Editoriale di Carlo Gerla su "Il Giorno": "Ancora a rischio giovani e senior. Puntare su politiche attive e scuola".
Il 2016 ha registrato un segnale di ripresa per il lavoro a Milano. Rispetto al 2015, tra milanese, Brianza e lodigiano, gli occupati sono aumentati dell’1,8%, e la disoccupazione è calata del 7,6%. La situazione è migliore rispetto al resto d’Italia, ma non mancano le preoccupazioni. Questo è un territorio con una struttura multisettoriale (si va dal manifatturiero all’agroalimentare), che trova supporto in un efficiente comparto di servizi alle imprese. Qui si concentrano quasi 300mila aziende che occupano oltre un 1,7 milioni di persone.
Come sindacato, in questi anni difficili, abbiamo provato a tenere accesi i riflettori sui soggetti più esposti, contrattando, gestendo centinaia di vertenze aziendali, sottoscrivendo accordi con gli enti locali, al fine di smorzare gli effetti pesanti della crisi e sostenere le fasce vulnerabili. Oggi le categorie più a rischio sono i giovani e i lavoratori maturi.
Esistono già importanti misure a sostegno dell’occupazione, ma bisognerebbe attuare altre riforme, come quelle dell’apprendistato duale e dell’alternanza scuola-lavoro, o quella, importantissima e mai decollata (la “seconda gamba” del Jobs Act), sulle politiche attive, strumento fondamentale per non lasciare solo chi cerca il primo impiego o chi viene licenziato. Servono a poco gli sgravi contributivi alle assunzioni, anche per una situazione caratterizzata da bassa crescita. Il lavoro non lo si crea per legge, ma mettendo in atto politiche economiche concrete, accompagnate da efficaci misure di riqualificazione e ricollocamento.
Creare lavoro è la priorità. E’ necessario rilanciare gli investimenti, sia pubblici che privati, migliorare la qualità del lavoro con la formazione continua, finalizzando al meglio le risorse derivanti dai fondi professionali e dalla bilateralità. Bisogna puntare sulla contrattazione, come leva per rispondere all’evoluzione delle competenze richieste da un mercato in rapida trasformazione. Occorre legare gli aumenti salariali alla maggiore produttività, alla qualità, a una nuova organizzazione del lavoro, alla partecipazione dei lavoratori. Ma tocca anche al Governo accompagnare il percorso con un “Patto sociale” per la crescita, coinvolgendo i soggetti responsabili, di fronte a obiettivi chiari e condivisi. Questa è la nostra sfida.