MOBILITAZIONE GENERALE
Carapelli Inveruno: la protesta dei lavoratori contro 98 licenziamenti

Video: il corteo e a seguire il Consiglio comunale straordinario. "Non ci arrendiamo, non vogliamo pagare per colpe di altri".

INVERUNO –  Novantotto posti di lavoro fortemente a rischio alla Carapelli a fronte  dei 136 impiegati complessivi all’interno dello stabilimento inverunese. Ma la crisi secondo quanto evidenziato questo pomeriggio durante la mobilitazione generale, si estenderebbe a tutto l’indotto superando così abbondantemente le 200 unità.

Una autentica doccia fredda, se si considera che la comunicazione è giunta ai lavoratori solo lo scorso 28 ottobre. “Una mancanza di trasparenza e  di rispetto per le persone inaccettabile – ha detto Claudia Riva delegata Fai Cisl della Rsu aziendale – perché in agosto ci avevano confermato che non c’erano problemi e solo un mese fa, pur a fronte di una situazione d’incertezza, i vertici della fabbrica ci avevano garantito che non ci sarebbe stato alcun taglio per l’occupazione”.

Diversamente, il Gruppo spagnolo Deoleo, proprietario dei marchi Carapelli, Sasso e Bertolli, ha annunciato alle segreterie nazionali e territoriali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil la chiusura del reparto produttivo dello stabilimento di Inveruno. “E’ qualcosa  d’inconcepibile – hanno ribadito le parti sociali – stiamo parlando di un gruppo che detiene tre brand conosciuti in tutto il mondo, un patrimonio incredibile”.  Il corteo è scattato attorno alle 16, i lavoratori  scortati dalle forze dell'ordine hanno attraversato il centro del paese per poi arrivare al cinema teatro parrocchiale dove si è svolto un Consiglio comunale aperto straordinario. Grande la partecipazione di tutto il mondo sindacale ma anche delle istituzioni a vari livelli.

“Purtroppo – ha ricordato Alessandro Marchesetti, segretario generale della Fai Cisl Milano Metropoli – la vicenda dell’olio venduto per extravergine ma che era solo vergine è tristemente nota”. Questa ha portato a multe salate, ma anche a pesanti perdite calcolate complessivamente in circa 600 milioni di euro. Le decisioni assunte dalla proprietà madrilena porterebbero a salvare solo gli impiegati (una trentina circa) ma togliendo di fatto ogni significato ad uno stabilimento aperto qui ad Inveruno, all’epoca con il marchio Belloli nel lontano 1919. Ma come detto, i sindacati sono pronti alla battaglia. “Una decisione assunta in via unilaterale che non ci piace assolutamente.  Faremo di tutto per mantenere la produttività di questo sito” ha garantito Marchesetti.  Al momento, l’imperativo è salvare l’occupazione. Non vengono prese in considerazioni opzioni secondarie.

“In subordine – ha aggiunto il segretario generale della Fai Cisl Milano Metropoli – possiamo pensare ad una riconversione del sito ma la vocazione produttiva dovrà rimanere inalterata”. Tutti credono nell’interlocuzione positiva con la politica. “E’ chiaro – ha proseguito il dirigente cislino – che qualora l’unica strada fosse quella della ricollocazione dei lavoratori in altre aziende del territorio dell’Alto Milanese, dietro incentivi regionali, la dovremmo prendere in esame. Ma per ora l’obiettivo è tenere aperta l’azienda”.

Che a detta di tutti ha grandi potenzialità.  Sempre la Rsu Claudia Riva ha ricordato come il lento decadimento sia iniziato dopo il 2009: “Già prima di questa crisi questo stabilimento ha subito quattro procedure di mobilità. Eppure, fino al 2009, ovvero, quando c’era la gestione di Unilever questa era una realtà  fiorente con carichi di lavoro grandemente superiori a quelli attuali. Qui ci sono fior di manager ben retribuiti che continuano a stare al loro posto, malgrado i loro errori. Non esiste che a pagare siano i lavoratori con le loro famiglie. Le istituzioni non ci devono abbandonare. Tener aperto questo sito, significa tener desta la speranza, perché qui c’è davvero tutto per far bene”.

“La priorità deve essere l’occupazione – ha commentato anche Beppe Oliva, segretario della Cisl Milano Metropoli da sempre attento alle problematiche della zona –, dobbiamo salvaguardarla. Non possiamo permetterci che anche questa azienda abbandoni un territorio come quello dell’Alto Milanese che ha già subito troppe perdite negli ultimi anni”.

Il Consiglio comunale straordinario si è concluso con una mozione d’impegno congiunta. “Siamo in stretto contatto con Regione Lombardia, il Ministero dello Sviluppo economico e quello dell’agricoltura” ha detto il sindaco Sara Bettinelli.

Le istituzioni, dal Governo alla Regione, hanno fatto quadrato. Numerosa la presenza dei sindaci dei centri della zona. Così come dei parlamentari con gli onorevoli Vinicio Peluffo e Mauro Mauri del PD, Luca Squeri di Forza Italia. E poi ancora i consiglieri regionali del territorio Fabrizio Cecchetti della Lega Nord e Carlo Borghetti del PD. Così come dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava.

"L'olio – ha concluso il sindaco Bettinelli – è un prodotto alimentare che ha fatto la storia del nostro Paese nel mondo. Adesso non è pensabile che sia rimasto solo il marchio italiano e tutto il resto venga portato altrove. Noi non ci stiamo”.

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04/11/2016
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it
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