Presentato il rapporto "Lavoro a Milano 2017". Gli occupati sono aumentati dell’1,8% nell’area tra milanese, Brianza e lodigiano, ma i problemi non sono tutti alle spalle. Cresce l'interesse delle imprese verso il welfare.
A Milano e in Lombardia il mercato del lavoro sta riprendendo forza, anche se i problemi non sono (tutti) alle spalle. Rispetto all’anno precedente, nel 2016 gli occupati sono aumentati dell’1,8% nell’area tra milanese, Brianza e lodigiano, e dell’1,7% nella regione. A trascinare la ripresa è stata l’occupazione a tempo indeterminato. A rivelarlo è il rapporto annuale (“Il lavoro a Milano”) realizzato da Assolombarda, Cgil, Cisl e Uil, presentato ieri nella sede dell’associazione industriale. A calare, per il secondo anno consecutivo, è anche la disoccupazione. Milano e la Lombardia fanno meglio del resto del Paese registrando, rispettivamente, un -7,6% e un -4,9% di disoccupati, a fronte del -0,7% nazionale. Il tasso di disoccupazione, pur rimanendo troppo elevato, è sceso in particolare nella fascia 15-24 anni (-5,4% in Italia e -6,9% in Lombardia). Inoltre, si è ridotto il numero dei Neet: i giovani che non studiano e non lavorano sono diminuiti di quasi 20mila in Lombardia (-11,1%) e circa 100mila in Italia (-7,7%).
“La ricerca mostra dei segnali positivi – ha affermato il segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni -; la situazione nel milanese è migliore che nel resto d’Italia, ma non può essere una consolazione, anche perché i competitors europei viaggiano più velocemente. In realtà, la crisi non ha esaurito i suoi effetti: giovani e over 50 sono quelli che soffrono di più. Per sostenerli nella ricerca di un impiego o di una ricollocazione, bisogna puntare sul potenziamento del canale dell’alternanza scuola-lavoro e delle politiche attive per il lavoro: due strumenti importanti, da implementare meglio”.
Le zone oggetto del rapporto hanno superato la quota di occupati del 2008, l’Italia non ancora. Il buon andamento del 2016 non basta, però, a ridurre il gap con l’Europa. Le regioni tedesche (Bayern e Baden Württemberg) sono ulteriormente cresciute durante la crisi scavando un solco che ormai supera i 10 punti percentuali. La stessa Cataluňa, unico tra i motori d’Europa attualmente indietro, recupera terreno e cresce al doppio del ritmo di Milano e della Lombardia.
“Milano e la Lombardia guidano la crescita del mercato del lavoro – ha sottolineato il vicepresidente di Assolombarda, Mauro Chiassarini -; un risultato che lascia intendere la stretta correlazione tra crescita economica e sviluppo dell’occupazione. Ora occorre che un territorio importante come quello costituito da milanese, Brianza e lodigiano, dove sono attive 380mila imprese che danno lavoro ad oltre 2 milioni di addetti, recuperi il divario con i motori d’Europa. Abbiamo le carte in regola per riuscirci: il Pil di quest’area è già tornato al di sopra del livello pre-crisi, con un +1,2%”.
L’edizione 2017 del rapporto (11°) ha realizzato un focus sul welfare, inteso come insieme di benefit, servizi e misure che le aziende rendono disponibili ai propri dipendenti per migliorarne la vita privata e lavorativa. Anche grazie alle agevolazione previste dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017, sempre più imprese affiancano alla retribuzione strumenti non monetari per perseguire obiettivi di fidelizzazione e motivazione.
“Apprezziamo l’interesse delle imprese per il welfare – ha aggiunto Galvagni -, che deve però essere contrattato, per rendere più efficaci i processi produttivi e coinvolgere i lavoratori. Bisogna anche favorire la contrattazione territoriale, per includere le realtà piccole e medie, oggi molto attive nella rete dell'indotto, e il sistema delle cooperative”.
Tra le aziende associate ad Assolombarda, nel 2016, quasi 3 su 10 (27%) hanno già adottato iniziative di welfare, mentre il 32% pensa di farlo. Tra le misure più diffuse e più gradite: buoni pasto, mensa aziendale, assistenza sanitaria e previdenza integrativa, flessibilità oraria, smartworking.