazione e rilanciare la produzione di qualità di tante aziende, a partire dalla Fiat. Non c'è dubbio che nel sentimento generale la fiducia verso i sindacati sia in calo. Ma questo riguarda tutte le grandi organizzazioni, le istituzioni e soprattutto i partiti. Dieci anni di crisi hanno lasciato il segno: tra gli italiani c'è un profondo senso di solitudine, frustrazione, delusione per le tante promesse della politica. E nessuno crede più che la soluzione dei loro problemi possa arrivare in modo collettivo. La disintermediazione ed una certa campagna populista non hanno aiutato in questi anni a valorizzare il ruolo indispensabile dei corpi sociali nel governo delle società complesse. I giovani si sono sentiti dire che non potranno andare in pensione perché i loro nonni ci sono andati troppo presto. I disoccupati e i precari si sono sentiti dire che la colpa della loro situazione è di chi ha un lavoro con troppe tutele.

NELLE FABBRICHE LA FIDUCIA C’E’

Ma ci sono segnali in controtendenza. A chi parla di crisi di legittimazione del sindacato, di caduta della fiducia nelle organizzazioni sindacali, bisognerebbe ricordare che ogni qualvolta si vota nelle aziende pubbliche e private, la partecipazione dei lavoratori sfiora il 90 per cento e le liste di Cgil Cisl e Uil prendono più dell''80 per cento dei consensi. Le adesioni alla Cisl sono in crescita in molti settori come il terziario, i meccanici e l'agroalimentare. Le sedi sindacali nel territorio  sono un presidio di libertà associativa, una garanzia di tutela dei diritti fondamentali di una comunità. I nostri servizi, come i patronati, i centri fiscali, e tante altre strutture del sindacato, rappresentano  spesso l’unica risposta ai bisogni delle persone deboli e bisognose di assistenza gratuita.

STARE FRA LA GENTE

Per recuperare fiducia la chiave di tutto è stare in mezzo alle persone, favorire la partecipazione dei lavoratori. Questa è oggi la sfida del sindacato. Per questo è fondamentale cambiare il sistema contrattuale, puntando su una valorizzazione del livello aziendale e territoriale per alzare produttività, qualità e salari. Dobbiamo governare insieme alle imprese i processi di innovazione tecnologica, le politiche attive del lavoro, la ricollocazione dei lavoratori, la formazione. Ma per fare questo occorre passare da una visione antagonistica del conflitto sociale ad una posizione concertativa che anticipa le ragioni del conflitto nel negoziato. La partecipazione è la strada per arginare la crisi di rappresentanza del sindacato, rilanciando il protagonismo, soprattutto dei giovani delegati, nei luoghi di lavoro attraverso la contrattazione. L’efficacia della azione sindacale e di rappresentanza è possibile soltanto nella dimensione collettiva non individuale come invece teorizza qualcuno con una visione miope dell’ azione e del ruolo dei corpi intermedi. Lo strumento della partecipazione è anche la base e la garanzia di una vera democrazia, il modello economico vincente per poter contrastare le distorsioni della globalizzazione della produzione, dei mercati, della società. Ecco perché si tratta di far decollare un equilibrio di democrazia economica puntando su fondi pensione molto consistenti che, intervenendo nel capitale di impresa, possano condizionare le scelte dei gruppi manageriali. E’ una esperienza che ha avuto molta fortuna in altri paesi, ma noi siamo solo agli inizi, anche per effetto della scelta di aver imposto ai fondi una tassazione troppo elevata.

PARTECIPAZIONE

Se la politica vuole dare un contributo determinante al mondo del lavoro, approvi una legge di sostegno alla partecipazione organizzativa ed anche azionaria dei lavoratori (ci sono decine di progetti legge fermi nei cassetti del Parlamento) introducendo la presenza dei rappresentanti eletti dai lavoratori nelle sedi dove si decide il destino delle aziende, come avviene in Germania o negli Stati Uniti. In fondo era l’intuizione dei “padri” della Costituente che nell’articolo 46 scrissero: “ai fini dell’elevazione economica e sociale del lavoro ed in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende”. Questa sarebbe la vera svolta di democrazia economica che la Cisl auspica da tempo.

27/10/2017
di Annamaria Furlan - segretario generale Cisl
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