Editoriale del segretario della Cisl, Carlo Gerla, sul quotidiano "Il Giorno".
E’ bastato che venisse fissata la data del referendum promosso dalla Cgil per convincere governo e maggioranza ad abolire i voucher. Il decreto legge 25, entrato in vigore il 17 marzo, ha infatti abrogato con effetto immediato la disciplina del “lavoro accessorio”. Una scelta che riteniamo sbagliata. Molti, fra i riformisti, a cominciare dalla Cisl, chiedevano la revisione dei voucher, restringendone le modalità e gli ambiti di utilizzo, per sottrarli a possibili abusi che si sono, effettivamente, verificati, come non abbiamo mai mancato di sottolineare.
Revisione, però, non abolizione, perché eravamo convinti che questo strumento potesse rispondere ad alcune esigenze particolari del mercato del lavoro, riducendo le prestazioni in “nero”. Invece, si è deciso di sacrificare tutto sull’altare delle ragioni della politica e dell’ideologia. E’ indubbio che c’è stato un uso distorto dei voucher, ma - come avevamo suggerito -, per farli funzionare correttamente sarebbe bastato vincolarli esclusivamente ai lavori occasioni e ai servizi alle famiglie, impedendone l’impiego nell’industria, in edilizia e in agricoltura.
Non è un caso che nel 2008, prima che venissero “allargate le maglie”, se ne vendettero 500 mila, enormemente meno dei 136 milioni del 2016. Insomma, sarebbe stato sufficiente tornare allo spirito originario con il quale erano stati pensati dalla Legge Biagi.
Adesso mi vengono spontanee alcune domande: il Governo come crede di regolamentare quelle forme di lavoro saltuario (penso, ad esempio, ai giovani che consegnano le pizze; alle baby sitter e alle domestiche che aiutano una famiglia per poche ore alla settimana…) che senza i voucher sono destinate a tornare al “sommerso”? Si illude davvero che possano rientrare in qualche forma di lavoro subordinato? E ancora: questa marcia indietro improvvisa può fare prevedere un ripensamento a 360° dell’intero assetto del Jobs Act, articolo 18 compreso?
Il provvedimento ci ha molto sorpresi e confligge fortemente con l’impronta riformista che il Governo ha più volte annunciato, anche con toni roboanti, di voler dare alla propria azione. Appena il 26 gennaio scorso, il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, durante l’audizione con i sindacati sui voucher, aveva condiviso l’esigenza di riportare il tutto allo spirito della Legge Biagi. Cos’è successo da allora?
Carlo Gerla
Segretario Cisl Milano Metropoli